- CAPITOLO 44 -

48 3 0
                                    

- 44 -

SOPHY

Sophy osservò Derek armeggiare con lo SmartRing prima di proiettarne lo schermo sulla parete della piccola stanza bianca nella quale si erano rintanati. Era calmo. Troppo calmo.

Sophy avrebbe voluto chiedergli ancora una volta se stesse bene, ma lui le aveva già ripetutamente risposto di sì. Eppure lei non poteva credere che scoprire la vera identità del Game Master non l'avesse scosso: Sophy era rimasta profondamente turbata nello scoprire che si trattava di Petra ed era surreale che Derek, che era coinvolto molto più da vicino di lei in quella storia, riuscisse a mantenere una tale gelida calma.

«Non guardarmi come se fossi una bomba pronta ad esplodere» le disse voltandosi verso di lei. Probabilmente si era sentito addosso il suo sguardo preoccupato. «La calma che vedi non è forzata. Forse arriverà il momento in cui il peso di tutto ciò che sta succedendo mi butterà giù, ma ti giuro che attualmente mi sento lucido e determinato a venire a capo di tutta questa orrenda situazione. Non voglio perdere altro tempo».

«Ok» disse Sophy prendendogli il viso tra le mani. Un leggero velo di barba le solleticò il palmo. «Ma ricordati che io sono qui con te. Ci sono per impedirti di crollare, per raccogliere le tue lacrime, per amarti e per sostenerti. Sempre e comunque».

«Lo so» rispose Derek con un sorriso triste e innamorato. Posò la fronte contro quella di lei e i loro respiri si mescolarono. «Sei la mia forza e te ne sarò sempre grato».

«Pronta?»

«Sì» rispose Sophy, seduta accanto a Derek di fronte alla schermata di videochiamata. Al centro dello schermo, in un cerchio luminoso, brillava la foto di una sorridentissima Meg con il suo taglio di capelli stravagante ed uno dei tanti tatuaggi ben visibile sulla parte bassa del collo. «Non abbiamo nulla da perdere».

Derek le strinse la mano e le posò un lieve bacio sulle nocche prima di avviare la conversazione. Lo SmartRing di Meg suonò a vuoto per un minuto interminabile. Sophy e Derek stavano per desistere quando il bel viso della ragazza iniziò a campeggiare sullo schermo. Sophy non l'aveva mai vista tanto provata. Aveva gli occhi stanchi e i ricci afro, sebbene curatissimi, erano pettinati in modo da coprire la parte di testa rasata e il tatuaggio che dall'orecchio sinistro le scendeva fino alla clavicola.

«Ciao ragazzi» disse ansimando. «Scusate il fiatone. La chiamata mi ha colta alla sprovvista: ho dovuto trovare un posto sicuro in cui nascondermi prima di rispondervi».

Un muscolo si contrasse sulla mascella di Derek. Quella risposta presupponeva che la situazione alla Struttura fosse quanto mai tesa e complessa.

«Come stai?» chiese Sophy, preoccupata dalle occhiaie pronunciate dell'amica.

«Non bene» ammise lei. «Qui va tutto male da quando... » Si morse il labbro come a voler tacere qualche importante informazione.

«Tranquilla Meg» disse Derek, «sappiamo di Petra».

«Oh... E nonostante ciò, vi mettete in contatto con me» considerò Meg, perplessa. «Come fate a fidarvi così tanto di me?»

«Perché per me sei come una sorella» decretò Derek. «Ti conosco più di chiunque altro e sento di potermi fidare di te anche in una situazione del genere».

«E se ti sbagliassi?»

«Avrei ben poco da perdere ormai».

Sophy rabbrividì nel sentire la rassegnazione racchiusa in quelle parole. Gli posò una mano sulla gamba. Io ci sono.

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now