Capitolo decimo

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L'ultima persona che mi sarei aspettata che varcasse la soglia della classe quella mattina entrò nell'aula a testa alta e si infilò nel banco accanto al mio. Luke non mi degnò di uno sguardo, ma si voltò e chiese alla ragazza che stava dietro di lui una matita.
Continuai a fissarlo sperando nel profondo che ricambiasse il mio sguardo invano. Nemmeno mi accorsi quando sua madre varcò la soglia diretta verso la cattedra.
- Ragazzi, ritirate tutto ciò che avete sul banco. Avete bisogno solo di una matita e di una gomma. Avete a disposizione due ore. Allo scadere del tempo dovrete appoggiare tutti le matite. Per chi è assente oggi, avrà a che fare con un voto che consiste nel 70 percento del voto finale in ballo e si ritroverà con zero in questo esame. Ho detto tutto. Ora vi consegno l'esame. - Ritirai in fretta ciò che avevo sul banco ed aspettai che la professoressa mi consegnasse il compito. Per qualche strano motivo non mi sentivo in ansia, forse perché il giorno prima Luke si era dimostrato un bravo insegnante nonostante il litigio. Guardai nuovamente nella sua direzione, ma Luke stava fissando annoiato la matita che si girava tra le mani. Un plico di fogli atterrò con un piccolo tonfo sul mio banco. - Avete 120 minuti da ora. -

Con mano tremante appoggiai la matita al banco. Non ero sicura di aver azzeccato tutte le risposte, ma almeno alla sufficienza ero arrivata anche quella volta. I compiti iniziarono a passare tra gli studenti verso la professoressa. La donna prese il fascio di fogli che le veniva consegnato e con con un gelido saluto uscì dall'aula. Presi un piccolo respiro di sollievo. Sentii una matita picchiettare sul banco ad un ritmo che avevo già sentito. Ci misi qualche istante a capire che fosse Lucas a fare quel rumore. Strappai un angolo di un quaderno.
"Beside You." Accartocciai il biglietto e con un arco di parabola atterrò sul suo banco. Finalmente i suoi occhi incontrarono i miei. Aprì il foglietto e lesse le due parole mentre si mordeva il labbro.
Scosse la testa, ma non riuscì a nascondere un mezzo sorriso. La matita riprese a battere, ma quella volta non riconobbi la canzone. Il professore di scienze entrò in classe interrompendo Luke. Mi sentii delusa. Avrei preferito ascoltarlo battere quella matita per tutto il giorno se avessi potuto.
"Che canzone era?" e gli lanciai il secondo bigliettino. Luke fece girare la matita con una mano pensieroso. Alla fine scarabocchiò qualcosa sul retro e il bigliettino ritornò a me.
"Non lo so." Mi voltai a guardarlo confusa.
- Ci sto lavorando. - disse col labiale. A quel punto un tonfo attirò la nostra attenzione. Il professore ci stava fissando freddamente. Vidi Lucas irritarsi.
- Vi ho disturbato? - chiese con un filo di sarcasmo. Io scossi la testa debolmente. Non mi ero nemmeno accorta che la lezione era iniziata e avevo messo nei guai Luke. - Allora stavate seguendo la lezione, giusto? - continuò gelidamente. Non si aspettò una risposta. - Sa spiegarmi cosa sono gli ioni, signorina Brent? - Mi sentii totalmente in imbarazzo. Il professore spostò lo sguardo su Luke. - No? Allora il suo amico ce lo potrà spiegare al posto suo. -
Luke si alzò in piedi. Il professore aspettava una risposta da lui.
- Allora? - chiese seccato. Lucas si avvicinò alla cattedra e sorrise beffardo.
- Gli ioni ha chiesto? - e si voltò verso la classe che si era ammutolita. - Gli ioni sono praticamente la base della nostra vita. -
Il professore rimase impassibile, forse un po' seccato. - Si spieghi meglio. -
- Sa... delusioni, illusioni. - si bloccò pensieroso. - Coglioni. - aggiunse alla fine. In quel momento sarei riuscita a sentire anche la punta di una matita spezzarsi, ma nessuno osò fiatare. A quel punto il professore scoppiò.
- Fuori! - sbraitò rosso di rabbia. Luke sorrise mestamente e a grandi passi si diresse verso la porta. Per poi fermarsi un attimo prima di uscire. Si voltò verso di me. Trattenni il respiro.
- Michael ti saluta. - detto ciò si dileguò. Passarono interi minuti prima che il brusio di sottofondo ritornasse ed il professore continuasse a spiegare. Io rimasi immobile a ripensare alle parole di Lucas. Alla fine non ce la feci più a starmene seduta ad aspettare che passassero altre due ore in quel modo. Strappai una pagina malamente dal quaderno che avevo davanti e scrissi velocemente "Non sto bene.". Infilai velocemente ciò che avevo sul banco nello zaino. Sbattei il foglio stropicciato sulla cattedra e scappai via. Molto probabilmente ci sarebbero state delle conseguenze gravi per il mio gesto, ma in quel momento era l'ultimo dei miei problemi. Aprii la porta d'ingresso e uscii alla luce del sole. Una mano mi afferrò e mi ritrovai bloccata tra il muro e il corpo di Luke. I suoi occhi erano una tempesta di emozioni contrastanti.
- Sono piuttosto sicuro che non dovresti essere qui. - riuscì a dire alla fine. Piegai la testa di lato e lo rimproverai con lo sguardo. Era tutto quello che aveva da dirmi? - Non guardarmi in quel modo. Non capisci che ho bisogno di stare lontano da te? -
A quelle parole mi sentii offesa. Come poteva avere solo il coraggio di dirmi delle parole così crudeli? Cercavo in tutti i modi di non farmi odiare da tutti, da lui. Ed ecco il risultato. Mi divincolai dalla sua stretta furibonda. Le mani mi tremavano per la rabbia repressa, ma riuscii a non far cadere il cellulare.
"E chi ti dice che sono qui per te, Luke?"
Nei suoi occhi risuonavano ancora due parole. Delusioni. Illusioni.
"Voglio che ora tu mi porti da Michael." Lucas mi fissò incolore.
- Michael. - mormorò spento. - Non sai che ore sono? Lui e Calum sono a scuola, cosa che dovresti fare anche tu. - Rimasi sorpresa dalle sue parole. Credevo che i ragazzi non seguissero le lezioni come lui. Luke sembrò leggermi nel pensiero, infatti rise senza allegria.
"Se non stai con i ragazzi, con chi passi le mattinate?"
- Da solo. -

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora