Billy

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Billy avrebbe giurato di sentire qualcuno che lo chiamava. Si guardò attorno, confuso, ma era ancora seduto sul divano di casa di suo nonno e la tv era accesa. Scosse il capo, stiracchiandosi e allungò una mano verso il telecomando sul bracciolo, per spegnere tutto, quando si sentì afferrare. Sussultò e si trovò davanti una sorta di nanetto o putto, che lo guardava con un faccino innocente. Aggrottò la fronte, osservandolo.

- Da dove arrivi, tu?- borbottò.

Sulle prime, pensò che potesse essere uno dei figli dei vicini, magari suo nonno, come sempre, aveva lasciato che entrasse. Quella sorta di bambino paffuto, però, indossava delle armi, se Billy ancora non era del tutto impazzito; armi giocattolo, ovviamente pensò. Tentò di strattonare il polso, ma quelle manine erano come tenaglie. Capì che non si trattava di un vero bambino quando la sua espressione mutò, aprì la bocca irta di denti affilati e gli azzannò la mano.

Lanciando un grido, Billy tolse subito la mano, peggiorando la situazione, perché i denti strisciarono sulla pelle, lacerandogliela. Balzò in piedi sul divano, fissando malissimo quella creatura, che in risposta si mise a ridere. Notò altri movimenti e si ritrovò presto circondato, con cinque o sei di quei bambini dai denti aguzzi che ridevano e lo fissavano maligni. Si controllò la mano, che sanguinava e gli faceva male, avevano dei denti terribili, sembravano minuscole lame appena affilate da un arrotino.

- Brutta peste- ringhiò, assottigliando lo sguardo.

Gli strani bambini partirono all'assalto. Per difendersi, Billy lanciò su di loro i cuscini, che esplosero in una nuvola di piume e cotone. Scavalcò veloce lo schienale del divano, afferrò le scarpe all'ingresso e si gettò fuori casa, chiudendo la porta. Sentì quei cosi schiantarsi contro la porta e iniziare a percuoterla violentemente, erano piccoli ma molto pericolosi. Mentre saltellava a zoppo galletto sul vialetto, tentando di rimettersi di fretta le sneaker, una delle finestre della villa venne spaccata e i bambini dai denti aguzzi si riversarono fuori. Billy decise che le scarpe le avrebbe allacciate per bene in seguito.

- Ma andate a mordere qualcun altro, maledetti karpoi!- esclamò, mettendosi a correre.

Cos'aveva appena detto? Cos'era quella parola che suonava greca o latina? Non ne aveva idea, lui quelle cose, mica le sapeva. Si voltò indietro e vide quegli affari che gli saltellavano dietro, pericolosamente vicini.

La domanda principale, però, non fu "cosa sono", ma "dove mi trovo?". Riconosceva vagamente il posto, era a Los Angeles, se non sbagliava. Era appena scappato da una delle tante case di suo nonno materno, un ex attore ormai in pensione che era stato l'idolo delle masse una ventina di anni prima.

Correndo, però, notò che il quartiere era stranamente deserto, oppure tutti fingevano di non vedere e stavano rintanati in casa. Perché era lì, poi? Odiava quelle cittadine borghesi, ricche e tranquille, che sembravano il set di un film.

Le sue scarpe slacciate lo fregarono, mangiandosi il vantaggio che aveva sui karpoi, perché lo fecero inciampare e ruzzolare poco elegantemente a terra.

- Ahi- gemette, rialzandosi il più in fretta possibile.

I karpoi lo avevano di nuovo circondato. Stavano dicendo qualcosa, ma lui non capiva, come se parlassero un'altra lingua. Non ebbe tempo di capire, perché lo attaccarono tutti insieme. Al primo che si lanciò su di lui, Billy stampò un calcio sul muso, lasciandogli l'impronta della suola della sua scarpa. Il secondo tentò un affondo alla sua gamba sinistra con i dentini aguzzi, ma Billy lo scansò, facendolo schiantare sull'asfalto. Gli altri tre mirarono in alto e due li stese con i pugni, mentre l'ultimo gli si attaccò alla testa, tentando di mordergli un orecchio. Ringhiando, Billy lo afferrò, cercando di levarselo e ci riuscì, sbattendolo a terra con violenza e vedendolo dissolversi.

- Ma che...?-

Gli altri si stavano riprendendo. Velocemente, Billy si tolse le scarpe, tenendole in mano e riprese a correre. Malgrado i calzini, sentiva l'asfalto freddo e ogni sassolino che gli si conficcava sotto i piedi, davvero una cosa grandiosa. Arrivò in fondo alla strada, cercando di capire cosa fare, nascosto dietro la jeep di uno dei vicini. Spazzò velocemente le calze e infilò le scarpe, sta volta allacciandole stette, voleva evitare di cadere di nuovo.

- Meno male che Riley non mi ha visto- pensò.

Non aveva ovviamente idea di chi fosse questa Riley, ma il solo pensarci gli provocò le farfalle nello stomaco e il suo cuore ballò la salsa per qualche istante. Un forte rumore sopra la sua testa lo fece trasalire e poi voltare di scatto, quei malefici esserini si erano arrampicati sul tettuccio dell'auto.

- Siete peggio delle cozze- disse, scappando subito via di lì.

I karpoi lo inseguirono di nuovo, sta volta lanciando oggetti e altre cose che Billy non vedeva e non voleva nemmeno sapere. Le mani gli friggevano, continuando a chiudersi a pugno e riaprirsi, come se desiderasse impugnare qualcosa; un'arma, magari una spada. Un karpoi esagerò e lanciò l'intero tettuccio della jeep di prima. Billy vide un'ombra avvicinarsi, frenò e si accucciò appena in tempo, mentre la lastra metallica si schiantava a pochi metri da lui, rotolando e accartocciandosi, strisciando fastidiosamente sull'asfalto. Quando alzò lo sguardo, il ragazzo vide solo una frittella di lamiera. Con la coda dell'occhio intravide i karpoi avvicinarsi e si tuffò in avanti, rotolando, afferrando la lastra come uno scudo per difendersi. I karpoi balzarono per addentarlo e lui pensò solo ad una parola: testudo. Si protesse dietro la lamina di metallo, facendo rimbalzare su di essa qui maledetti piantagrane. Un paio rimasero incastrati con i denti e Billy gettò via lo scudo di fortuna con loro ancora attaccati, tornando a correre.

- Ho appena fatto una mossa da legionario romano- pensò, stupito- ma come ho fatto?-

Non poteva scappare per sempre, quindi o li distruggeva, oppure doveva trovare un mezzo di trasporto migliore delle proprie gambe. Di colpo si fermò in mezzo alla strada, ansimando, gli occhi azzurri che scrutavano l'orizzonte. Si voltò, trovandosi di nuovo faccia a faccia con i karpoi, che ora erano ovviamente solo quattro.

- Che ne dite di disintegrarvi tutti?-

I karpoi lo attaccarono di nuovo e Billy trovò in tasca dei jeans un aiuto, un coltellino a serramanico. Aveva disegni cherokee sopra e il manico in legno era intagliato a mano; un regalo di suo nonno. Fece scattare la lama e con una maestria di cui si stupì, affettò il primo. Gli altri tre indietreggiarono alla vista di un altro compagno disintegrato. Billy non attese, fece una finta e poi scappò via un'altra volta. Mentre correva, qualcosa gli sfrecciò a fianco, investendolo come una tempesta, fredda ed elettrica al tempo stesso.

- Tempesta!- esclamò.

Conosceva quella specie di cavallo fatto di vento, anche se non sapeva come. Decise di montare in groppa a lui e lo fece con un balzo da cavallerizzo.

- Oh, bene, so anche andare a cavallo e non lo sapevo- si disse- Tempesta, dobbiamo andare al Campo Mezzosangue, puoi portarmi?-

Il cavallo nitrì e partì talmente veloce che per poco Billy non lasciò i vestiti e la pelle sulla strada.

Dire che arrivò a Long Island in un lampo, sarebbe un eufemismo. Tempesta cavalcava i venti, quindi lo portò a destinazione in un baleno. Billy smontò dalla sua groppa quasi davanti all'ingresso del campo.

- Sei stato favoloso, amico- gli disse, sorridendo.

Il cavallo svanì in una scia turbinante, lasciando Billy a rabbrividire. Un frusciare nell'erba lo fece voltare di scatto, i karpoi rimasti erano ancora alle sue calcagna.

- Oh, per gli dei, ma lasciatemi in pace!- esclamò, esasperato.

Vide che stava albeggiando e notò i volti contorti in smorfie dei karpoi. Avevano i denti scoperti e non vedevano l'ora di attaccare. Billy decise di non restare a far loro compagnia, quindi si voltò e attraversò subito i confini del campo, lasciandoli fuori a imprecare in greco antico. Certo, era greco, ecco perché aveva fatto un po' fatica a capire.

Osservò il pino di Talia, il Vello d'Oro appeso, il drago che dormiva tranquillo. Era un posto che aveva già visto, ma i ricordi erano confusi. Udì un fischio e vide due ragazzi che salivano la collina sbracciandosi, andando verso di lui sorridendo. Uno aveva i capelli castani e ribelli, l'altro era moro e con il ciuffo per aria. Non avrebbe saputo dire i loro nomi, però sorrise in riposta e li raggiunse, pensando che certamente erano suoi amici.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora