7. Veramente

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"Ok vai" disse impaziente.
"Intanto comincio col dire che questi tristi tagli all'apparenza nascondono la mia storia.
Ogni taglio rappresenta una determinata cosa avvenuta, che mi ha fatto soffrire oppure che mi ha fatto cambiare.
Questi tagli diventeranno cicatrici, non scompariranno come semplici ferite, ne sono sicura.
Non che io mi fidi di te... anzi; mi dai l'impressione di una persona piena di sé stessa, popolare, con molti amici e per via delle ragazze...." mi fermai, forse stavo andando troppo fuori argomento.
Certe volte non riuscivo a controllarmi e facevo soffrire le persone senza un motivo.

"Non preoccuparti, ora calmati, fai un grande respiro; ti prego non emozionarti o mi emozionero' anche io" disse prendendomi la mano e stringendomela.

"Tutto è cominciato quando ero piccola, il primo taglio della fila è il più vecchio e rappresenta il dolore che una persona mi ha fatto patire per un mese; giorno dopo giorno. Distruggendomi pian piano.
Il semplice motivo del perchè questi tagli ,compresi i più vecchi, hanno ancora la crosticina è perché li ripasso.
Sì, ormai quello che mi hanno fatto patire è stato fatto, ed eliminare il dolore che ho provato lo vedo come un eliminare una parte della mia vita.
Preferisco ricordare e patire, che dimenticare.
Questo primo taglio risale a più di 4 anni fa' ; ero venuta in vacanza, qui in America, per un mese.
Era estate e prima di partire l'idea di andare in America mi faceva davvero star bene.
Doveva essere una semplice vacanza con la famiglia.
Ma si trasformò in una tortura, in poche parole.
Ogni giorno i miei genitori mi lasciavano con gli animatori dell' hotel per fare giochi e lavori di gruppo, mentre loro andavono con mio fratello in spiaggia.
Il primo giorno vidi un ragazzo, era davvero bellissimo. Non ero troppo timida quindi appena lo vidi andai verso di lui e lo salutai con molto entusiasmo.
Gli chiesi se voleva stare in coppia con me nel gioco che gli animatori ci stavano insegnando.
Io a quel tempo ero l'opposto." Spiegai.

"In che senso l'opposto??" Mi chiese Cameron molto preso dalla storia.
"Ero... grassa. Troppo grassa.
E ora mi vergogno a dirlo ma ero davvero bruttissima..."
Cameron fece davvero una faccia stupita e incredula.
"Quindi mi avvicinai a questo ragazzo e lo salutai senza paura, ero fatta così.
Lui appena si girò mi rise in faccia, e io pensando che fosse uno scherzo risi a mia volta.
Da quel saluto ingenuo cominciò tutto.
Cominciò con insulti, sputi e arrivò a picchiarmi davanti ai suoi amici.
Fino a quando l'ultimo giorno di vacanza si superò... o almeno così mi disse lui
"Non preoccuparti se non ci vedremo più, sono sicuro che qualcun altro farà al mio posto quello che ti ho fatto io, sei uno schifo e uno schifo resterai e siccome domani te ne ritornerai dal paese da cui sei venuta, oggi mi concedo di superarmi..." Ecco questo è quello che mi disse l'ultimo giorno.
Spero tu abbia capito perché preferisco non spiegarlo..." gli scese una lacrima.

Mi guardò negli occhi e mi abbracciò molto forte con le lacrime agli occhi.
Quando vide che però io non ricambiai l'abbraccio si ricordò di quello che gli avevo detto.
||le cose tra di noi non dovranno assolutamente cambiare e tu non dovrai guardarmi con occhi diversi||.
Guardai l'ora e vidi che era davvero tardi.

"Ora devo andare a casa perché domani inizio la scuola e non vado a casa da questa mattina; quindi ciao..." dissi alzandomi

" ma devi ancora finire..." mi disse asciugandosi le lacrime.

"continuerò un altro giorno... e mi raccomando non dire nulla." Dissi freddamente.

"Una cosa del genere non mi azzarderei a dirla a nessuno, stanne certa."

"Spero" dissi abbassando lo sguardo.

Mi avviai verso la porta; ma lui mi bloccò.
"Ti prego solo un abbraccio, ne chiedo solo uno." Non feci in tempo a rispondere che già si era avvicinato a me.
A quel punto non feci altro che ricambiare.
Mi avvicinai a lui e in punta di piedi mi aggrappai con le braccia attorno al suo collo.

Poi aprii la porta e prima di uscire del tutto di casa gli dissi:" grazie davvero... per tutto." Dissi un po' impacciata, non sono una tipa da "grazie".
"Di niente" disse grattandosi i capelli.
Stava chiudendo la porta, quando la sua voce mi fermò nuovamente.
"Aspetta Emily, siccome siete nuovi in questo quartiere è giusto che mi venga a presentare... c'è non solo io, ma anche mia mamma e mia sorella".

"Beh in questo momento siamo molto impegnati con i traslochi....quindi non abbiamo molto tempo..."dissi con insicurezza, era semplicemente una bugia.

"Non era una domanda" disse facendo un sorriso enorme.

Quindi poi senza salutare mi girai e me ne andai.
Ok, lui aveva fatto molto per me però restava sempre il fatto che non era un bella persona.

Tornai a casa e mi chiusi direttamente in camera mia, mi misi a cercare il cellulare, volevo vedere se Sofia mi aveva risposto; però quando aprii la sacca che quella stessa mattina avevo portato via con me non trovai il cellulare.
Lo cercai per tutta la camera
però ad un certo punto sentii la voce di mio fratello chiamarmi:
"Emily vieni è pronta la cena"

Quindi scesi e mi sedetti a capotavola, volevo finire di mangiare il prima possibile, così poi potevo rinchiudermi nella mia camera, come una principessa nel suo castello.

In quel momento la mia camera era l'unica cosa che sentivo veramente mia.

La cena sfortunatamente cominciò a prolungarsi... merda.
Mio papà cominciò a fare un casino di domande a Lorenzo, ormai non si sforzava più a farmele a me perché sapeva che non rispondevo.
Stavo bevendo un bicchiere d'acqua quando sentimmo il campanello suonare.
Avevamo visite.

Secret Love ||MAGCON||Where stories live. Discover now