Capitolo 9

35.6K 1.6K 57
                                    

Finalmente siamo a casa e, come temevo, Cindy mi ha costretta a comprare delle cose. Sembra strano, ma le ho trovate carine, ovviamente non adatte al mio modo di essere. Mi ha fatto prendere un vestito nero con degli strass sui fianchi, abbastanza corto e troppo scollato per i miei gusti. Ha insistito così tanto, dicendomi che avrei dovuto metterlo per il ballo di fine anno, anche se mancano ancora cinque mesi alla fine della scuola e poi non credo che ci andrò. Sotto ci ha abbinato delle scarpe nere col tacco, troppo alte. Infine, degli shorts di jeans che mettono in risalto il sedere e che non indosserò mai. Non me la sono sentita di rifiutare, visto il modo in cui mi elogiava e sorrideva soddisfatta. Nonostante tutto, mi è piaciuto abbastanza andare in giro con lei, mi sono sentita importante ed è stata una sensazione fantastica. Peccato che per Mark non lo sia. Adesso basta! Posso vivere benissimo senza la sua gentilezza, non ho bisogno che mi consideri importante. Pochi minuti dopo, io e Cindy veniamo distratte da un frastuono proveniente dal piano di sopra. Ci guardiamo preoccupate e senza pensarci oltre corriamo su per le scale. Arriviamo alla camera di Mark, senza alcun dubbio, il rumore proviene da lì. Apro la porta e vedo il suo laptop distrutto sulla moquette, la sedia della scrivania e la cornice che lo ritraeva insieme ai suoi genitori.

«Ma cos'hai che non va?» gli urla in faccia Cindy.

«È questa cazzo di famiglia a rendermi aggressivo.» sbraita e poi volta lo sguardo su di me, procurandomi un brivido.

Posso notare che ha gli occhi rossi, deve aver pianto e non riesco a non provare dispiacere. Ma cosa gli è successo?

«Cosa sta succedendo, qui?» chiede Bryan, appena arrivato nella stanza, poi guarda male suo figlio. «Mark, che cosa hai combinato?»

«Sono cazzi miei quello che faccio con le mie cose. Ora fuori di qui, tutti e tre!»

Perché è così arrabbiato e distrugge tutto quello che ha? Eppure, i suoi genitori gli vogliono molto bene, non gli fanno mancare nulla e se non fosse così stronzo anche io potrei volergliene.

«Adesso basta!» sbotta suo padre, che varca la soglia e con fare convinto stacca via la playstation dalla presa. «Questa la riavrai quando ti comporterai in modo civile!» ringhia verso suo figlio.

«Mi stai togliendo i passatempi?»

Ho paura che questi due possano prendersi a pugni, non c'era mai stata tutta questa tensione tra di loro. Mark ritorna a guardarmi e non so descrivere in che modo, so solo che ho di nuovo i brividi.

«Sei apatico e aggressivo, quando cambierai questi modi?» urla ancora Bryan.

Mark resta in silenzio, dopodiché afferra un'altra sedia e la scaraventa sulla moquette. Le cose si mettono male.

«Perché ti comporti così?» chiede Cindy, con tono triste.

Bryan ritorna in camera e porta via anche lo stereo.

«Cosa fai, non posso vivere senza musica.» si lamenta Mark.

«Allora studia il violino!» urla Bryan, uscendo dalla stanza arrabbiato nero e Cindy lo segue.

Resto immobile, fissando ancora l'espressione di Mark e notando il suo respiro affannoso. Poi, improvvisamente, mi da una spinta, fino a cacciarmi via dalla sua stanza. E ovviamente non può mancare la sbattuta di porta in faccia. Direi che è perfetto, no?

Idiota!

A cena nessuno dice una parola e Mark è seduto di fronte a me e continua a giocare con il cibo, con gli occhi persi nel vuoto. Vorrei tanto entrare nella sua testa e capire finalmente cosa gli prende. Se solo si confidasse con me, potrei aiutarlo. Lo so, sono un caso perso, mi preoccupo per chi non dovrei.

«Mark, tesoro, mangia qualcosa.» Cindy interrompe il silenzio.

«Hai sentito tua madre?» dice Bryan, ma Mark lo ignora completamente. «Mark, ti ho fatto una domanda!» sbotta.

Mark alza il suo sguardo gelido verso suo padre e risponde con tono irritato: «Sì, papà, l'ho sentita.» Senza rendermene conto, mi ritrovo i jeans zuppi d'acqua. «Ops, scusami tanto!» ride cattivo.

Che stronzo, l'ha fatto apposta a far cadere quel bicchiere.

«Perché l'hai fatto?» domando con le lacrime in gola.

«Fatti anche un bel pianto, adesso.»

«Basta!» urla Bryan, sbattendo una mano sul tavolo e spaventando tutti noi. «Chiedile immediatamente scusa!»

«Non ci penso nemmeno!»

«Mark, chiedi scusa a tua sorella!» aggiunge Cindy.

«Lei-non è-la mia-cazzo-di sorella!» urla, scandendo le parole una ad una.

Si alza e va via dalla cucina, lasciando entrambi stufi e sbigottiti, mentre io ho le lacrime agli occhi.

Mi alzo anche io e Cindy mi afferra per un polso. «Tesoro...»

«Per favore, lasciami andare.» le dico, con le lacrime che minacciano di scendere.

Annuisce lentamente e molla la presa. Raggiungo velocemente il piano di sopra, fino a chiudermi in bagno. Scivolo con la schiena lungo la porta, ritrovandomi seduta sul pavimento freddo, mentre lacrime amare bagnano il mio viso. Non finirà mai tutto questo, non riusciremo mai ad essere una vera famiglia. Mi dispiace, mi dispiace così tanto.

Un altro giorno di scuola è cominciato e questa mattina non avevo la forza di presentarmi, pensando alle cose brutte che mi accadranno. Ieri sera è stato davvero un brutto momento, non avevo mai visto Bryan e Mark litigare in quel modo e il peggio è che mi sento responsabile di tutto, anche se so benissimo che non è colpa mia, però non riesco a non pensare che se non ci fossi stata, lui non sarebbe com'è.

«Signorina Johnson, venga alla lavagna.» mi chiede il professore di matematica, risvegliandomi dai pensieri. Obbedisco e mi ritrovo a fissare l'espressione che ha appena scritto. Fortunatamente la trovo facile e la risolvo in un attimo. «Complimenti, signorina.» mi dice, imbarazzandomi un po'. «Prendete esempio da Emily!» si riferisce alla classe e qualcuno in fondo sbuffa scocciato.

Ritorno al mio posto e sento i lamenti dei miei compagni. Non capisco perché non sopportano il fatto che io sia più brava di tutti, non va a genio a nessuno. Che cosa irritante.

«Sei davvero un genio!» mi dice Tiffany, sottovoce.

«Grazie.» rispondo, abbassando lo sguardo sul banco e arrossendo.

La lezione è appena finita, dando spazio alla ricreazione. Non vedo più Tiffany, evidentemente sarà andata al bagno. Decido di fare lo stesso, uscendo dall'aula.

Tiffany non era nemmeno in bagno e lascio perdere la sua ricerca, intenta a ritornare in classe. Durante il tragitto incontro una faccia amica. Sam, poggiato al muro, con un libro tra le mani. È così carino quando legge. Be', lo è in ogni caso.

«Ehi, bella.» mi saluta, accortosi della mia presenza.

«Ciao, Sam.»

«Cosa fai in corridoio tutta sola?»

«Sono andata al bagno.» rispondo senza vergogna. «E tu, cosa leggi?»

«Ripeto la lezione di domani, ho un'interrogazione importante.»

«Capisco. Ti lascio ai tuoi studi allora.»

«Aspetta.» Mi blocco e lo guardo in attesa. «Ti va di pranzare insieme dopo la scuola?»

Come mai mi sta invitando a pranzo con lui? Se non fosse per il fatto che è gay salterei dalla gioia.

«Sì, con piacere.» accetto molto volentieri.

Mi fa piacere passare del tempo con lui, è così dolce e gentile.

«Perfetto! Ti aspetto all'uscita del liceo.»

Annuisco e ritorno in classe, notando immediatamente la mia amica al nostro banco. Dove si era cacciata?

Ti amo e ti odio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora