Chapter 68

23 8 9
                                    

Il corpo di Althea sudava, tutta la sua pelle era bagnata da goccioline dense di sudore

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Il corpo di Althea sudava, tutta la sua pelle era bagnata da goccioline dense di sudore. I suoi occhi continuavano a muoversi sotto le sue palpebre, mentre le sue labbra erano secche per la disidratazione.

Una mano le afferrò la base del collo, stringendola ai lati. La ragazza iniziò a far fatica a respirare e per questo si aggrappò alle lenzuola del suo letto, cercando di combattere quell'incubo.

I suoi occhi, neri come la pece, erano nascosti dai suoi capelli scuri, in netto contrasto con la sua carnagione pallida. La fissavano, in agonia, ed egli continuava a stringere le dita per sottrarle il respiro.

Doyoung, sopra di lei, a poca distanza dal suo corpo, con le ginocchia appoggiate sul materasso, sfiorandole le gambe, la teneva in pugno. Sul suo viso comparì un ghigno malvagio, quasi divertito. Le sue iridi divennero fuoco.

E Althea si svegliò, ritrovandosi nella sua stanza, da sola. Si toccò istintivamente il collo, mettendosi a sedere e tirandosi appresso tutte le coperte che aveva scacciato. La sua fronte grondava, alcuni ciuffi chiari le si attaccarono alle gote.

Di suo marito nessuna traccia, perché relegato nelle prigioni. Aveva paura, era angosciata, una moltitudine di pensieri si stratificavano nella sua mente dopo il suo ritorno al Castello, dopo aver conosciuto la vera storia delle creature alate.

Così si strinse le gambe, appoggiando una guancia sulle sue ginocchia, perdendosi in quelle immagini appena vissute, nei suoi sogni. Pensò a Doyoung, fino a quando poi non si riaddormentò, accasciandosi sul suo letto quasi senza energie.










Che questo fosse stato un sogno premonitore, ha poca importanza. Perché ciò che si sarebbe scatenato la mattinata seguente, non avrebbe avuto niente a che fare con il protettore in persona.

Althea era sveglia già da un po', intenta ad ascoltare i bruschi movimenti del suo vicino di camera, il re di Invideo, Ten. Egli continuava a spostare i mobili, per chissà quale assurdo motivo, restando confinato all'interno della stanza.

Poi ad un tratto, la tazza bollente e ricolma di tè, ben posizionata sul suo comodino, iniziò ad oscillare, ma non si trattava affatto dei rumori provenienti dalla stanza accanto.

Il cielo si oscurò in fretta, diventando monocromo, di un grigio intenso.

Althea, alzandosi dal suo letto e avvicinandosi alla finestra, osservò i fenomeni delle nuvole, fino a quando alcuni mostri alati non iniziarono a scendere, buttandosi nel vuoto dell'atmosfera.

E solo allora aggrottò le sopracciglia, in un'espressione confusa.

Per quale motivo erano tornati? Ormai il loro creatore era morto, avevano bisogno di altri corpi? Questo non era il patto che avevano concordato, prima che li riportassero lì al Castello.

Infatti, quel giorno, fu ella stessa a decidere per conto imperiale, dato che il suo consorte Sicheng era improvvisamente fuori di sé, incapace di ragionare e di prendere una decisione. Althea chiese una tregua, una pace. Nessuno li avrebbe attaccati, inutile dire che nessuno avrebbe proferito parola sulla loro origine. E in cambio loro li avrebbero lasciati in pace, dimenticandosi del Castello dell'Esilio.

Exile | Kim DoyoungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora