Capitolo quinto

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Non adoravo particolarmente la scuola, ma poiché ero costretta ad andarci, cercavo almeno di non arrivare al suicidio alla fine delle lezioni. Quella mattina avevo pensato di esercitarmi disegnando occhi sui libri. Occhi ghiaccio caldi, occhi scuri maliziosi, occhi verdi vivaci... occhi cielo in tempesta. Non riuscivo proprio a liberarmi di quegli occhi azzurri. Mi perseguitavano anche nei miei sogni notturni e mi comparivano davanti agli occhi nei momenti più inaspettati ed assurdi. Sospirai frustata tirando delle righe pesanti sul libro di scienze, sopra quegli occhi che non mi lasciavano. Non ascoltavo il professore, come il resto della classe d'altronde, ma almeno cercavo di non farmi notare a differenza degli altri, e non sarebbe stato tanto difficile se il professore in questione non avesse avuto la smaniosa voglia di farmi parlare.
- Signorina Brent, vuole dirmi cosa sta scrivendo di tanto interessante sul suo libro? - chiese l'uomo alla cattedra. Mi limitai solamente ad alzare gli occhi verso di lui e a fissarlo. Il brusio di sottofondo si fece più intenso, ma non era per me. Una ragazza aveva appena rotto al telefono. Il professore rise nervosamente, ma prima che potesse fare qualcosa la porta dell'aula si aprì ed entrò il mio sogno ed il mio incubo. Lucas. Il silenzio calò improvvisamente nell'aula. Sentivo le ragazze spogliarlo lentamente con lo sguardo, mentre i ragazzi erano indecisi se ritenerlo una minaccia o meno. - Prego? - disse il professore seccato dall'interruzione.
Gli occhi del ragazzo accarezzarono lentamente l'intera classe, prima che i suoi occhi allibiti si fermassero su di me. Mi feci più piccola sulla mia sedia stringendo convulsamente la matita che tenevo ancora in mano. Luke si riprese all'istante squadrando l'uomo davanti a lui dall'alto al basso.
- Non le ho mica detto grazie. - disse gelido Luke. Trattenni il respiro vedendo il professore diventare bordò.
- E lei chi è? - chiese alla fine trattenendo la rabbia il professore. Luke sembrò pensare un attimo ad una risposta adeguata, alla fine sorrise freddamente.
- Il suo peggior incubo, professore. - E come se niente fosse si sedette in un banco libero dall'altra parte dell'aula rispetto a dove mi trovavo io senza più rivolgermi uno sguardo. Il suo gesto mi ferì più di quanto avrei potuto credere.

Luke non si mosse dal suo posto fino alla fine delle lezioni, che in pratica consistevano in solo un'altra ora con la professoressa di letteratura, anche se sembrava volersene andare il prima possibile da lì. Aveva parlato di un concerto il giorno precedente e probabilmente era in ansia per quello. Io d'altro canto non feci niente per attirare la sua attenzione, anche se già il fatto di ignoralo mi metteva in luce, visto che le altre ragazze non facevano altro che lanciargli occhiatine ammiccanti.
La campanella finalmente suonò. Luke si alzò rapidamente ed ignorando tutte le proposte delle ragazze di fargli compagnia quello stesso pomeriggio, se ne andò di corsa, come se ne valeva della sua vita. Io lo seguii a ruota, senza però avere intenzione di pedinarlo, semplicemente volevo andarmene il prima possibile da quel luogo. Tirai un respiro di sollievo appena voltato l'angolo, ma non potei godermi nemmeno un secondo il mio attimo di libertà che qualcuno mi strattonò per un polso, nascondendomi dietro di lui lontano da occhi indiscreti.
- Mi stai perseguitando? - chiese Luke con un luccichio che non gli avevo ancora visto negli occhi. Deglutii rumorosamente e scossi vigorosamente la testa. - No, certo che no. - rispose lui accennando ad un sorriso ironico. - Non hai idea dello sforzo che mi ci è voluto per sedermi così tanto lontano da te, prima. - Il mio cuore perse qualche battito. - Ok, forse meglio che chiudo la bocca ora, sto diventando ridicolo. -
Luke si guardò attorno indeciso sul da farsi. Tirai fuori il cellulare.
"Perché sei arrivato in ritardo?"
Lucas rise leggendo il mio messaggio. - Se fosse stato per me non ci sarei nemmeno andato. Mia madre si è portata dietro la mia chitarra. Devo riprendermela prima di andare a suonare. -
"Allora perché sei qui con me?" chiesi. "Corri a prendere la tua chitarra, no?"
Il ragazzo davanti a me scosse la testa divertito. - Che domande. Tu vieni con me. - rispose ovvio. - Michael non me lo perdonerebbe mai se non lo facessi. -
Ed in qualche modo il mio cuore scoppiò di gioia.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora