Chapter 2

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Il vento soffiava da nord, spingendosi attraverso le fessure dei mattoni delle mura del castello

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Il vento soffiava da nord, spingendosi attraverso le fessure dei mattoni delle mura del castello. Produceva un rumore quasi rilassante, simile al soffio delle balie sopra le ferite dei bambini.

I tendoni color terra dell'armeria si alzarono leggermente, catturando subito l'attenzione dei presenti. I ragazzi che si stavano allenando, a colpi di spada, si fermarono improvvisamente, percependo l'imminente maltempo. Questo indicava solo una cosa e loro lo sapevano bene, anche se non si manifestava da diverso tempo.

Delle nuvole si addensarono nel cielo, mostrando i primi tuoni luminosi.

Le persone nel vicino campo di addestramento mollarono le armi, per fissare meglio i tendoni al suolo, per paura potessero volare via. Taeyong posò la sua spada in mezzo all'erba, mentre Yuta sistemò l'arco dietro alla sua schiena, inserendo velocemente le frecce nella fondina a tracolla.

Anche la bottega vicino chiuse velocemente i battenti delle finestre, sperando che il maltempo non causasse alcun danno. Taeil si assicurò che tutti i vasi fossero a terra, per paura potessero cadere e frantumarsi.

Molte donne e altri ragazzi corsero all'allevamento, mettendo al riparo il bestiame e cercando di proteggere il più possibile gli ortaggi che stavano coltivando con il duro lavoro. Johnny aiutò le mucche ad entrare, spingendole dentro la stalla.

Intanto, all'interno del castello centrale, nel quale risiedeva la reggia della grande signora matriarca, un uomo continuava a sbraitare giù, nelle prigioni, sotto terra.

Il vento freddo arrivò fino al suo viso, avvisandolo di quanto sarebbe accaduto di lì a breve.

Era il pazzo dell'intero castello dell'esilio, o almeno era così che lo chiamavano. Era un uomo sulla cinquantina, con una barba malconcia e i capelli lunghi disordinati. I suoi vestiti erano ancora sporchi di sugo, da quel giorno che lo portarono nelle prigioni per cercare di calmarlo. In una delle tante cene alla mensa dei dormitori si alzò in piedi, prese del sugo di spinaci con l'indice, dal piatto sottostante e poi iniziò a disegnare la sua maglietta bianca.

Si incise un sigillo, i presenti lo interpretarono così, al centro del petto. Un cerchio con una divisione rettilinea al centro e due puntini a nord e a sud. Nessuno aveva ancora scoperto il suo significato.

Da quel giorno non aveva ancora smesso di blaterare. Assillò così tanto la guardia che proprio questa si inserì due tappi alle orecchie per non sentirlo più.

Eppure lui continuavava a parlare, ma nessuno l'avrebbe comunque capito.

<< Uno, due, tre, non ci vai nello spazio senza logica... Uno più uno fa due, così funziona il mondo... Sì o no, il bene il male, niente si pone a metà... >>

<< La terra non è piatta ma nessuno vuole capirlo... Movimenti circolari, ciò che sale poi scende, l'aria spinge su di noi, mi ancora al suolo, io non posso volare però salto... Uno, due, tre, due più due fa quattro, ma non c'è unità, solo divisione... Se conto uno, due, tre scandisco il tempo, ma se mi fermo non lo percepisco più >>

<< Basta Levante, basta blaterare non ne posso più, mi farai esplodere il cervello uno di questi giorni >> disse la guardia grattandosi il capo, per poi appoggiare la schiena alle mura fredde.

<< Qualcosa di inaspettato sta per accadere, me lo stanno riferendo... Il vento... Il vento è messaggero e il tuono creerà una nuova era... Lei sta arrivando, lei è quasi qui... Il cancello si aprirà, dopo un decennio si aprirà... Uno, due, tre lei saprà cosa fare, lei viene da molto lontano... Lei ha sofferto molto, lo sento... Come puoi camminare se non batti l'attrito della strada, se non sei più forte della spinta della terra... La terra non è piatta, noi siamo a testa in giù, come facciamo a non cadere nel cielo e a rimanere ancorati al suolo? È logica, pura logica, noi siamo destinati a stare qui >>

<< Piantala Levante! Non arriverà proprio nessuno in questa terra desolata! >> continuò completamente ricolmo di ira.

In quel preciso momento però un tuono divise il cielo grigio, sprigionando una luce mai vista, abbagliante e calda, che attraversò le nuvole e tutto l'ambiente circostante. Alcuni alberi nelle vicinanze bruciarono, le sterpaglie si disintegrarono. Fortunatamente non venne riportato alcun danno all'interno del castello, per il bene della popolazione.

Qualcosa a diversi metri dalle mura si mosse, cercando di alzarsi.

E i cancelli si aprirono, per la prima volta dopo quasi un decennio. Il cigolio dei cardini arrugginiti arrivò nell'orecchio di tutti, persino del protettore, che stava assistendo alla scena seduto sulla finestra della sua camera, in cima alla torre centrale della reggia.

Tutti si fermarono increduli, nessuno li aveva avvisati di questo imminente arrivo, solo Levante l'aveva percepito, grazie alla sua pazzia.

Solo alcuni, quasi con le lacrime agli occhi, accorsero fuori per soccorrere la nuova arrivata.

Solo alcuni, quasi con le lacrime agli occhi, accorsero fuori per soccorrere la nuova arrivata

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