Chapter 37

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Quel giorno cambiò le sorti della storia

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Quel giorno cambiò le sorti della storia. Tale che avrebbe tenuto un capitolo importante in ogni libro. Chissà quanti studenti avrebbero studiato l'avvenimento in questione e chissà quanti bambini l'avrebbero udito dai racconti dagli anziani del villaggio, quasi come fosse una leggenda. Peccato però che la guerra avvenne e il Castello dell'Esilio ne uscì del tutto sconfitto.

Il corpo di Taeyong venne seppellito dietro al dormitorio est, con gli abiti dell'armeria e la sua tanto amata spada tra le mani, appoggiata al suo busto. Un cumulo di terra lo rivestì, Yuta sperò non ci crescesse l'erba al di sopra, così avrebbe potuto ricordarsi del perimetro perfetto della sua nuova casa.

La morte dopo la morte a cosa potrebbe portare? Yuta non riuscì a rispondersi, pensò solamente al vuoto più profondo, al nulla.

I guerrieri più ribelli vennero incatenati tra loro e portati nelle celle inferiori della reggia. Tutti, insieme a Yuta e Sir Eluard. Il viso del ragazzo, ancora frastornato, con i ricordi vividi impregnati nei suoi occhi, diventò assente, neanche un'emozione da parte sua. Persino la rabbia nei confronti di Sicheng abbandonò il suo corpo.

Ripensò alla corsa disperata verso la reggia della grande signora matriarca, dopo essersi ripreso ed essere scappato dalle grinfie dell'imperatore nemico, alle prese con il fustigare gli altri guerrieri dell'armeria, che non avevano intenzione di dargli retta. Yuta, non appena salì i vari scalini ritrovò i corpi mutilati sull'intera scala a chiocciola. Una pozza di sangue grondante incollò i suoi piedi alla pietra fredda e grigia. Un uomo non sarebbe mai stato in grado di compiere un tale massacro, solamente un mostro.

Ma ciò che lo destabilizzò di più, non appena arrivato in cima nella camera di Nemesi fu la scena che si ritrovò di fronte. Pensò fosse uno scherzo, un'allucinazione, eppure era proprio lui.

Sicheng lo stava aspettando con la testa della grande signora matriarca per le mani. La stava tenendo per i capelli corvini, i suoi occhi erano pietrificati, il suo corpo giaceva a terra poco lontano, tutto il sangue si era sparso come un rizoma sul parquet.

Come potevano esserci due Sicheng? Identici, con gli stessi occhi infuocati e la stessa ira che scorreva nelle vene. Molto probabilmente, lo stesso che lo aveva attaccato e che aveva ucciso Taeyong era sempre un altro di loro, un'altra copia di Sicheng.

E in tutto questo Doyoung non mosse neanche un dito.

Althea, sconvolta da quanto stesse accadendo, lo maledisse per la sua non curanza. Lo strattonò varie volte, chiedendogli di fare qualcosa, dato che era l'unico guerriero in grado di fronteggiare l'imperatore, ma lui si rifiutò. Osservò tutti i soldati dell'armeria ormai ammanettati, standosene impalato, come se non potesse fare nulla. E lui lo sapeva bene, non avrebbe avuto senso lottare, lui aveva già vinto.

Sicheng ebbe solamente un barlume di lucidità, come se fosse tornato in se stesso, quando incontrò il viso di Althea per la prima volta. Abbassò l'arma precedentemente posta all'altezza del suo collo e infine si perse nei suoi occhi, ritrovando la sua essenza nei sogni.

Exile | Kim DoyoungWhere stories live. Discover now