- CAPITOLO 10 -

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DEREK

Derek imbucò la quindicesima pallina con un tiro potente e preciso, poi scaraventò la mazza sul tavolo coperto di velluto rosso.

Stava giocando da solo a biliardo da più di un'ora e Sophy non era ancora arrivata. Le aveva dato appuntamento lì perché voleva farle vedere la sala hobby, mostrarle il regalo che aveva preparato per lei ed iniziare a svelarle ciò che ancora non sapeva di MitoCity. Ma, soprattutto, voleva scusarsi con lei per il suo comportamento di due giorni prima. Come gli era saltato in mente, consapevole di quanto lei stesse soffrendo, di flirtare tanto pesantemente prima di andarsene dalla sua stanza? Era stato un comportamento del tutto naturale, forse influenzato dalla vista di Sophy fasciata da quella vestaglia striminzita o forse dal desiderio di distrarla dai suoi cupi pensieri. In un primo momento Derek non vi aveva dato molto peso. Ripensandoci, però, si era reso conto di avere esagerato.

E quell'ora di ritardo ne era la prova lampante.

Per quanto i sentimenti di Derek per Sophy fossero profondi e potenti, il ragazzo doveva decidersi a farsene una ragione: lei non ricambiava quell'interesse.

Avviò un'altra partita in solitaria illudendosi di riuscire a rallentare i pensieri. Fu proprio mentre la pallina bianca impattava le altre, sparpagliandole sul manto vellutato, che la porta della sala hobby si aprì.

«Sophy!» esclamò non riuscendo a nascondere il proprio sollievo nel vederla comparire sulla soglia della sala hobby.

Quel giorno la ragazza indossava dei jeans scuri ed attillati insieme ad un semplice maglioncino celeste e ad un paio di stivaletti bassi con i lacci. Quel look, completato da uno chignon morbido e da un trucco appena accennato, non aveva nulla di eccessivo o provocante, soprattutto se paragonato all'ultimo ricordo che Derek aveva di lei, coperta solo da quella striminzita vestaglia di seta, eppure Derek non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Fu solo grazie ad un'inossidabile forza di volontà che si trattenne dal dirle quanto fosse bella.

«Ciao» lo salutò Sophy avvicinandosi al tavolo.

«Credevo non saresti più venuta» ammise Derek colpendo la pallina bianca che puntò la bilia viola spedendola violentemente in buca.

«Perché avrei dovuto mancare? Mi interessa sentire quello che hai da dire» disse Sophy mentre prendeva una mazza e passava il gesso blu sulla punta. «Ed ero anche curiosa di visitare questo posto. È assurdo: sono qui da mesi eppure non sapevo che ci fosse una sala ricreativa come questa».

«Forse sei stata troppo impegnata» la provocò Derek imbucando la terza pallina consecutiva.

«È probabile» ammise lei con un sospiro triste. «Ma, ora che ho deciso di trascorrere diversamente le mie giornate, credo che verrò qui spesso».

Derek si allontanò dal tavolo ed osservò Sophy posizionarsi per tirare. Il suo atteggiamento era cambiato tantissimo da due giorni a quella parte. La ragazza fragile, addolorata per la perdita del suo grande amore impossibile, sembrava aver lasciato il posto ad una donna sicura di sé e difficile da scalfire. Derek si chiese se fosse un bene o un male.

«Stai bene?» le chiese a bassa voce dopo che lei ebbe tirato, mancando la buca.

«Certo» rispose Sophy, forse un po' troppo in fretta, con un gesto noncurante della mano. «Perché me lo chiedi? Perché ho tirato male?»

«No Sophy». Derek si fece serio e le si avvicinò. «Lo chiedo perché l'ultima volta che ti ho vista eri...»

«A pezzi? Sì, è vero» annuì Sophy cedendogli il passo verso il tavolo vellutato. «Ma quel crollo mi è servito a prendere una decisione: non guarderò più nulla che abbia a che fare con Nick. Lavorerò su quello che accade a MitoCity ma mi terrò lontana dalla sua vita e dalla sua storia d'amore con Danielle. Non voglio saperne più nulla».

Le parole di Sophy erano decise e concrete, ma Derek, che sapeva leggere più in profondità, sentì un leggero tremolio nella sua voce. Avrebbe voluto trovare la cosa giusta da dire, ma tutto ciò che riuscì a fare fu garantirle che avrebbe potuto contare su di lui: «È comprensibile. E sarebbe comprensibile anche il contrario. Per quanto mi riguarda tutto ciò che posso fare è prometterti che io ci sarò sempre per te».

Sophy lo guardò per un lunghissimo istante. I suoi occhi chiari luccicavano di dolore e, forse, di gratitudine ma poi si voltò e le sue parole contrastarono con quelle emozioni, con quella fragilità.

«Ovvio» disse, gelida. «Altrimenti come farai a portarmi a letto?»

Per Derek fu come ricevere un pugno in faccia. Si voleva scusare per l'approccio maldestro di due giorni prima, ma lei lo aveva preceduto con quella frecciatina ed ora il suo imbarazzo era quantomeno raddoppiato.

«Ok... Ok Sophy, mi dispiace» balbettò passandosi una mano tra i capelli.

«Per cosa?» lo provocò ancora Sophy, sollevando le sopracciglia.

«Per averti parlato in quel modo» ammise Derek ritrovando la propria sicurezza.

«Non devi scusarti» sminuì lei tornando a giocare a biliardo. «Non è necessario».

«Ma voglio farlo!» esclamò Derek prendendole il braccio per farla girare verso di lui.

«Bene» ringhiò Sophy liberandosi dalla stretta di lui. «Scuse non richieste accettate. Ora continuiamo questa partita».

Sophy non era brava a giocare a biliardo, Derek però era troppo nervoso per riuscire a concentrarsi. Di conseguenza la partita si protrasse decisamente più del dovuto.

«Mi hai invitata qui solo per vincere a biliardo e chiedermi scusa per le tue avance?» chiese Sophy quando finalmente Derek imbucò l'ultima pallina.

«No» disse Derek cercando, senza trovarli, gli occhi di lei. «Ma confesso di essere rimasto quantomeno spiazzato dalla nuova Sophy».

«Non c'è nessuna nuova Sophy!» La sua voce si era ammorbidita. «Sono sempre la solita, solo che mi sono stancata di soffrire, di piangere e di stare male».

«E quindi hai indossato un'armatura» dedusse Derek. Il cuore stretto dal dispiacere.

«Ci sto provando».

«Le armature ci proteggono dai colpi che la vita ci sferra, ma alla lunga finiscono per soffocarci» disse Derek parlando in generale, ma anche di se stesso.

«Voglio solo smettere di sentirmi fragile» ammise Sophy asciugandosi una lacrima prima ancora che le bagnasse il viso.

«Va bene» affermò lui interrompendo quel gesto per stringerle la mano. «Ma non lasciarti soffocare. Supera la crisi, fortifica la tua armatura, ma poi concediti il lusso di toglierla, di tanto in tanto».

«No, se lo facessi crollerei» disse lei, scuotendo vigorosamente la testa.

«E allora crolla!» esclamò Derek stringendole le dita tremanti. «Ti prometto che ci sarò io a sostenerti e a rimetterti in piedi».

Gli occhi di Sophy tornarono a riempirsi di lacrime, lei li chiuse, fece un respiro profondo e poi parlò: «Lo terrò in considerazione. Grazie».

Derek agì d'impulso e la strinse forte a sé. Sophy, sebbene inizialmente irrigidita da quel gesto inaspettato, si lasciò abbracciare a lungo. Non versò nemmeno una lacrima ma si abbandonò tra le braccia di lui e si lasciò accarezzare i capelli, le braccia e la schiena.

«Ehi, piccola guerriera!» le sussurrò all'orecchio tra una carezza e l'altra.

«Dimmi» rispose lei senza sollevare il viso dal suo petto.

«Credo che sia arrivato il momento di raccontarti tutto. Il momento di togliermi la mia di armatura» confessò Derek, titubante.

«Va bene. Sentiti libero di farlo. E se crollerai» disse Sophy sollevando lo sguardo su di lui per trafiggerlo con l'intensità dei suoi occhi chiari, «ci sarò io a sostenerti».

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now