- CAPITOLO 51 -

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DOUGLAS SKYLAND

Due ore prima

Douglas Skyland sorrise a sua moglie Pamela mentre il piccolo Patrick porgeva a Nicole, la sua sorellina gemella, un disegno che aveva appena realizzato per lei. Il bambino spiegò, con la sua dolcissima vocina infantile, che quello scarabocchio rosso rappresentava un "DAGO" (che la sera prima Douglas aveva scoperto significare "drago"). Nicole, nella sua tutina rosa piena di brillantini, prese il disegno e, dopo averlo studiato per un po' con il suo adorabile musino imbronciato, lo gettò a terra con strepitosa noncuranza. Inevitabilmente Patrick si offese e cominciò a fare i capricci piangendo senza lacrime e lanciando per aria pennarelli e matite colorate. Nicole, spaventata o forse solo infastidita dalla reazione del fratello, scoppiò a sua volta in lacrime. Pamela alzò gli occhi al cielo prima di prendere in braccio Patrick per portarlo in cucina, lontano dalla sorella che, nel frattempo, Douglas abbracciò e coccolò fino a che non smise di singhiozzare. Con la sua bimba ancora stretta al petto, l'uomo si voltò verso la sua adorata moglie per scambiarsi con lei uno stanco sorriso complice. Ecco cosa significava avere due gemelli di poco meno di tre anni.

Quando quell'ennesima crisi fu sedata e i gemelli ricominciarono a giocare insieme in salotto, Douglas si avvicinò a Pamela stringendola da dietro mentre era intenta a rassettare il piano della cucina sul quale lui aveva preparato la colazione per tutti.

«Sei teso per oggi?» gli chiese la moglie appoggiandosi al suo corpo.

«A dire il vero no, solo eccitato all'idea della promozione» rispose lui baciandole la tempia.

«Sai che non porta bene parlarne prima!» lo redarguì lei.

Quella sarebbe stata una giornata davvero importante per Douglas. Mancavano meno di quarantotto ore all'inizio dei colossali spettacoli che il governo aveva organizzato in contemporanea in tutti gli stadi della città. Douglas e Pamela, così come tutti i loro vicini, avevano accolto quella notizia con un certo scetticismo che, però, era andato scemando giorno dopo giorno fino a sfociare in un diffuso entusiasmo. Inizialmente Pamela non voleva che i bambini partecipassero a quei mastodontici e rumorosi spettacoli, ma trovare qualcuno che si occupasse di loro risultava impossibile dato che nessuno in città era intenzionato a perdersi quell'evento, così avevano deciso che avrebbero vissuto quell'esperienza tutti e quattro insieme. Sarebbe stata un'ottima occasione per vivere dei bei momenti da serbare come ricordi di famiglia. Ma per Douglas quel periodo, e quella giornata in particolare, non erano speciali solo per quel motivo. L'azienda pubblicitaria per la quale lavorava da sempre, infatti, era stata scelta per creare dei brevi spot da trasmettere sui maxi schermi degli stadi proprio durante quegli spettacoli colossali. O almeno, queste erano le poche informazioni che erano trapelate dai piani alti. Quel giorno, però, Douglas avrebbe partecipato ad un'importante riunione durante la quale si sarebbero definiti i dettagli e, l'uomo ne era sicuro, il suo capo gli avrebbe confermato la promozione che ormai era nell'aria da mesi.

«E allora non ne parlerò» concesse Douglas scoccando un secondo bacio sui capelli profumati della moglie. «Ma ti assicuro che lo spot che ho in mente è insuperabile».

«Di questo non ne dubito» rispose la moglie girandosi nel suo abbraccio per guardarlo negli occhi. «E il tuo talento sconfinato è uno dei motivi per cui ti amo tanto».

Douglas la baciò con tenerezza e subito i bambini, che stavano facendo capolino dalla porta della cucina, si profusero in lamentele e versi disgustati. I due sposi smisero di baciarsi e scoppiarono a ridere mentre i loro cuccioli correvano teneramente ad unirsi a quell'abbraccio.

Douglas abbassò lo sguardo e sentì il cuore traboccare di gioia e gratitudine nei confronti della vita. Sua moglie, che gli aveva allacciato un braccio attorno ai fianchi, aveva posato la testa sul suo petto mentre guardava i loro bambini sorridendo e stringeva con amorevole tenerezza le loro manine paffute. Douglas coprì le loro mani con la sua, più grande e forte, e sorrise. Bramava da tempo la promozione che si augurava di ottenere in giornata, ma era consapevole che la sua fortuna più grande era già lì, tra le sue braccia.

Dopo la consueta traversata della città a bordo del solito pullman gremito, Douglas entrò in ufficio con il sorriso sulle labbra. Per tutto il viaggio aveva sentito chiacchierare i passeggeri dell'autobus del grande evento che si sarebbe tenuto la sera seguente. In molti si aspettavano di assistere a grandiosi concerti, altri speravano di poter tifare per la proprio squadra del cuore in una partita speciale, altri ancora credevano che si sarebbe tenuto il discorso qualche importante personaggio pubblico. Douglas ascoltò le loro opinioni senza mai esprimere la propria, ma soffermandosi sulla sconvolgente idea che c'era una sola cosa che tutte quelle persone avrebbero inevitabilmente visto: i suoi spot pubblicitari.

«Buongiorno!» lo salutò Matilda, la sua collega più espansiva e chiacchierona. «La riunione avverrà tra pochissimi minuti. Hai giusto il tempo di un caffè Skyland!»

«Mi stai velatamente suggerendo di offrirne uno anche a te, Matilda?» chiese Douglas, che la conosceva fin troppo bene.

«Se proprio ci tieni...» rispose lei facendogli l'occhiolino.

Come ogni mattina, la coda alla macchinetta del caffè era spaventosamente lunga. L'agenzia contava un centinaio di dipendenti e una sola zona bar dotata di un unico distributore di caffè.

«Con i soldi che guadagneremo con questo contratto pubblicitario vi prometto che farò installare un secondo distributore» disse il signor Froyer, il loro capo, allontanandosi con il proprio espresso fumante tra le mani. La piccola folla presente sorrise e gli concesse addirittura un piccolo applauso. «Douglas, Matilda, vi aspetto in sala riunione tra cinque minuti».

Douglas e Matilda entrarono nella sala riunioni dalle pareti di vetro proprio mentre il signor Froyer stava distribuendo dei fascicoli davanti ad ognuna delle dieci postazioni del tavolo ovale. Douglas si sedette al proprio posto ed iniziò a sfogliare il materiale con sguardo avido. Su quei fogli di carta erano scritte le informazioni che tutti stavano cercando: era la scaletta dettagliata degli spettacoli della sera dopo.

La riunione iniziò con un lunghissimo intervento di Froyer che si vantò della commissione ottenuta e ringraziò tutti i colleghi per la sconfinata creatività e le forti personalità. Il clima nella sala riunioni era allegro e leggero come non lo era mai stato prima di allora, quel contratto avrebbe dato eterno lustro all'agenzia che, inevitabilmente si sarebbe finalmente espansa come meritava.

Douglas stava per fare il proprio intervento quando uno strano odore iniziò a pervadere l'ambiente. Tutti storsero il naso e si guardarono attorno confusi, il signor Froyer si avvicinò alle finestre che però, nonostante i suoi sforzi, non si aprirono. Mentre l'odore si faceva più intenso e soffocante, Matilda cercò di aprire la porta di vetro, ma anche quella era misteriosamente bloccata. Gli altri colleghi di Douglas corsero alle finestre cercando di forzarle o di spaccarne gli spessi vetri che, però, risultarono infrangibili. Con il terrore negli occhi, Douglas osservò una massa di fumo viola diffondersi nella stanza riempiendola di quell'odore nauseabondo. Tutti i presenti si agitarono tossendo convulsamente.

«Che succede?»

«Aiuto!»

«Siamo bloccati qui dentro!»

Quelle voci spaventate e disperate si avvicendarono intorno a Douglas che, tra un colpo di tosse e l'altro, riuscì a scrivere un messaggio a sua moglie. Aveva ancora davanti agli occhi, ora appannati da quel fumo malsano, l'immagine di loro quattro stretti in un sorridente abbraccio vicino al bancone della cucina.

Vi amo.

Quelle furono le uniche parole che Douglas riuscì a scrivere prima di premere invio. Le ultime parole che pensò e le prime che dimenticò.

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now