- Mi dispiace, nonna, scusa anche tu, nonno- disse loro- ma io proprio nella stessa stanza con lei non ci riesco a stare. Siamo incompatibili-

- Su questo hai ragione- ammise Margaret- e forse io avrò esagerato, ma non ti permetto di parlarmi così-

Donovan si voltò verso di lei, gli occhi di nuovo di una sfumatura dorata come quelli di Apollo.

- E io non ti permetto di cercare di allontanare Adam da me. Tu non sei niente per me, mentre lui significa tutto-

Aprì la porta e uscì dall'appartamento, prendendo subito l'ascensore. Quando fu sul marciapiede, di fronte al palazzo, lasciò uscire il sospiro che aveva trattenuto per tutto il tempo. Non aveva idea di cosa fare o dove andare, onestamente, non aveva nemmeno denaro mortale con lui. Avrebbe potuto chiamare un Cocchio della Dannazione e tornare al campo, aveva abbastanza dracme per la corsa.

Ma aveva anche bisogno di stare da solo e pensare un po', quindi si mise a gironzolare per la città, senza una meta precisa. Gli era passata la fame.

Girovagò per un'oretta, mangiucchiando alcune caramelle blu che gli aveva regalato prima di partire Riley, poi si sedette su un marciapiede, riflettendo.

- Vorrei vedere Adam- pensò.

Si rese conto che era un pensiero egoista e che probabilmente lui stava passando tranquillamente il Ringraziamento in famiglia, come anche Riley e Billy. Perché loro una famiglia ce l'avevano.

Alla fine si alzò e s'infilò in un vicolo, chiamando il Cocchio della Dannazione. Il taxi arrivò, come sempre, cigolando e sgasando. Con lentezza, Donovan salì.

- Dove vuoi andare sta volta, dolcezza?- chiese una delle tre megere.

Donovan ci pensò un attimo.

- A Brooklyn- rispose alla fine, frugandosi in tasca e trovando qualcosa scritto a mano nel portafogli. Lo porse alle vecchie- questo è l'indirizzo preciso-

Il taxi partì a tutta birra, creando un effetto giostra che non aiutò lo stomaco annodato di Donovan. Già dopo aver pronunciato la destinazione si sentì in colpa, perché piombare così da Adam, senza preavviso... avrebbe potuto mandare effettivamente un messaggio Iride, ma ormai era tardi. Prima che potesse accorgersene, il taxi era arrivato a Brooklyn e aveva parcheggiato esattamente dall'altro lato della strada rispetto a casa Rodriguez. Donovan pagò e scese, per una volta senza far infuriare le tre schizzate. Trovò il portone del palazzo aperto ed entrò, salendo al terzo piano, dove stava l'appartamento di Adam e famiglia. Sentì le voci all'interno, del resto erano neppure le tre del pomeriggio, forse erano ancora a tavola, se mangiavano tardi. Fece per suonare, ma c'era una grossa X fatta con lo scotch sul campanello, segno che era fuori uso; gli venne da sorridere.

- Ok, ormai siamo qui, disturbiamo- borbottò, bussando.

Sentì dei passi e Clarisse andò ad aprire, restando un secondo a fissarlo, sorpresa.

- Ah, ciao Clarisse- disse Donovan, sorridendo con fare un po' impacciato, con lei non sapeva mai come comportarsi- mi dispiace disturbare, ma, ecco...-

- Ma quale disturbo!- esclamò la donna- E' un piacere averti qui, Adam sarà al settimo cielo. Vieni, entra, sei in tempo per il dolce! Ma se avvisavi ti tenevamo un posto-

Praticamente lo agguantò, trascinandolo dentro. Adam e suo padre erano in cucina, seduti al tavolo che guardavano in televisione un incontro di pugilato e facevano un tifo incredibile. Tutto quello, per Donovan era fantastico, una quotidianità che non aveva mai conosciuto. Adam pareva così rilassato e tranquillo, ancora di più che al campo. Indossava una vecchia tuta, probabilmente ci stava comodo, ma per quanto semplice fosse l'indumento, Donovan lo trovò comunque fantastico.

- Ehi, un po' di ritegno voi due, abbiamo ospiti- disse Clarisse.

Chris abbassò il volume e Adam si voltò verso la madre con un grissino in bocca. Nel vedere Donovan rimase abbastanza stupito e il semidio non riuscì a trattenere una risata. Adam lasciò perdere velocemente il grissino, scattando in piedi.

- Questa si chiama decisamente sorpresa- disse, raggiungendolo- che ci fai qui?-

- E' una lunga storia e, in verità, mi dispiace di essere piombato qui senza preavviso, per di più il giorno per Ringraziamento- spiegò Donovan.

Ad Adam bastò quello per capire che qualcosa non andava e annuì soltanto. Donovan era decisamente sollevato, solo Adam, Billy e Riley erano in grado di farlo sentire tranquillo e comprendere il suo stato d'animo senza chiedere.

- Mamma, scendo dopo a prendere un po' di dolce- disse velocemente Adam.

- No, ve lo porto io tra un po'- fece Clarisse- andate, su! Ah, Donovan, ti fermi a dormire? Billy è via qualche giorno, c'è un letto libero, se vuoi-

Ancora un po' frastornato, Donovan balbettò qualcosa, poi Adam lo trascinò al piano di sopra.

- Hai fatto bene a venire, davvero, a casa mia non è che il Ringraziamento sia poi tanto sentito, facciamo sempre le stesse cose-

- Ho notato che non c'è problema. Siete sempre così?-

- Così come?-

- Non so. Insomma, arriva gente senza preavviso e va bene?-

Adam si strinse nelle spalle, sorridendo.

- Dove si sta in tre, si sta in quattro, no?- rispose, tranquillo- Ora, però, posa lo zaino e dimmi che è successo con tua madre! Ah e resta, se vuoi... davvero, mi farebbe piacere-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo [CONCLUSA]Where stories live. Discover now