10. Sconosciuti

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Sammy's POV
"Vogliamo entrare? Te la senti?" Dissi premurosamente guardandola negli occhi.
Fece un respiro, chiuse gli occhi e poi annuii.

Forse sarebbe stato il caso di prenderla per mano però in quel momento tutti la fissavano e facevano bisbigli e commenti su di lei, non volevo farla sentire più in imbarazzo di quello che già era.
Lei comunque, nonostante tutto, aveva sempre quell'aspetto della persona sicura di sé e abbastanza potente; ecco quello che percepivo.

Le misi la mano dietro la schiena per accompagnarla verso la porta d'entrata della scuola...
Quando sentii che si fermò, come quando era bloccata davanti al grande cancello:
"Sammy non me la sento." Disse seria fissando il cemento sotto i nostri piedi.
Cosa avrei dovuto fare?
La presi per mano e la trascinai dentro la scuola per poi portarla dentro l'aula di musica. Tutti ci fissavano ma non mi importava, volevo solo che lei in quel momento si tranquillizzasse.

Chiusi la porta e la feci accomodare in un sedia.
Non sapevo bene cosa dirle per tranquillizzarla, però sapevo che lei, con me, si doveva sentire al sicuro, non a disagio, non agitata, non con la paura...
Improvvisai un discorso per calmarla, ma forse ero più agitato io di lei.

Avevo veramente paura di sbagliare e perderla... ecco tutto!

"Ok Emily, allora... ehmm... lo so tutto sta cambiando per te, questo non ti deve spaventare.
È una cosa normalissima la paura e l'agitazione quando si affronta un cambiamento come questo.
Adesso so' che praticamente non ci conosciamo nemmeno, ma questo non mi impedirà di essere l' amico più fantastico di questa terra, lo sai che io sono qui per proteggerti; quindi cosa ti spaventa?" Chiesi non del tutto sicuro di quello che stavo dicendo.
"Nulla, non ho paura di niente" disse lei, anche se percepii che stava mentendo.

"Alzati" dissi improvvisamente.
Lei mi ascoltò e si alzò.

Mi avvicinai verso di lei, pian piano, un passo alla volta, lentamente.
Lei mi stava guardando dritto negli occhi, confusa.
Eravamo a pochi centimetri di distanza, potevo sentire il suo respiro sul collo.
Aprii le braccia e la accolsi tra le mie spalle.
Lei si aggrappo' con le sue braccia attorno al mio collo, io la alzai da terra e le feci mettere le gambe attorno al mio bacino.

Eravamo un solo corpo, come un nodo, attorcigliati.

Alla faccia degli sconosciuti.
In tanti penseranno che è impossibile essere migliori amici di una persona senza conoscerla, eppure guardateci; siamo milioni di volte più uniti di altri.

Sentivo che non era l'agitazione che la fermava, ma la paura.
E le cose sono completamente diverse, da non mescolare o confondere; sono due sentimenti, o meglio, stati d'animo da prendere separatamente.
Lei aveva paura di qualcosa o forse di qualcuno in questa scuola, me lo sentivo. Però non potevo rovinare quel bellissimo momento, sarei stato veramente uno stupido.

Ci stringevamo sempre di più, restammo in quella posizione alquanto strana ma comoda, per 5 minuti buoni.
Dopodiché la campanella suonò, segnava l'inzio delle lezioni.
Così prima di rilasciarla a terra le sussurrai lievemente
"Non preoccuparti".
La appoggiai a terra, dolcemente, con calma.
Lei accenno' un sorriso e disse a bassa bassa bassa voce un piccolo "grazie".

Quando uscimmo dall'aula non c'era anima viva tra i corridoi, ero in ritardo per la lezione.
Lei mi disse di accompagnarla in presidenza; doveva andare là perché così poi il preside avrebbe scelto la sua nuova classe.
Prima però le augurai Buona fortuna e quando stava per entrare le dissi:
"Se vuoi incontriamoci a ricreazione.... ti cercherò io"
Lei si limitò a fare un sorriso con gli occhi.

Così corsi verso la mia classe in tutta fretta, entrai senza bussare e cercai, senza fare rumore, di sedermi al posto.

La professoressa stava scrivendo alla lavagna, e proprio quando credevo di averla fatta franca lei strillo'
"Wilkinson! In presidenza subito! Sono stufa dei tuoi ritardi, non voglio nessuna giustificazione questa volta! Esci!" Lo ammetto sarà già la decima volta che arrivo in ritardo però questa volta avevo un motivo valido.

Presi la mia cartella e mi incamminai di nuovo verso la presidenza.

Emily's POV
L'abbraccio mi confermò tutto, lo sapevo: lui era diverso.
Lo avrei voluto ringraziare infinitamente per quel poco che aveva fatto in pochissimo tempo, ma purtroppo non riuscivo a
a dire grazie molto facilmente.

Lo ammisi, avevo paura di Hayes, a Cameron avevo raccontato del mio primo taglio e della sua storia, ma non credo si aspetti che sia stato il suo amichetto Hayes a farmi tutto quello.
Nonostante Hayes non mi riconosca... la paura di trovarmi davanti la persona che mi ha rovinato l'infanzia non è bello, credetemi.

Ero immersa nei miei mille pensieri quando finalmente dopo qualche minuto d'attesa entrò il preside nella stanza dove lo stavo aspettando
"Buongiorno, te dovresti essere la nuova alunna Emily, benvenuta alla DD SCHOOL.
Io sono il preside Robert Williams." Mi alzai in piedi e gli strinsi la mano.
"Buon giorno preside Williams." Dissi leggermente a disagio.
Dopodiché lui cominciò a parlare della scuola, dei corsi, bla bla bla, della ricreazione, bla bla CHE NOIAAA
Sinceramente non avevo ascoltato una parola, mi feci attenta solo quando tirò fuori dal cassetto un'agenda dove si era segnato la classe dove sarei stata.
Non potevo agitarmi, non ora, non ancora.

"ah ecco trovato, vieni Emily seguimi. Ora ti porto nella tua nuova classe, ti farò presentare e loro si presenteranno."

Dopo aver camminato per diversi corridoi arrivammo alla classe.
Lessi la targhetta che era appesa sulla porta "C172".
Il preside bussò lentamente alla porta dell'aula, ma allo stesso tempo con decisione; poi mise la mano sulla maniglia e pian piano con forza la spinse verso il basso.
La porta era ancora socchiusa e nel frattempo io ero nascosta dietro di lui; inconsapevole di chi mi sarei trovata in classe...

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