Capitolo quarantatreesimo

642 41 0
                                    

Luke mi lasciò un bacio sulla fronte, per poi lasciarmi appoggiare la testa sulla sua spalla. Mi sentivo tremendamente felice, così felice che a pensarci mi girava la testa. Adoravo il modo in cui Lucas mi accarezzava la mano tracciando dei piccoli cerchi concentrici sul dorso. Non avevo idea di cosa avremmo fatto arrivati in aeroporto. Michael sarebbe stato presente, mio padre ci sarebbe stato e la madre di Luke non ci staccava gli occhi di dosso. Doveva aver intuito qualcosa, ma nessuno le diede la soddisfazione di sapere cosa stesse succedendo. Lucas aveva promesso a tutti le risposte dell'ultimo test di matematica.
- Lo diremo ai ragazzi? - mi chiese il ragazzo al mio fianco in un sussurro. Aveva detto "ai ragazzi", ma sapevo che intendeva Michael. Mi torturai l'interno della guancia fino sentire il gusto ferroso del sangue in bocca, prima di rispondergli.
"Credo di sì." feci incerta. Non mi aveva più scritto e non sapevo quali fossero le sue intenzioni con Luke. "Devi parlare con loro e dare una spiegazione ai ragazzi." aggiunsi. Lucas ci mise un po' a rispondermi, ma alla fine assentì.
- Ok, ma questo non vuol dire che tornerò nella band. - Su questo non mi espressi.
Mi addormentai appoggiata a lui, crogiolando nel calore che emanava il suo corpo.

Riuscii a togliere di mano al biondo la mia valigia, ma era troppo tardi. Potevo percepire lo sguardo di tutte le persone che conoscevo su di noi, che passavano tra me e Luke come se un filo invisibile ci collegasse. Mi avvicinai a mio padre, ma non osai incrociare il suo sguardo. Lucas mi seguiva tranquillo, mentre Michael, il solo che era venuto, ci fissava in disparte con un'espressione indecifrabile sul viso e le braccia conserte. Più di tutti volevo il suo giudizio, ciononostante sapevo che aveva perso tutta la sua stima per il ragazzo che avevo accanto, quindi non ero certa che approvasse o se, mi stava venendo il terribile dubbio, §Mike provasse seriamente qualcosa per me.
- Sydney? - mi chiese spiegazioni l'uomo che avevo di fronte. Trasalii per lo spavento. Mi ero completamente dimenticata di lui nel momento in cui avevo posato lo sguardo sul mio amico che non vedevo da giorni. Mio padre non staccava gli occhi dal biondo che lo ricambiava impassibile.
- Sono il suo tutore di matematica. - rispose pacatamente Luke con un filo si sfida nella voce. Mi voltai verso di lui e lo guardai sorpresa. - Mia madre è la professoressa di matematica. - aggiunse. Mio padre strinse le labbra senza ribattere. A quello non c'era niente da replicare, il concetto era semplice e quelle due frasi bastavano perché l'uomo che avevo davanti non potesse impedirmi di vedere Luke.
- Dobbiamo andare. - Poteva comunque ignorarlo. Scossi la testa.
"Dammi un attimo che devo parlare con Michael"
Non aspettai la sua risposta. Presi per mano Lucas e ci dirigemmo verso il ragazzo che non aveva ancora staccato gli occhi da noi. Seguiva ogni più piccolo movimento con quegli occhi di ghiaccio e non mi aveva rivolto nemmeno il più piccolo sorriso.
- Dobbiamo parlare. - mi disse prima ancora che potessi salutarlo. - Ma non ora. - Poi si girò verso di Luke e lo squadrò dall'altro verso il basso. Potevo sentire l'agitazione che lo attanagliava dalla stretta della sua mano.
- Mi dispiace per i soldi. Ve li porterò oggi stesso. - mormorò con tono incerto Lucas. Michael rimase immobile a fissarlo.
- E dove hai preso i soldi coglione che non sei altro? - sbottò. Potei percepire la rabbia nella sua voce.
- Ha importanza? - replicò Lucas senza avere il coraggio di incrociare i suoi occhi. Michael si avventò in attimo su di lui, lo afferrò per il bavero della camicia e lo scrollò con forza.
- Ha importanza?! - sibilò rosso in viso. - Tu mi stai chiedendo se ha importanza?! Pensavo fossi più sveglio di così! -
Non ci fu nemmeno bisogno di dividerli. Mike lo spinse via ancora furioso, ma si stava controllando.
- Ho venduto la mia chitarra. - mormorò di risposta. - Non avete bisogno di me. - Mike non riusci a trattenere una smorfia. Lo guardai malamente. Era quello il suo piano? Trattare in quel modo Luke per farlo sentire peggio di quanto stesse già?
- Sei un grandissimo idiota se pensi davvero che Calum ed Ashton ti lascerebbero andare senza dire niente. - Si era esclusa della lista. Mi chiedevo cosa avrebbe dovuto fare Luke per avere il suo perdono. Oppure cosa avrei dovuto fare io perché non ce l'avesse più con me?
- Di' a loro che... - ma la sua voce si smorzò.
- Che...? - lo beffeggiò Michael. - Che non hai più le palle per farti vivo con loro? -
Lucas si inumidì le labbra. Avrei voluto abbracciarlo per consolarlo, ma non sapevo se avrebbe apprezzato il gesto.
- È stata una giornata pesante. Vorrei tornare a casa a riposarmi. - parlò il biondo.
- Scordatelo. - replicò Mike. - Molla la valigia a tua madre e vieni con me. Gli altri ci stanno aspettando qua fuori, sbrigati che abbiamo un sacco di cose da fare. -
Lanciai un'occhiata a Luke che mi guardò confuso e preoccupato. Non fece in tempo a rispondere che una voce affilata si intromise nella conversazione.
- Lucas non andrà da nessuna parte con voi. Dovreste essere a scuola e non ad importunare ancora mio figlio. - La madre di Luke era arrivata silenziosamente alle nostre spalle senza che ce ne accorgessimo e aveva origliato tutto o perlomeno la maggior parte di quello che ci eravamo detti.
- Abbiamo ricomprato la tua chitarra, Luke. Abbiamo preso delle decisioni importanti e tu fai parte dei 5 Seconds of Summer per quanto ci riguarda, quindi muovi il culo e vieni. -
- Lucas non ricadere di nuovo nei tuoi sbagli, vieni a casa. - lo tormentò sua madre. Era diviso due e non aveva idea di cosa fare. La donna accanto era il ritratto della madre amorevole, se non fosse stato per le parole meschine che pronunciava. Si voltò verso di me chiedendomi con lo sguardo cosa dovesse fare. Era ovvio che non l'avrei mandato a casa. Indicai con un gesto della testa Michael e lo spinsi leggermente verso di lui. Lucas si trattenne un attimo, non voleva lasciarmi la mano, avrebbe voluto che fossi stata presente quando avesse fronteggiato i suoi amici, ma mi divincolai mostrandogli un sorriso incoraggiante. Si avvicinò mestamente al mio orecchio.
- Tieni la finestra aperta stanotte. - sussurrò lasciandomi poi un bacio sulla guancia. Seguì Michael come un bambino, mentre io dovetti sopportare lo sguardo freddo della professoressa di matematica e l'occhiata inquisitoria di mio padre.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora