- CAPITOLO 2 -

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SOPHY

«Ti lascio sola per meno di dodici ore e ti ritrovo già con uno SmartRing al dito?» Fu il saluto di Meg. Quella mattina la collaboratrice di Derek indossava un top verde traforato, dei pantaloni di pelle neri e degli anfibi dello stesso colore.

Sophy ridacchiò a quel commento inclinando la mano per osservare meglio il suo nuovo anello lucente. Mentre lasciavano l'Edificio 2, Sophy raccontò a Meg che era stato Derek a regalarglielo e che aveva trascorso gran parte della notte a familiarizzare con quella nuova e stuzzicante tecnologia.

«Che c'è? Non riuscivo a dormire!» si giustificò con un'alzata di spalle. Era la verità: quando si era messa a letto i pensieri negativi e le paure l'avevano travolta come un fiume in piena e per non cadere nel panico aveva preso le istruzioni dello SmartRing ed aveva iniziato a capirne il funzionamento.

«In un primo momento ho pensato di non accettarlo nemmeno» rivelò Sophy.

«E perché mai?» chiese Meg, un sopracciglio sollevato.

«Perché Derek non mi deve niente» spiegò con un alzata di spalle, come fosse ovvio. «Non è un mio amico, per lo meno non più. Non da quando ho scoperto che è lui il sadico che ha... »

«Derek non è un sadico!» la contraddisse Meg, il suo tono era duro ed il suo sguardo estremamente serio. «Che tu ci creda o no, tutte le sue azioni, anche quelle che possono apparirti spietate o sconsiderate, in realtà sono volte al bene».

«Lo dici solo perché è il tuo grande capo» ironizzò Sophy.

«No, lo dico perché so con assoluta certezza che è così. So che Derek è una brava persona. La stessa persona che hai conosciuto ed apprezzato mentre era con te a MitoCity».

«Non crederò più a queste stronzate» la rimbeccò subito Sophy. «Tu lo idealizzi. Forse solo perché è il tuo capo, o magari perché vi ha fatto il lavaggio del cervello. Oppure, chissà, magari sei cotta di lui!»

Sophy si rese conto della cattiveria con la quale aveva espresso quelle sue illazioni ma non riuscì a pentirsene. Era ancora troppo arrabbiata con Derek, troppo delusa.

«Ti assicuro che ti stai sbagliando» rispose Meg con un'incredibile serenità nella voce. «La mia fiducia e la mia stima nei confronti di Derek sono quanto di più autentico e sincero possa esistere e ti assicuro che avrai modo di rendertene conto tu stessa. Ad ogni modo, ora basta parlare di Derek. È il momento di imparare qualcosa».

Prese da quella accesa conversazione, le due ragazze erano entrate nell'Edificio 1 ed avevano raggiunto l'openspace pieno di postazioni pc che Sophy aveva intravisto la sera prima.

Meg condusse Sophy fino ad una coppia di scrivanie libere e si impadronì di quella di sinistra. Sophy si accomodò sulla poltroncina a rotelle, che trovò incredibilmente comoda, e si soffermò ad osservare il monitor e la tastiera. Impresso sulla scocca di ogni dispositivo c'era un logo: un triangolo i cui lati si prolungavano per sfociare rispettivamente in un cerchio, una X ed un quadrato. Era lo stesso logo che Sophy aveva trovato negli appunti di sua madre, lo stesso che aveva permesso a sua nonna Clotilde di fidarsi di lei. Sophy si costrinse ad interrompere il flusso dei suoi pensieri prima di affogarci dentro e tornò a studiare l'apparecchiatura che aveva davanti. Al contrario dello SmartRing, che era una grande innovazione rispetto ai comuni cellulari, i computer sembravano piuttosto simili a quelli che Sophy era solita vedere a MitoCity.

«Sì, l'aspetto è lo stesso» disse Meg, come se le avesse letto nel pensiero. «Ma ti renderai presto conto di quanto la tecnologia qui sia avanti in fatto di potenza di calcolo, memoria e velocità».

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now