- CAPITOLO 8 -

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DEREK

Derek sbadigliò stiracchiandosi sulla comoda poltrona del suo ufficio. Quella notte non aveva dormito. Il giorno precedente era stato carico di avvenimenti e di problemi e lui si era ritrovato a trascorre la notte davanti al pc. L'ispezione dall'esterno era stata del tutto inaspettata. Se da fuori avessero iniziato a sospettare concretamente che lui e il suo team si trovavano lì... Non poteva permetterlo. Non erano ancora pronti.

E se quella preoccupazione non fosse stata sufficiente a fargli perdere il sonno, c'era stata anche la strana riunione che si era tenuta a MitoCity. Derek non aveva mai avuto particolare simpatia per Nick, ma quel ragazzo era il leader perfetto. Certo, nell'ultimo periodo era stato drastico nelle sue scelte, ma Derek sapeva bene quanto fosse difficile il ruolo di capo. Quando tutti dipendono dalle tue decisioni è normale che quel peso ti porti ad indurirti, ad essere più rigido del solito. La durezza di Nick, però, sembrava aver deluso Felicity e gli altri vertici di MitoCity. Derek si rendeva conto che, dal punto di vista di chi aveva vissuto la dittatura dei Capi Supremi, Nick poteva davvero iniziare a fare paura e a sembrare il despota che, per come Derek lo conosceva, non era mai stato prima di allora. Derek aveva scelto Nick come capo di MitoCity perché era convinto che sarebbe stato all'altezza di quel compito. Se ora la sua figura di leader fosse stata sovvertita, per Derek sarebbe stato un ulteriore e sgradevole grattacapo. Non voleva continuare ad intromettersi con gli interventi correttivi tipici della sua figura di Giocatore, ma sapeva che, se le cose fossero precipitate, non avrebbe potuto astenersi dall'agire. Ecco perché aveva voluto assistere in prima persona, sebbene in differita, all'intera riunione. Per lui i dettagli erano sempre stati importanti e quindi valutare le varie espressioni facciali e le tante parole utilizzate durante quel vertice era di vitale importanza.

Qualcuno bussò alla porta distraendolo dal lavoro, ma non dalla stanchezza.

«Chi è?» chiese, sbadigliando ancora una volta.

«Io» rispose una voce a lui nota e fin troppo agitata.

«Meg? Entra pure» la incoraggiò lui, ora completamente sveglio. «Che succede?»

«Si tratta di Sophy» rispose Meg, trafelata. Un brivido corse lungo la schiena di Derek. «Non si è presentata al lavoro».

Derek guardò l'ora: il ritardo di Sophy c'era ma non sembrava preoccupante. Soppesò l'espressione sconvolta di Meg, solitamente così fredda ed impenetrabile, ed ebbe la certezza che ci doveva essere dell'altro. «E...?» chiese, teso.

«E poi c'è anche questo...» continuò Meg, con aria colpevole, sincronizzando lo schermo del proprio SmartRing sulla parete davanti alla scrivania di Derek. «Questa mattina non sono riuscita ad accedere al software di MitoCity con le mie credenziali. Come se...»

«...Qualcun'altro avesse eseguito all'accesso prima di te, lasciandoti fuori» completò Derek al suo posto, comprendendo al volo il significato di quel malfunzionamento.

Si concentrò sul proprio dispositivo, proiettò tutto sulla parete ed iniziò a digitare con frenesia sulla tastiera. Quando aveva regalato lo SmartRing a Sophy si era premurato di attivarne la localizzazione. Non era sua intenzione controllarla, e infatti non aveva mai monitorato i suoi spostamenti in quei mesi, ma voleva avere la tranquillità di sapere che il sistema l'avrebbe avvisato nel caso in cui lei fosse stata in pericolo o avesse avuto la malaugurata intenzione di tentare di fuggire dalla Struttura.

«È in camera sua» esclamò Meg. Sembrò rasserenarsi nel vedere l'indicatore lampeggiare placidamente al terzo piano dell'Edificio 2.

Lo stesso non si poteva dire per Derek. Aprì una seconda finestra e digitò dei nuovi parametri nel tentativo di ottenere le tracce degli ultimi spostamenti di Sophy.

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora