- CAPITOLO 53 -

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SOPHY


Il cielo proruppe in un pianto disperato mentre Sophy reprimeva a stento un grido di terrore. Quei freddi e vuoti occhi verdi continuavano a fissarla mentre un sorriso carico di disprezzo e rancore si dipingeva su un volto pallido e crudele.

«Ci rivediamo, mia cara ex promessa sposa».

«Ivan» sussurrò Sophy con il terrore nella voce, nello sguardo, nelle ossa. L'aveva salutata allo stesso modo qualche settimana prima, quando l'aveva rapita per consegnarla a Nick. Per un attimo Sophy tornò a quella baita e poi ancora più indietro, alle mani di Ivan che le percorrevano il corpo mentre erano nella Grotta del Sospiro. Fece un passo indietro e quasi inciampò nella bici che, spinta dai suoi fianchi, cadde rumorosamente sull'asfalto bagnato.

«Che ci fai qui?» chiese cercando di non farsi prendere dal panico, di non farsi sopraffare da tutti i ricordi sgradevoli che quegli occhi spenti e quella voce untuosa le facevano riaffiorare.

«Potrei chiederti la stessa cosa: che ci fai tu, piccola ribelle, accanto ad uno degli stadi a poche ore dal grande evento?» la provocò Ivan.

«Nulla che possa riguardarti» rispose Sophy raddrizzando le spalle. Non aveva intenzione di mostrarsi fragile e spaventata. La prima cosa da fare era trovare un modo di tirare su la bici senza essere costretta a dare le spalle al suo folle aggressore.

«E questi cosa sono?» chiese Ivan che, prima che Sophy potesse fermarlo, le afferrò il mento con una mano mentre con l'altra le sfilava con uno strattone gli occhiali da sole con i quali aveva filmato gli interni dello stadio. «Sono piuttosto fuori luogo sotto la pioggia, non credi?»

Sophy si sottrasse alla sua presa ma non poté fare nulla per gli occhiali che Ivan scagliò con forza contro il muro di mattoni verso il quale la stava inesorabilmente spingendo. La ragazza non voleva indietreggiare, ma Ivan, nonostante il suo fisico non esattamente imponente, quel giorno sembrava più grande, più forte, più pericoloso che mai.

«Che cosa vuoi da me questa volta?» ringhiò Sophy chiudendo le mani a pugno per impedirsi di farle tremare.

«Mettere fine a tutta questa storia una volta per tutte» spiegò Ivan con calma facendo un altro passo verso di lei. La pioggia gli aveva incollato i corti capelli biondi sulla fronte e la felpa scura al fisico asciutto.

«Non capisco» disse Sophy rifiutandosi di indietreggiare ancora e costringendosi a non pensare al proprio vestito leggero, ormai incollato alle sue curve come un'umida seconda pelle. «Cos'altro vuoi ottenere?» Non era sicura di volerlo sapere, ma far parlare Ivan fu l'unico modo che le venne in mente per distrarlo abbastanza da tentare la fuga. «Quando mi hai consegnata a Nick lui ti ha dato tutto ciò che gli hai chiesto!»

«Quello di Nick era solo un contentino» sminuì lui con un gesto della mano. «Io voglio molto di più e finalmente ho trovato qualcuno disposto a darmelo».

«Mi chiedo come la gente possa ancora fidarsi di te! Non hai fatto altro che venderti, senza criterio o lealtà, a chiunque ti offrisse qualcosa in cambio. Prima tuo padre, poi Marcus, il Giocatore, Nick... E ora? Chi è il tuo nuovo fortunato padroncino?» continuò a provocarlo Sophy mentre un sospetto terribile si faceva strada dentro di lei.

«Qualcuno che ha finalmente riconosciuto il mio valore e mi ricompenserà con il ruolo di rilievo che merito da sempre» rispose lui, accennando un sorriso.

«Credimi: chiunque sia ti sta prendendo in giro» continuò Sophy, ostentando sicurezza. «Tu non hai alcun valore».

«Forse hai ragione. Non ho onore né valore» rispose lui, spaventosamente calmo. Sophy si era aspettata un scatto d'ira, qualcosa che lei avrebbe potuto ritorcergli contro prima di superarlo e correre via. «Ma ora sono qui con te, ed ho questo».

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now