- CAPITOLO 11 -

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SOPHY

Derek stava ancora guardando Sophy con intensità quando quattro giovanotti ridanciani entrarono nella sala biliardo.

«Vieni» disse Derek prendendola per mano e conducendola verso l'uscita. «Andiamo a parlare in un posto più appartato».

Sophy lo seguì fuori da quella stanza e si fermò con lui davanti ad una parete poco distante. Derek le lasciò la mano e si connesse al proprio SmartRing. Poco dopo, sulla quella parete bianca, scattò la serratura di una porta che fino ad un istante prima era stata pressoché invisibile.

«Wow» sussurrò Sophy che non smetteva di sorprendersi delle sorprese tecnologiche presenti nella Struttura.

«Solo io ho accesso a questa stanza» spiegò Derek continuando ad interagire con il proprio SmartRing. «Ed ora anche tu: ti ho appena inviato la chiave d'accesso».

Sophy sentì il suo sottile anellino brillante emettere la sua consueta vibrazione di notifica. «Cosa c'è qui dentro?» chiese poi, facendo un passo avanti con la mano protesa verso la porta.

Derek la fermò. «Aspetta. È una sorpresa! Chiudi gli occhi» le ordinò, la voce venata di genuino entusiasmo.

Sophy, fin troppo incuriosita, obbedì senza obiezioni. Sentii Derek aprire la porta, poi percepì i suoi passi sicuri alle proprie spalle, un istante dopo il ragazzo le coprì gli occhi chiusi con le sue grandi mani calde.

«Andiamo» le sussurrò all'orecchio.

Sophy represse un brivido indesiderato ed inopportuno poi, guidata dai movimenti di Derek, fece un primo passo verso quella porta misteriosa.

«Eccoci. Continua a tenere gli occhi chiusi» disse Derek poco dopo, togliendole le mani dal viso. «Fai un passo avanti... Perfetto. Ora aprili».

Sophy seguì le sue indicazioni e...

«Wow!» esclamò portandosi le mani alla bocca. «È...è bellissimo!»

Sophy si guardò intorno più e più volte per assimilare tutta la bellezza che la circondava. La stanza in cui Derek l'aveva condotta era ampia e ben illuminata. Ma la cosa più incredibile erano le pareti che sembravano proprio essere...

«Vetrate?» chiese, voltandosi verso Derek. Da quando era alla Struttura le mancava la possibilità di affacciarsi ad una finestra.

«Purtroppo no» sorrise lui a mo' di scuse. «Ma ne hanno tutta l'aria, dico bene?»

«Beh sì... Di qualsiasi cosa si tratti è incredibile!»

Sophy non riusciva a smettere di girare su se stessa. Le pareti, fin troppo simili a enormi vetrate, erano affacciate su uno sconfinato paesaggio marittimo. Sophy e Derek si trovavano al centro di quella che aveva tutta l'aria di essere una terrazza affacciata sull'oceano sconfinato. Forse Sophy se la stava solo immaginando, ma nell'aria sentì addirittura una delicata brezza salmastra. Nel suo petto si scatenò un desiderio da tempo dimenticato: quello di disegnare. Avrebbe voluto riprodurre quel paesaggio meraviglioso per poi colorarlo nel vano tentativo di farlo anche solamente somigliare all'originale.

«Ho ideato questa stanza appena sono arrivato qui» spiegò Derek. «Come avrai notato, questo posto non ha finestre e talvolta è facile sentirsi un po'...in trappola. Inizialmente la usavo come rifugio personale: venivo qui per pensare senza interferenze, per piangere liberamente o per valutare con più calma come comportarmi in questa o quella situazione. Poi ho pensato che si potesse fare qualcosa di più, così ho ideato un sistema di SmartRing interconnessi con lo scopo di proiettare la stessa immagine su tutte e quattro le pareti in una soluzione di continuità tanto perfetta da far apparire il paesaggio quasi reale». Parlando, Derek si era avvicinato alla porta dalla quale erano entrati. Dal soffitto pendeva una lucida sfera argentata del diametro di una ventina di centimetri. Sulla sua superficie erano incastonati una decina di SmartRing dalla minimalista scocca metallica. Derek trafficò con il proprio dispositivo e, pochi secondi dopo, la stanza...cambiò.

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now