- CAPITOLO 9 -

52 4 2
                                    

- 9 -

SOPHY

Sophy aprì gli occhi, ma una dolorosa fitta la costrinse a richiuderli immediatamente. La stanza era relativamente buia, ma con quell'emicrania anche un solo filo di luce sembrava trafiggerle la testa come una spada. Strinse le palpebre per provare ad attenuare quel crudele pulsare, ma non ottenne alcun beneficio. Aveva sete, tantissima sete. Fortunatamente, notò attraverso le palpebre semichiuse, che sul comodino c'era un bicchiere colmo d'acqua, Sophy la ingollò in un'unica lunga sorsata.

Sempre combattendo con il mal ti testa, si mise seduta ed osservò le proprie gambe nude sbucare da una corta vestaglietta di seta rosa. L'aveva ordinata per errore ad un delivery qualche giorno prima e non aveva ancora avuto il tempo né la voglia di restituirla al negozio. Ma allora perché la indossava? Non era decisamente il suo genere... Non se non c'era Nick nei paraggi.

Nick.

Sophy avvertì un profondo ed inspiegabile senso di disagio e turbamento a pensare a lui. Che cosa era successo? Perché non riusciva a fare ordine tra i suoi pensieri? Cercò di fare lunghi respiri per domare il panico che non faceva che incrementare la frequenza delle fitte alla testa. Chiuse gli occhi e cercò di passare in rassegna i suoi ricordi più recenti.

Sapore di caffè sulla lingua.

Un abbraccio.

Una doccia gelida.

Un pianto disperato.

Occhi blu.

Occhi verdi.

Due corpi avvinti dalla passione.

No, impossibile! Non aveva alcun senso.

Scosse la testa ignorando una nuova fitta di dolore dietro gli occhi. Non poteva lasciarsi guidare da quei flashback sconnessi ed incoerenti. Doveva reagire. Si alzò dal letto e andò a sciacquarsi la faccia con l'acqua fredda cercando di ignorare il malsano pallore del proprio riflesso nello specchio. Si passò una mano tra i capelli disordinati, poi si avviò verso la piccola cucina in cerca di altra acqua fresca e di un qualche rimedio a quella terribile emicrania. Mentre raggiungeva la soglia della zona notte, però, si bloccò riuscendo a stento a trattenere un urlo.

Sul suo divano c'era qualcuno. Un uomo. Anzi no, non un uomo qualunque: Derek.

Sophy, sempre più confusa, si coprì la bocca con una mano mentre lo osservava. Stravaccato su quel divano che per Sophy era enorme ma per lui era piccolissimo, Derek stava dormendo. Sophy percorse con lo sguardo quel corpo possente abbandonato al sonno. Indossava solo un paio di pantaloni sportivi grigi. La felpa abbinata giaceva appallottolata in un angolo del divano, come se lui se la fosse tolta nel cuore della notte, provato dal caldo. Gli occhi di Sophy si persero tra le linee ben marcate dei suoi addominali per poi accarezzare i muscoli possenti del braccio sollevato dietro la nuca. I capelli neri di Derek, solitamente legati, gli cadevano sulle spalle mentre un ciuffo ribelle gli solcava il viso ingentilito dal sonno. Sophy dovette resistere all'istinto di avvicinarsi per spostare quella ciocca, per sistemargliela dietro l'orecchio. Il petto possente e nudo di Derek si sollevava e abbassava ad un ritmo cadenzato e rilassato.

Sophy aveva troppe domande e troppa paura di scoprire le risposte, così decise di non svegliarlo, almeno per il momento. Si mosse verso la cucina, ma un improvviso capogiro la fece barcollare. Si appoggiò alla parete ma con i piedi urtò il tavolino. Il rumore, suo malgrado, svegliò Derek.

«Sophy?» esclamò con la voce impastata e i grandi occhi verdi confusi dal sonno. Al contrario di Sophy, però, a lui bastò un solo istante per riacquisire la totale lucidità. «Finalmente ti sei svegliata! Sono passate quasi ventiquattro ore! Stai bene?»

MITOCITY 3 - La StrutturaOn viuen les histories. Descobreix ara