Adam

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La scala era di marmo bianco e scintillante come l'esterno e molto pericolosa da scendere, non solo per la sua scivolosità, ma anche perché i gradini erano stretti, non vi era corrimano e sulla destra i ragazzi avevano solo il vuoto. Si tenevano tutti rasenti la parete, un mano appoggiata sulla fredda pietra, scendendo lentamente.

- Ho una teoria riguardo le scale tortuose- disse Adam, che camminava dietro a Donovan, davanti a tutti.

- Sono fatte apposta per eliminare gli idioti?- chiese Percy.

- Precisamente- confermò Adam, mettendo con cautela un piede davanti all'altro. Di colpo imprecò, ma non si fermò.

- Che c'è?- chiese Donovan, fermandosi qualche gradino più avanti e voltandosi con attenzione.

- Mi si è slacciata una scarpa- rispose Adam- ma non posso aspettare ad allacciarla o rischio un volo con i fiocchi-

Donovan fece fermare un istante tutti, si chinò in avanti e allacciò lui la scarpa di Adam. Per una ragione davvero bizzarra, Adam trovò quel gesto dannatamente intimo e si sentì in imbarazzo, essendo davanti a tutti.

- Bene, ora non dovresti cadere, ma se succede, avvisami che mi sposto- scherzò il figlio di Apollo, sorridendo.

Ripresero la discesa, quella maledetta scalinata sembrava non finire mai. Erano in cima? A metà del palazzo? O quasi in fondo? Non avrebbero saputo dirlo.

- Vedo un arco- disse di colpo Donovan- e un pavimento piano, credo che sia quasi finita-

Scesero un'altra decina di gradini e si ritrovarono ad oltrepassare un arco massiccio, scolpito con immagini che rappresentavano le nove Muse, intente a suonare, cantare e ballare. Proseguirono, tenendo le armi a portata di mano. L'arco si aprì in una sala enorme, il cui soffitto veniva tenuto da pesanti colonne di marmo scanalate, con capitelli ornati di foglie di acanto. Era tutto molto bello, ma anche spoglio, non c'era assolutamente niente in quella stanza. Guardandosi attorno, notarono in fondo una specie di palco pieno di antichi strumenti: flauti di canne, lire e arpe, strumenti a corde che non avevano mai visto e di cui non conoscevano il nome e anche quella che pareva la versione antica di una chitarra acustica. Una altro arco si apriva alla loro sinistra.

- Niente porte, solo passaggi- osservò sottovoce Ariana- struttura davvero interessante-

Di colpo, gli strumenti iniziarono a suonare, come accarezzati da mani invisibili. Era il vento a produrre la musica, un vento delicato e tiepido, molto profumato. Adam ebbe l'impressione di intravedere delle figure nel vento, figure che ben presto si materializzarono. Erano nove ragazze sulla ventina, bellissime ed eleganti. Indossavano tutte lo stesso chitone greco bianco senza maniche e avevano tutte acconciature differenti, anche se i volti si assomigliavano, quasi fossero nove sorelle gemelle. Quasi tutte avevano in mano qualcosa.

- Benvenuti, miei prodi- disse una di loro, facendosi avanti. In mano reggeva una pergamena- io e le mie sorelle vi diamo il benvenuto. Io sono Clio, custode della storia-

Quella con in mano un flauto si affiancò alla sorella, seguita a ruota dalle altre.

- Io sono Euterpe, musa della poesia lirica- si presentò.

- Io sono Talia e rappresento la commedia- disse un'altra, togliendosi una maschera da teatro dal volto e tenendo in mano un bastone.

- Il mio nome è Melpomene, custode della tragedia- disse la terza, mostrando una spada al fianco.

- Io sono Tersicore, colei che si diletta nella danza- si presentò un'altra ancora, tenendo una lira in mano.

- Io, invece, sono Erato, musa della poesia amorosa-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora