Capitolo quarantesimo

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Mi svegliai lentamente. Sentivo un corpo caldo a contatto con la mia schiena. In testa avevo ben impressi i ricordi della sera precedente. Cercai di voltarmi verso di Lucas, ma mi resi ben presto conto di essere bloccata in un intrico di gambe e braccia. Luke mi teneva protettivamente stretta al petto, mentre le nostre gambe erano incrociate tra di loro. Inspirai il suo profumo e per un attimo mi parve di sentirmi finalmente completa in qualche modo, come se non mi servisse altro che stare lì per essere felice. Mi beai per un altro minuto del suo calore prima di liberarmi sul serio da lui. Lo sentii mugugnare seccato e stringermi ancora di più. Alla fini riuscii a staccarmi da lui. Avevo ancora la sensazione del suo calore addosso,ma stava rapidamente svanendo. Mi voltai per dargli un'ultima occhiata. Era adorabile da addormentato. L'espressione rilassata e la bocca socchiusa. Afferrai il cellulare e sbloccai lo schermo.Avevo un paio di messaggi che mi auguravano il buongiorno dai ragazzi ed uno stranamente da mia madre. Ai ragazzi avrei risposto più tardi, mentre l'altro lo eliminai subito. Feci una foto a Luke e sgattaiolai fuori dalla stanza. Non sapevo cosa mi aspettava quando Luke si fosse svegliato, ma per ora la mia priorità era prepararmi per un'altra scarpinata.

Lucas si tenne a debita distanza per tutto il giorno. Non sapevo come reagire a tutto questo. Forse stava mantenendo la sua promessa di lasciarmi stare. Un messaggio però mi distolse dal pensiero. Michael mi aveva scritto in chat privata.

Mikey:
Domaniti vengo a prendere.

Syd:
Ci sarà mio padre.

Mikey:
Verrò lo stesso.

Syd:
Non fare stronzate, ti prego.

Mikey:
Come andare da tuo padre
e presentarmi come il
tuo ragazzo?

Non sapevo più cosa rispondere. Non sapevo nemmeno se fosse serio o meno.

Mikey:
Scherzavo

Non ebbi tempo di rispondergli. Qualcuno mi picchiettò sulla spalla timidamente. Mi ritrovai a fissare due occhi in tempesta.
- Stai messaggiando con i ragazzi? - mi chiese rivolgendomi un sorriso malinconico. Scossi la testa e ritirai in fretta il cellulare in tasca, per poi rendermi conto di aver fatto una cosa stupida. Il telefono era l'unica via che avevo a disposizione per parlargli.
"Ti sei svegliato bene stamattina?" gli domandai tanto per non finire a guardarci negli occhi imbarazzati. Lucas scrollò le spalle.
- Mi ci è voluto un po' per convincermi che non era solo un sogno il fatto di essermi addormentato con te. -
Per nessun motivo in particolare arrossii. "Allora, ti sta piacendo questo piccolo viaggio?"
Era palese che non volessi parlare di ciò che era successo la notte precedente. Non tanto perché fossi un'insensibile, ma perché sua madre si era avvicinata a noi e in quel momento si trovava solo a tre metri di distanza. Fortunatamente era intenta a parlare con la guida, quindi probabilmente non aveva sentito Luke.
Per tutto il giorno non avevamo fatto altro che scarpinare per la città quasi senza sosta, come pure i giorni precedenti. Ora non volevo altro che immergermi sotto le coperte e riposare le gambe.
- È stato solo un pretesto per scappare. - mi confidò fissandosi la punta della scarpe. Lo guardai sorpresa. Scappare da cosa? Non dovetti nemmeno chiederglielo, mi lesse quasi nella mente. - Dai ragazzi, dalla routine massacrante, dai miei sogni irrealizzabili... ed ora dal dolore. -
Per un secondo distolsi lo sguardo da lui. Eravamo rimasti soli in mezzo alla piazza. Gli altri si stavano godendo l'ora libera per fare shopping. Ci incamminammo per non rimanere troppo esposti ed entrammo in un negozio qualsiasi.
"Luke, gli altri ti vogliono ancora. Non fare lo stupido."
Lo vidi mordersi il labbro.
- Ho venduto i miei sogni, Sydney, con quella chitarra. Voglio semplicemente dimenticare e ricominciare tutto da capo... come voleva mia madre. -
Scossi la testa. Non riuscivo a credere che avesse veramente gettato la spugna. Nemmeno quando si era confidato con me dopo la prima esibizione loro che avevo visto. "Ti vogliono bene come se fossi loro fratello." insistetti, ma questo sembrò solo demoralizzarlo di più. Si mise a guardare qualche vestito da donna, forse per non incrociare i miei occhi.
- Questo vestito ti starebbe bene addosso. - disse mostrandomene uno. Era corto, nero con stampati sopra dei fiori lilla come i miei capelli, con lo scollo a cuore ed una cinturina color crema. Lo guardai un attimo confusa ammettendo che fosse bello, ma non era quello il punto. Non dovevamo parlare di vestiti, ma di lui, Michael, Calum ed Ashton. Cosa ne sarebbe stato di loro? Non potevo immaginare i ragazzi andare a cercare un sostituto di Lucas, anche perché non ce n'era motivo. Lui era dentro. E lo sarebbe stato in qualsiasi caso.
"Lucas, ascoltami, ti prego!" lo supplicai. Il biondo gettò un sospiro frustrato e si scompigliò i capelli passandoci una mano attraverso.
- No, Sydney. - mormorò dolcemente. - Basta. Voglio dimenticare almeno fino a domani tutti i miei problemi ed i miei dubbi. Non voglio parlare anche con te dell'unica cosa che mi sta consumando. - proferì. Non potei fare altro che annuire. - Esci con me stasera. - parlò poi tutto d'un colpo. Non mi stava guardando, ma dovette intuire che ero ancora abbastanza confusa. - Voglio invitarti ancora a cena fuori. C'è un posto carino ed appartato vicino al nostro hotel, niente di troppo lussuoso. - mi assicurò. Ancora non avevo dato una risposta. - Dammi un'ultima possibilità, Sydney Brent. Tu sei l'unica cosa che mi sia rimasta. -
Incrociai finalmente i suoi occhi in tempesta. Erano malinconici, troppo malinconici per una sola persona. Assentii.
Lucas sorrise dolcemente con le labbra e ritornò con lo sguardo al vestito. Ero sicura che i ragazzi avrebbero chiarito tutto il giorno successivo.

Words. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora