Amanita

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Amanita non avrebbe saputo dire di preciso quanto tempo era passato dal suo arrivo nel labirinto. Qualche giorno sicuramente. Le pareti di roccia erano così spesse che non riusciva a sentire i movimenti dei nemici. Per la frustrazione, si mise a dare calci al muro.

- Oh, accidenti, questo non è per niente femminile-

La ragazza si voltò di scatto, lanciando il diario che aveva tra le mani. L'oggetto venne afferrato al volo da un uomo sulla trentina, con i capelli sale e pepe e un sorriso scaltro.

- Ermes!- esclamò Amanita.

- Sei solita lanciare oggetti alla gente?- s'informò il dio.

- No. Ma se la gente mi arriva alle spalle... un attimo, tu sei un dio. Tirami fuori da qui!-

- Non posso, sai che non posso-

Amanita alzò gli occhi al cielo.

- Ma certo, le imprese agli eroi, ovvero i lavoro sporchi- sbuffò.

Ermes osservò distrattamente il diario, poi lo posò a terra. Amanita ebbe l'impressione che sapesse il suo contenuto.

- Se non puoi aiutarmi, perché sei qui, allora?- gli domandò.

- Non ho detto che non posso aiutarti, ho detto che non posso schioccare le dite e farti uscire. Inoltre, hai un bel gruppo di semidei sulle tue tracce, li sto aiutando a trovare la strada giusta!-

L'espressione di Amanita cambiò e il suo viso s'illuminò.

- Oh, bene- disse, per poi scuotere il capo- no, mi correggo, carne da macello, pessimo!-

Il dio sorrise e si appoggiò ad una parete, con aria divertita.

- Affatto, fidati di me- le disse- ad ogni modo, un piccolo aiuto te lo posso dare. Ti devo un favore, un enorme favore-

Ripensando alla sua richiesta di aiutare l'anima di Luke a redimersi quando erano negli Inferi, Amanita fece un gesto noncurante con la mano. Lo aveva comunque fatto volentieri, non voleva essere ringraziata.

- Non importa, per una stupidaggine come quella negli Inferi!- disse.

- Non mi riferivo a quello, Amanita. Intendevo per essere riuscita ad amare Luke, questo è ciò che lo aiuta-

Invece di sentirsi lusingata, Amanita sospirò.

- Sto creando solo problemi, al momento- disse- dubito di dover essere ringraziata, invece di aiutarlo lo trascino in casini enormi!-

- No- fece subito Ermes- non capisci? Lui sta agendo come un eroe... solo grazie a te, al suo amore per te e al tuo per lui. Non sottovalutare il potere di un legame, Amanita-

Un po' a disagio, Amanita abbassò un istante lo sguardo. Quando rialzò gli occhi, Ermes era scomparso, ovviamente. Lasciò uscire un grugnito di disappunto, che razza di aiuto era quello? Certo, tante belle parole, ma non la aiutavano. Fu quando mosse un passo che capì. Il piede destro slittò in avanti e lei fece una capriola in aria, atterrando di colpo sul sedere. Scuotendo il capo, Amanita si ritrovò le scarpe alate ai piedi.

- Oh, grandioso- borbottò, sorridendo- maia!-

Le scarpe la sollevarono da terra, sbattendo le piccole ali bianche sui calcagni. Il labirinto sembrava aperto sulla sommità, forse avrebbe potuto guardare dall'alto. Volò più in su che potè, ma il buio era così fitto da non farle distinguere nulla.

- Va bene, questa è una maledizione senza fine- sbuffò, incrociando le braccia al petto- dove cavolo vado, ora?-

Mentre svolazzava in alto, ripensò alle parole di Ermes e si sentì di colpo incredibilmente pesante, come se avesse un macigno sulle spalle. "Non sottovalutare il potere di un legame", le aveva detto. Ripensò anche a cosa le aveva detto Elpis, al diario di Halcyon Green, a tutto quanto era accaduto recentemente. Se aveva imparato qualcosa, era che le imprese dovevano essere portate a termine dagli eroi e il suo salvataggio costituiva un'impresa. Lentamente tornò giù, posando di nuovo i piedi a terra. Le ali smisero di agitarsi come fringuelli impazziti.

- Se tento di andarmene, finirò solo per farmi ammazzare e peggiorare la situazione- pensò- ma potrei mappare dall'alto il labirinto e cercare di comunicare con Luke per aiutarlo! Qualcosa mi dice che, malgrado quello che ho detto a Talia, verrà comunque-

Prendendo un bel respiro, Amanita raccolse da terra il diario e se lo mise in tasca. Tornò in volo ancora una volta e cercò di osservare dall'alto senza fare troppo rumore, per non essere vista. Mentre controllava il labirinto di pietra, decisamente elementare rispetto a quello di Dedalo, si alzò ulteriormente e andò a sbattere con la testa contro qualcosa di freddo e duro. Si massaggiò il punto colpito e mise le mani; no, il labirinto di pietra non era aperto in alto, si trovava solo molto in basso rispetto a una struttura soprastante.

- Siamo sottoterra, allora- realizzò, continuando a tastare con i polpastrelli- e che diamine, dove esattamente?-

Accidentalmente si agitò troppo e le ali sulle scarpe scalpitarono velocemente come cavalli impazziti, facendola finire a testa in giù. Qualcosa sibilò accanto al suo orecchio, fendendo il buio e andando a conficcarsi da qualche parte. A seguito di quello strano evento, una delle scarpe perse un'ala e la lasciò precipitare giù per traverso.

- Ma che?!-

L'altra scarpa frenò la caduta, ma Amanita finì comunque rovinosamente a terra. Si mise carponi, scuotendo il capo dopo la botta.

- Tu non vai da nessuna parte- sibilò l'odiosa voce di Egle.

L'Esperide era in piedi davanti a lei, gli occhi antichi che scintillavano di cattiveria. Mosse la mano e tranciò le restanti ali, trasformando il mezzo per il volo di Amanita in normalissime scarpe da ginnastica troppo grandi per lei.

- Tu sei l'essere più odioso- le ringhiò contro Amanita- prima o poi ti ucciderò, è una promessa, maledetta!-

Egle fece un sorriso di scherno e le afferrò il mento con una mano, stringendo forte.

- Oh, mia cara, vorrei tanto ucciderti- le disse, in tono fintamente gentile- ma, ahimè, per ora ci servi viva, spargere il tuo sangue potrebbe peggiorare la situazione. Ma presto potrò godermi le tue urla!-

Gli occhi di Amanita si allargarono.

- Oh, hai capito bene, vedo. Non devo ucciderti, ma posso torturarti e, come sai, non tutte le peggiori torture sono fisiche...-

La ragazza tentò di divincolarsi, ma la stretta di Egle era d'acciaio. Le sue mani piccole e delicate parevano delle tenaglie. Sicuramente volevano estorcerle delle informazioni, l'esercito che stavano radunando certamente era per attaccare i due campi. Doveva resistere e capire prima di loro come usare a proprio vantaggio il sangue di Urano che scorreva nelle proprie vene. Perché quel maledetto Titano non l'aiutava? Una parte di lui viveva dentro di lei, dopotutto.

- Sarai anche stato il signore del cielo, ma sei inutile- pensò, mentre Egle la sbatteva a terra, l'afferrava per i capelli e la trascinava via con lei.

Il tuo sangue è come una ruggine, corrode il Caos

Di chi era quella voce profonda e spaventosa che aveva appena sentito? Apparteneva ad Urano? Amanita decise di non restare ferma a scoprirlo. Se davvero il suo sangue era letale per Caos, doveva fare una prova. Afferrò con entrambe le mani una sporgenza nella roccia e fece fermare Egle, sentendo tirare forte il cuoio capelluto. Quando l'Esperide si avvicinò per colpirla, Amanita le diede un morso, facendola gridare e indietreggiare, sbigottita. Velocemente, la ragazza afferrò il diario e fece la sola cosa che le venne in mente: passò velocemente il palmo della mano sinistra sulla parte affilata delle pagine. Il taglio sottile ma doloroso iniziò a sanguinare e, senza pensarci, Amanita toccò con la mano il braccio di Egle.

- Che stai...- ringhiò l'Esperide.

La sua espressione adirata si trasformò in una smorfia di dolore. Il punto toccato dal sangue di Amanita aveva iniziato a fumare come fosse stato cosparso di acido. Egle strillò e Amanita fece un passo indietro, gli occhi spalancati. Una nube nera, forse il potere di Caos, evaporò letteralmente, dissolvendosi. Sul braccio di Egle rimase il segno di una tremenda ustione.

Corri. corri e non fermarti o ti ucciderà

Ancora sconvolta, Amanita si voltò di scatto e fece ciò che la voce nella sua testa le stava suggerendo con insistenza: se la diede a gambe alla velocità di un fulmine.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora