Capitolo 13

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Abbiamo deciso di fare una deviazione al parco, così passeggiamo un po', visto la bellissima giornata. Oggi è il primo giorno di primavera, il tempo sta passando molto velocemente, avvicinando il momento in cui andrò via di casa. Non vero l'ora che quest'incubo che chiamo famiglia, finisca. Inutile dire che non mi riferisco a Bryan e Cindy.

«Ci sediamo?» la voce calda di Sam mi riscuote dai pensieri.

«Eh?»

Che scema, non lo stavo ascoltando.

«Dicevo, se vuoi ci sediamo.»

«Sì, scusa.»

Raggiungiamo la panchina in fondo, quella vicino alla fontana, dopodiché ci sediamo, ispirando l'aria fresca primaverile.

«Ieri sera è accaduto qualcos'altro?» mi chiede curioso.

«Be', ho portato Tiffany a casa mia e mia madre non è stata contenta, non le piace affatto.»

«Be', la capisco, quella ragazza è così diversa da te. Tu sei dolce, carina, simpatica e potrei continuare all'infinito.» Arrossisco. Davvero mi trova carina? Non devo badare alle sue parole, lo dice solo per consolarmi. «Un'atra domanda.» Lo guardo in attesa. «Tu e Mark, vivete insieme?»

Cacchio!

Avevo completamente tralasciato la cosa, in queste settimane passate insieme, invitandolo persino a casa mia. Però non mi pare di aver visto Mark, come l'ha capito?

«Ehm, io...»

«Emy, conosco la vostra situazione familiare.»

Arrossisco di nuovo.

«Come fai a conoscerla?»

«Mi imbattei nel registro del preside, lì è scritto ogni cosa.» E lui cosa ci faceva nell'ufficio del preside? «Sono stato beccato a fumarmi una canna e volevo saperne di più su Mark.» dice, come se avesse risposto alla mia domanda inespressa.

«Tu, fumi?» cambio argomento.

«No, stavo solo provando.» ridacchia.

Eppure non mi convince.

«Allora, siete fratelli?»

Rabbrividisco nel sentire quella parola.

«Fratellastri.» sono costretta ad ammettere.

«È stato adottato?»

«Io...» rispondo imbarazzata.

«Perché non me ne hai mai parlato?»

Abbasso lo sguardo, a disagio. «Non potevo...»

«Per via di Mark?»

«Esatto...» Perché sono così in imbarazzo? Quando si tratta di Mark non capisco più nulla, ecco perché. «Non volevo mentirti, cerca di capirmi, Mark è così crudele con me che...»

«Va tutto bene, Emy, tranquilla.» mi interrompe, comprensivo.

Lo adoro, è così dolce con me. Ma ora devo cambiare argomento e levarmi ogni dubbio.

«Posso farti una domanda? Ovviamente, se non vuoi, non rispondere.» chiedo un po' a disagio.

«Certamente, dimmi.»

«Cosa ci facevi a quella festa? Insomma, non sembri quel tipo di ragazzo.»

Non sembrava nemmeno uno che fuma e invece...

Abbassa lo sguardo ed esita un pochino prima di rispondere. «Hai ragione, non sono il tipo che va a certe feste, solo che ieri sera... mi sentivo così depresso, che ho deciso di andarci e poi se non ci fossi andato, Jake avrebbe approfittato di te.»

«Hai avuto qualche problema?»

«Nulla di serio, tranquilla. Andiamo a prendere un gelato?»

Com'è bravo a cambiare argomento, molto più di me. Dev'essergli accaduto qualcosa per spingerlo ad andare a quella festa, mi piacerebbe tanto saperlo, a quanto pare non vuole parlarne. A volte è così misterioso, ci conosciamo da due mesi, eppure non parla di sé apertamente.

***

Ieri mi sono sentita molto imbarazzata mentre raccontavo la verità a Sam, in tutto questo tempo in cui siamo usciti insieme, sono stata talmente bene che ho dimenticato di raccontargli la mia situazione. Chissà da quanto tempo ne era al corrente. Ho fatto la figura della scema e quella che non si fida. Però non mi è sembrato molto turbato, quindi credo che posso stare tranquilla. Oggi Tiffany è in ritardo, oppure non verrà, non so mai cosa combina quella ragazza. Spero che le sia bastata la lezione e non si metta più nei guai, anche perché non credo di riuscire a reggere un'altra festa come quella, soprattutto con Jake, me la sono vista veramente brutta e non mi va di ripetere l'esperienza. Ma adesso è meglio non pensarci, devo concentrarmi sulla lezione, anche se la professoressa di storia è entrata in aula da ben quindici minuti e non accenna a parlare, sembra turbata. Una settimana fa abbiamo svolto una verifica e oggi dovremmo avere i risultati.

«Scusi il ritardo, prof!» la voce di Tiffany rimbomba nell'aula.

«Signorina Evans, si rende conto di che ore sono?» le chiede, guardandola male.

«Sì, lo so, ce l'ho anche io un orologio!» ironizza.

Tutti i nostri compagni ridono, irritandola.

«Silenzio!» sbotta verso tutti. «Faccia poco la spiritosa e vada al suo posto!» Tiffany raggiunge il nostro banco e si siede, porgendomi un sorrisetto stupido. Cos'ha combinato? «Bene, ora che ci siamo tutti, voglio informarvi che ho corretto tutte le verifiche» fa un lungo respiro prima di continuare. «siete stati un vero disastro, se non migliorerete sarò costretta a darvi dei debiti.» La professoressa si alza e comincia a consegnare le verifiche con i voti. Quando arriva al mio banco, mi sorride. «Complimenti, signorina Johnson, una verifica impeccabile, lei è l'unica che ascolta le mie lezioni.»

Il mio cuore si riempie di gioia, sono contenta. Afferro il foglio e sopra ci trovo una bella "A".

Tiffany mi guarda con approvazione. «Brava, secchiona!»

Non sono una secchiona, mi piace studiare, tutto qui.

Lei ha preso "C-", perché le ho permesso di copiare qualcosina mentre la professoressa non guardava. Non si sta lamentando, tutto sommato è contenta.

I corsi nelle aule sono terminati, ora ci troviamo tutti in palestra e il professore di educazione fisica sta spiegando le regole del basket. Anche se non mi interessano, sto prestando attenzione, non voglio essere impreparata. In fondo alla palestra vedo Sam con i suoi compagni, mi fa immediatamente un sorriso e un saluto con la mano, che ricambio con gentilezza.

«Uhm.» Perché Tiffany ha emesso quel verso? Incrocio le braccia al petto e la fisso in attesa. «Stavo pensando... tu e Watson, siete molto» alza gli occhi al cielo, per cercare il termine giusto. «intimi?»

«Cosa stai dicendo?»

Avrei dovuto immaginare una domanda del genere, la solita Tiffany.

«Be', magari vuole ritornare all'altra sponda, no?» inizia a sghignazzare.

Che idee strambe le passano per la testa, io e Sam siamo solo buoni amici.

«Va bene, Tiff, quando il tuo cervello si sarà connesso con la bocca, fammelo sapere.» la prendo in giro.

«Dicevo sul serio.»

«Sam non ha alcuna intenzione di cambiare sponda.»

«Perché no, ha un'amica che è uno schianto.» mi guarda dalla testa ai piedi.

«Smettila di prendermi in giro.»

«Dico sul serio, l'unica a non vederlo sei solo tu. Se solo mi dessi retta.»

«Dai, smettila.» ridacchio.

Alza le mani in senso di resa. Quando mi parla in questo modo mi mette sempre in imbarazzo, non riesco a contenermi. E poi non sono affatto uno schianto, mi considero carina, ma nulla di che.

Ti amo e ti odio!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora