Capitolo 48

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Mi alzo di scatto e non so il perché. Il suo sguardo mi squadra dalla testa ai piedi, è da solo. Dove l'ha lasciata la sua ragazza?

«Mark?» pronuncio il suo nome, esattamente come lui ha fatto col mio.

Continua a fissarmi, magari vorrà dirmi qualcosa di carino? Certo, figuriamoci se Mark possa dire qualcosa di carino.

«Sei... cioè, sei diversa.»

Certo, sono truccata e vestita in modo elegante, idiota.

«Be', anche tu.»

«Quel vestito non è un po'... corto?»

«E allora?» chiedo acida.

D'un tratto, lo vedo allungare una mano sul mio fianco, senza distogliere lo sguardo da me. Si avvicina alle mie labbra e il mio cuore perde un battito. Cosa sta facendo, davanti a tutti, poi... Restiamo a fissarci ancora per pochi secondi, quando arriva Sam con le bibite.

«Ciao, Mark.» Mark si allontana immediatamente e lo guarda male, senza salutarlo va via. «Che caratteraccio.»

«Già.»

«Ti stava importunando?» chiede, mentre mi porge un bicchiere di coca.

«No, per mia fortuna.»

Bevo un sorso e poi tiro un lungo respiro. Stava davvero per baciarmi davanti a tutti?

«La tua amica ha trovato un ragazzo.» comincia a sghignazzare.

Tiffany è venuta al ballo da sola e ora è già in compagnia.

«Sì, lo immaginavo.»

«Allora, tua madre è ancora decisa sulla faccenda di te e Mark al campo estivo?»

«Non lo so, non me ne ha più parlato.»

«Allora ci avrà rinunciato, non credi?»

«Lo spero tanto, ma conoscendo Cindy, non credo proprio.»

Quando si mette qualcosa in testa è difficile che cambi idea, lo stesso vale per suo figlio, credo che abbia preso da lei questa testardaggine. Una volta Cindy mi raccontò che al liceo picchiò un ragazzo, mi fece ridere tantissimo.

«In ogni caso, sappi che io ci sarò, intendo per la partenza.»

«Certo, grazie.»

«Balliamo?»

«Sì.» Ci lanciamo in pista per la seconda volta, ma non è il solito lento, bensì un ballo pop, le solite canzoni che ascolta Mark. Comincio a muovermi, imitando i movimenti di Sam e questo ci fa molto ridere. Mentre ballo, scruto tra la folla e riesco ad intravedere Mark. Ashley gli sta avvinghiata come al solito e lui tiene una bottiglia di birra in una mano. Scommetto che è già ubriaco. Qualcuno mi da dei colpi sulla spalla, mi volto e vedo Jake. «Ciao.» lo saluto.

Sam mi guarda in modo confuso. Certo, lui non sa che io e Jake abbiamo risolto le nostre divergenze, o quasi.

«Sei stupenda.» dice Jake.

Ecco che il mio viso ritorna a prendere fuoco.

«Grazie.»

«Sam, posso rubartela per un ballo?»

«Be', chiedilo a lei.» risponde seccato.

Lo capisco, Jake è stato davvero viscido in passato.

«Ti va un ballo con me?» mi chiede. Annuisco e Sam ritorna a sedersi. Proprio in quel preciso istante, parte un lento e sono costretta ad abbracciarlo. «Che tempismo.» ironizza.

«Già...»

«Cosa farai dopo il liceo?» urla sopra la musica.

«Sono stata accettata alla Columbia.» dico fiera.

Mi guarda stupito e a bocca aperta.

«Non ci crederai ma anche io frequenterò la Columbia.»

«Complimenti.»

E così, anche Jake si è iscritto alla Columbia, questo vuol dire che dovrò vederlo spesso, non so se la cosa mi piace.

«Sì, manco lo avessi saputo.» ride.

Eh già, manco l'avesse saputo...

«Jake, devo andare alla toilette, aspettami al mio tavolo.»

«Oh, non posso, la mia accompagnatrice mi aspetta, grazie per il ballo.»

«Di nulla.»

Aveva già un'accompagnatrice e mi ha chiesto di ballare con lui? Ecco un altro che non capisco. Non ci pensare, questi ragazzi sono davvero strani. Già e pure troppo. Raggiungo i bagni e resto meravigliata, ci sono dei divanetti nell'antibagno, che carini. Ho i piedi che chiedono pietà, queste scarpe col tacco mi ammazzeranno. Mi siedo su uno dei divanetti bianchi, accavallo una gamba e cerco di sfilarmene una. Comincio a massaggiare la pianta del piede e provo un po' di sollievo. Chi ha inventato le scarpe col tacco? Dev'essere stato di sicuro un uomo. La porta dell'antibagno si apre e davanti a me appare chi non avrei voluto; Mark, ubriaco fradicio. I professori dovrebbero vietare l'alcol, visto che non abbiamo ancora l'età per bere, però hanno permesso solo birra, per premiarci, dire che non sono d'accordo sarebbe un eufemismo.

«Mark, va tutto bene?» chiedo preoccupata.

«Ti pare che vada tutto bene?» sbotta irritato. Ma perché perdo tempo con lui? Barcolla fino al divanetto di fianco al mio, si allenta la cravatta e sbottona qualche bottone della camicia nera. «Quest'aggeggio del cazzo mi sta soffocando.» si lamenta.

Non riesce a sfilare la cravatta.

«Ti do una mano?»

«Te la darei io una mano...» dice beffardo e con tono eccitato.

L'alcol gli ha fuso pure il cervello? Mi alzo e senza pensarci afferro la sua cravatta, sciolgo il nodo e la lascio scivolare via.

«Ecco.» Resta a fissarmi, ha gli occhi rossi e lo sguardo stanco, sembra un drogato, ma è comunque affascinante. Sei l'unica che riesce a vedere Mark affascinante, anche in questo stato. Sì, e allora? «Perché hai bevuto così tanto?»

«Mi stai giudicando?»

«No, ti ho solo chiesto perché hai bevuto.»

«Perché vuoi saperlo?»

«Voglio aiutarti.»

«Ma davvero? La santarellina del cazzo che vuole aiutarmi.»

«Vaffanculo!» sbotto e mi alzo per andare via.

Afferra il mio polso e la sorpresa mi fa inciampare addosso a lui.

«Non lasciarmi solo in questa merda.» dice a pochi centimetri dal mio viso.

«Non capisco...»

Deve stare davvero male se mi chiede di non lasciarlo solo.

«Non voglio che parti con Watson.»

Chi gli ha detto di me e Sam? Non l'ho ancora raccontato nemmeno a Cindy.

«Chi ti ha detto questa cosa?»

«Non è importante, non voglio che ci vai!»

Ora vuole impormi le sue regole?

«Smettila di darmi ordini!»

«E tu smettila di tormentarmi.» urla a fatica.

«Io... tormentarti? Ma sei pazzo?»

«Sì, Emy, sono pazzo.»

Mi afferra il viso tra le mani e mi bacia con foga.

Ti amo e ti odio!Where stories live. Discover now