38.

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Kia P.O.V

In quel momento, mi resi conto che amavo stare fra le sue braccia. Amavo il modo in cui mi dava attenzione. Il suo essere dolce, freddo, geloso, premuroso, generoso, possessivo, fragile, forte, il suo voler proteggermi...Amavo il suo essere. Ogni cosa. Percepivo da parte sua qualcosa di ignoto. Il suo modo di accarezzarmi. Il suo modo di guardarmi. C'era qualcosa che quelle iridi color miele fuso nascondevano. Vedevo dietro essi, dolore, sofferenza, agonia, tristezza, solitudine, terrore, preoccupazione...
Justin non stava bene. La sua frustrazione era palpabile. La sua paura ormai correva lungo il mio corpo. Non voglio che stia così...per me. Sapevo che il suo dolore era per causa mia. Sapevo che stava male per me. Mi strinsi di più a lui sentendo il suo cuore battere forte. Mi veniva da sorridere. I suoi battiti mi rivelavano tanto. Come anche i miei. I miei erano confusi. Spaventati. Volevano capire il motivo del perché si agitavano così tanto ascoltando il suo cuore. Volevano capire il perché. Il perché batteva forte quando ricevevo attenzioni da lui. Ogni piccolo gesto faceva vacillare il mio cuore. Era così strano e ignoto. Non avevo mai provato nulla di tutto ciò. Non avevo mai provato le farfalle nello stomaco. Le gambe molli. Il sorriso facile e spontaneo. Il desiderio di averlo vicino. Il desiderio del suo corpo. Delle sue labbra. Di tutto. Sentivo di desiderare Justin. Ma avevo paura. Paura perché non riuscivo a ricordarmi di lui. Dei momenti con lui. Avevo paura di scoprire chi fosse per me...diceva che io ero la sua fidanzata. Forse. Ma qualcosa mi diceva che non era vero. Che, si, avevamo passato dei momenti insieme. Belli...ma la maggior parte brutti. Volevo capire. Attendevo la sua risposta. In silenzio.

-"Fin dalla prima liceo hai attirato la mia attenzione. Ti ho osservato per molto tempo. Appena ne trovavo l'occasione. Pensavo: Come può essere così perfetta?
Ho sempre provato attrazione verso la perfezione. Vedevo che non eri una ragazza, uguale alla massa. Vedevo che non appartenevi alla società che popolava la scuola. Tutti percepivano la tua diversità. Alcuni ti evitavano. Altri volevano avvicinarsi. Sei sempre stata una ragazza molto osservata. Molto voluta, apprezzata e desiderata. Questo mi ha sempre infastidito. Vedevo la tua fragilità. La tua forza. Vedevo molte cose che...in altre ragazze non esisteva,"

Lo guardai. Il suo sguardo era perso nel vuoto. Si leccò le labbra respirando lentamente.

-"ero curioso. Volevo scoprire di più su di te. Così provai ad avvicinarmi,"

Sospirò amaramente.

-"come avevo previsto eri intoccabile. Intoccabile per l'armatura che avevi costruito. Che il dolore aveva forgiato. Vedevo...che oltre a quel sorriso. Oltre a quelle iridi così uniche...c'era qualcosa che si celava soffocandoti nel buio. Vedevo i tuoi sospiri. Il tuo perderti nel vuoto. Osservavo la tua precisione a scuola. C'era qualcosa, in più. Non poteva essere tutto così volontario. Ho sempre avuto un ottima percezione del dolore altrui. Riconoscere il problema. Osservare i muri costruiti. Guardare oltre agli occhi. Capire al volo il problema più oscuro. Le preoccupazioni. La sofferenza. I movimenti. I gesti. Mi vantavo per questo. Perché nessuno riusciva a mentirmi. A nascondersi. A scappare. Ma con te...era diverso. Perché non riuscivo...ad entrare nella tua testa. Capire. Eri completamente avvolta dal mistero. Dal buio. Volevo sapere chi tu fossi, veramente. Nel corso degli anni...per quanto provassi ad avvicinarmi a te. Il tutto risultava man mano impossibile. Il perché? Per le voci. Le voci che giravano e girano su di me,"

Mi guardò. Si mise sdraiato in modo da potermi tenere più stretta, come se avesse paura che potessi scappare. Il suo sguardo era triste. I suoi occhi cercavano di captare. Socchiuse le labbra prendendo un bel respiro. Come per calmarsi.

-"sono considerato un ragazzo "cattivo". Pericoloso. Non affidabile. Il ragazzo dallo sguardo d'acciaio e dal cuore di ghiaccio. Il ragazzo che ha dimenticato i sentimenti e quelli degli altri. Quello che si prende gioco delle ragazze solo...solo per portarle a letto,"

Ebbi un sussulto. Mi osservò preoccupato. Un turbine di immagini sfocate mi viaggiarono nella mente. Cercai di scacciarle via, prima che potessero prendere chiarezza. E causarmi dolore. Lo guardai cercando di tranquillizzarlo. Gli misi una mano sulla guancia accarezzandola. Chiuse gli occhi per qualche secondo.

-"il ragazzo che fa risse solo per il gusto di far male. E far vedere la sua forza. Il ragazzo che tutti evitano, ma allo stesso tempo popolare. E con la solita compagnia di coglioni. Che si credono essere...Dio sceso in terra, per i loro muscoli e per la loro fama. Quello che prende in giro i professori per far ridere. Quello che arriva in ritardo tanto per far dispetto e per far vedere che non gli e né importa nulla. Quello pieno di muscoli, tatuaggi e soldi. Quello, che addirittura, fa parte di una gang. Quello che spaccia droga per i soldi. Capo gang. Alcuni mi hanno anche considerato un assassino,"

Alzò gli occhi al cielo. Mi mossi lievemente. Mi guardò con terrore stringendomi al suo corpo. Addirittura un assassino? Ero scioccata dal suo racconto. Non credevo che avesse una fama del genere. Sapevo dove la cattiveria delle persone potesse arrivare. Ma era esagerata.

-"all'inizio non mi dispiaceva avere queste nomine. Alcune. Poi iniziarono a diffondersi cose surreali. Non riuscivo più a controllarle. Così iniziai a seguire i canoni che le persone mi davano. Venivo rispettato. Avevo divertimento. Ma poi, ho iniziato a vedere che non sembrava più una bella maschera quella che mi ero creato. Mi stavo trasformando in un mostro. Mi guardavo allo specchio e mi odiavo. Mi insultavo. Ma ormai! Cosa avrei potuto fare?
Ho fatto così tanti errori in tutti questi anni. Dal primo fino al quinto. Tutto a seguire questa tabella di stronzate. Ho iniziato a capire quanto schifo facessi, attraverso te. Ero così impastato da tutte quelle dicerie che iniziai a crederci. Così mi lasciai andare. Fin troppo. Piano piano mi resi conto che anche le persone di fianco a me non erano da meno. Se non peggio. Le ragazze erano qualcosa di schifoso. I maschi invece erano un continuo gonfiarsi di muscoli, tatuaggi, droga e alcool. Pochi erano coscienziosi, ormai. Vedevo specchi falsi ovunque. Vedevo immagini false. Vedevo persone serie rovinarsi. Solo per ottenere un posto nella classifica del rispetto. Tu, eri diversa. Non ti lasciavi nemmeno trasportare. Tutto e tutti ti scivolavano addosso. Ero stupito. Ogni cosa che facevi mi stupiva. Ma...per questo...non mi sono mai potuto avvicinare a te. Le voci che giravano avevano affogato anche te. Ma non potevo lasciarti in pasto agli altri. Eri desiderata, davvero tanto. Non volevo che nessuno spezzasse quello che eri. Così cercai di proteggerti sfruttando quello che ero. Ci riuscì...ma da lontano. Senza potermi avvicinare a te"

Ero confusa. Quella voce che mi continuava a dire che Justin fosse sbagliato, stava esultando. Si stava calmando. Ma altre domande stavano iniziando a girarmi in testa. Le mie emozioni erano in continuo scontro fra di loro.

-"qualsiasi cosa facessi per te. Non ti toccava. Mi faceva male. Perché iniziai a capire tutto il casino che mi ero lasciato alle spalle. E che nel momento meno opportuno mi stava letteralmente soffocando. Ti desideravo. Desideravo che tu fossi mia. Una ragazza così non poteva averla nessuno, se non io. Non riuscivo a sopportare nel vederti con qualcuno al di fuori di me. Nessuno poteva darti quello che volevi veramente. Lo sapevo. Divenni egoista, possessivo, geloso...cosa che mi spaventò. Sapevo d'essere così. Ma non credevo che con te potesse ampliarsi così tanto...mi spaventava questa cosa. Mi spaventavano le emozioni che avevo con te. Il mio corpo si comportava in modo strano con te. La mia testa ragionava diversamente...il mio cuore batteva in modo diverso. Quando mi dedicavi attenzioni, anche se negative, sentivo di star diventando una persona diversa...come se mi stessi "purificando". Sentivo di poter ritornare normale...stando al tuo fianco. Di poter tornare ad essere quello che ero. Ma..."

I suoi occhi divennero lucidi e rossi. Sussultai. Per quanto fossi confusa e disorientata. Non potei non intenerirmi davanti al suo viso, piegato dal dolore. Le sue braccia mi stringevano, ad ogni sua parola, con forza. Aveva il terrore che potessi andarmene. Lo percepivo. Percepivo a pieno il suo dolore. Justin stava
scontando la sua pena

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