Capitolo trentottesimo

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Eravamo arrivati di pomeriggio, ed il tempo non mancava certamente ai professori per portarci a fare un giro per istruirci, o meglio, torturarci. Stranamente però ci lasciarono in pace, dandoci anche la possibilità di uscire dall'hotel per fare casino. Qualcosa mi diceva che dietro tutto ci doveva essere Luke, ma non me ne importava. Ora l'unica cosa che volevo fare era parlare con Michael, Calum ed Ashton, mentre ascoltavo la musica a tutto volume sul cellulare. Non facevano altro che sparare cazzate per farmi ridere ed ad un certo punto mi arrivò anche una foto di Calum come madre natura l'aveva fatto, fortunatamente girato di spalle. Michael insultò Ashton che l'aveva mandata in tutti modi possibili ed immaginabili, dicendo che ora non potevo fare altro che ritenerli un branco di idioti. Dietro tutto sapevo comunque che volevano farmi dimenticare Hemmings e ci sarebbero riusciti se non fosse arrivata ora di cena.
Scesi con passi pesanti le rampe di scale, tanto per allungare il tempo, ma alla fine arrivai lo stesso. Mi sedetti in un tavolo già pieno ed aspettai che servissero il pasto. Nessuno mi rivolse la parola, ma mi lanciarono un'occhiata di sbieco prima di ritornare alle loro conversazioni. Non mi misi a cercare Lucas con gli occhi, non volevo sapere se fosse nella stanza o meno. La cena passò tranquillamente. Non potevo però avere tutta la fortuna dalla mia parte. Luke mi fermò nel momento stesso in cui infilai la chiave nella serratura. Mi fece voltare verso di lui e senza dire una parola mi issò sulla sua spalla. Avrei potuto urlare, ma doveva essere anche quello nel suo piano far uscire tutti i nostri compagni dall'hotel.
- È stupido che mi ignori come una fottuta bambina. - Strinsi i denti e iniziai a battere forte sulla sua schiena, ma senza risultati. Provai anche a tirargli i capelli, tanto da strappargliene qualcuno, ma oltre ad un grugnito, non mi lasciò andare. - Fai pure Sydney. Ne ho abbastanza delle tue stronzate. -
A quel punto l'indignazione si sostituì alla rabbia. Io una bambina? Non lui che si comportava da gigante prepotente! Io! Io e le mie stronzate! Era inconcepibile. Quando ci ritrovammo in strada mi lasciò andare. Forse contava sulle mie buone maniere in pubblico o qualcosa del genere. Ma in ogni caso ero incazzata nera e l'impronta delle mie dita si stampò all'istante sulla sua guancia. I suoi occhi divennero scuri, ma rimasi stoicamente impassibile davanti a lui.
- Prendimi a schiaffi quanto vuoi... - Non lo feci finire. Stampai di nuovo l'impronta della mia mano sul suo volto. A quel punto si rese conto che forse doveva moderare il suo linguaggio, oppure l'avrei preso nuovamente alla lettera. - Senti, so quanto puoi essere furiosa con me Sydney, ma non sopporto che tu mi ignori in questo modo. Michael è arrabbiato con me, Calum pure, Ashton come gli altri non risponde più al telefono... ma tu... non posso sopportarlo. -
Non mi faceva affatto pena. Poteva piagnucolare quanto voleva, ma finché non avesse riparato al suo danno, avrei continuato a trattarlo in quel modo. Avevo sperato sul serio che fosse cambiato e ritornato come il ragazzo che mi aveva raccontato di essere. Ma infondo mi chiedevo se la persona che avevo davanti era in realtà il vero volto di Lucas Robert Hemmings.
"Dobbiamo passare una settimana insieme, Hemmings. Non fare in modo che qualcuno ti chieda perché hai un dannato occhio nero."

Durante i giorni successivi non accadde niente di degno di nota. Michael continuò ad insultare Ashton nella chat di gruppo e iniziò a prendere a parole anche Calum per aver lasciato che Ash gli facesse una foto del genere. Alla fine Cal ci inviò una foto di Mike uguale a quella che aveva scatenato il putiferio. Michael non si fece sentire per mezzora, probabilmente perché era andato a casa di uno due a insultarlo in faccia.
Ringraziai Dio che nessuno mi stesse guardando in quel momento. Già il fatto di aver ricavuto una foto del genere di Calum mi imbarazzava, e non poco, ma Michael... stavo morendo di vergogna. Cancellai immediatamente l'immagine dalla galleria ed aspettai che i ragazzi ricominciassero a scrivermi.
Non avevo ascoltato una parola della guida anche quel giorno e nessuno mi diede fastidio. Una volta avevo incrociato lo sguardo ferito di Luke e mi era bastato. Mi chiesi cosa avessero escogitato i ragazzi per racimolare un po' di soldi in quella settimana visto che mancava un componente. Di chitarre potevano essercene due nella band, ma bisognava ammettere che le canzoni erano stupende anche perché avevano quattro voci completamente diverse che facevano da contrasto tra di loro. Forse si erano presi una pausa e stavano pensando come comportarsi con Luke quando fosse tornato. Non potevano certo tagliarlo fuori come facevo io, ma di certo non potevano nemmeno fargliela passare liscia.
- Ora potete scendere. Avete quattro ore, ci ritroviamo tutti qui al bus finito il tempo. - disse la professoressa di matematica. Nessuno se lo fece ripetere due volte. In un attimo ci disperdemmo in tutte le direzioni. Io rimasi qualche minuto a passeggiare attorno senza meta. Stavo anche pensando ai provvedimenti che avrebbero preso i ragazzi.
- Sono fuori dalla band. - parlò una voce alle mie spalle con voce strozzata.

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N.A.

Hola Gente! :)
Allora... 300 stelline... sto piangendo come una fontana dalla commozione... Voi non potete immaginare come mi senta in questo momento! Già facevo fatica a credere di essere arrivata a 200 stelline! Ma 300 sono tutt'altra storia! Quindi volevo ringraziare tutte voi, anche le mie lettrici silenziose :)
Ad ogni modo volevo anche avvisarvi che tra pochi capitoli finirà Words e che non ci saranno seguiti, ma ho già in mente altre storie, quindi seguitemi se volete essere aggiornate su altre FF :)
Ora mi dileguo! Bye bye!

Ps. Ho pubblicato inoltre una raccolta di OS ispirate ai testi di Sounds Good Feels Good, se volete passare la trovate nel mio profilo :D

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora