Chapter 85

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Era passato qualche giorno da quello scontro improvviso tra Levante e Doyoung

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Era passato qualche giorno da quello scontro improvviso tra Levante e Doyoung. Il sole era rimasto sempre lo stesso, infuocato, alto e abbagliante nel cielo. Niente sembrava essersi sconvolto, se non la quotidianità dell'uomo più strano e strampalato del Castello.

Levante aveva ricominciato a blaterare, soprattutto durante le cene nella mensa, quando il resto del popolo voleva solamente consumare il proprio pasto, chiacchierando con le persone vicine e lasciandosi scappare qualche risata.

Questo è l'avvento. Ora lo vedo chiaro, davanti a me. Siamo solo corpi. Siamo solo burattini. Siamo comandati dal filo rosso del destino. Come ci vai sulla Luna? Con la logica. Pura logica. La Luna è lassù, quel corpo celeste. Non precipita verso di noi perché siamo governati da un equilibrio sovrannaturale. Solo se tratteniamo il respiro possiamo vivere sott'acqua. Ma cavolo, in questa landa desolata non c'è il mare! Beati quelli del Villaggio del Fiore Bianco, loro sì che hanno un golfo stupendo! L'ho visto, nei suoi occhi. Lei riporterà tutto alla normalità! Lei ci libererà!

Ma nessuno voleva ascoltare le sue parole. Anzi, lo prendevano in giro, sghignazzando, deridendolo per le sue visioni del tutto prive di ogni comprensione naturale.

Eppure Doyoung, seduto in fondo, rimase ad ascoltarlo nell'ultimo tavolo della mensa, in disparte, unicamente circondato da un Yuta, fin troppo energico per credere che quella fosse la fine della giornata e un Johnny molto sottotono e perso nel suo mondo.

Aggrottò le sopracciglia, per fissare quelle parole nella sua mente, ma senza alcun risultato, perché impossibilitato a decifrare tali discorsi.

Il mattino seguente, Althea si svegliò all'alba, con le prime luci del Sole. Osservò i raggi colpire le mura edificate del Castello, fino a quando non giunsero alla sua finestra, illuminandole il viso.

Rimase nella sua camera per svariate ore, vivendo unicamente di quelle voci, di quelle risate, dei passi che componevano la piazza del suo impero. Poteva immaginarsi le persone scambiarsi il buongiorno, altre di malumore annuire con la testa. Poi poteva vedere Doyoung, già al campo dell'armeria, in attesa dei suoi compagni. Con un panno umido strofinava la sua spada, pulendola da alcuni aloni, seduto sugli scalini in legno del caseggiato.

Eppure Doyoung non stava facendo nulla di tutto ciò. Era anche lui nella sua stanza, sotto le coperte, ancora dormiente, alle prese con un incubo ancor più letale dei precedenti.

Il Diavolo era tornato a fargli visita, nella sua mente, nel momento di maggiore vulnerabilità, quello del sonno, in cui tutto accadeva nelle profondità della sua anima.

Poi una mano bussò alla porta di Althea, risvegliandola così dai pensieri inesistenti.

<< Mia regina? >> chiese una voce titubante dall'altra parte.

E così la ragazza posò i piedi a terra, aggrappandosi al bordo del letto per mettersi in piedi, sbuffando e sollevando gli occhi al cielo. Quante volte gliel'aveva detto ormai, che era semplicemente Althea, la sua più fidata amica.

Exile | Kim DoyoungKde žijí příběhy. Začni objevovat