- CAPITOLO 14 -

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MARCUS

Marcus non ne poteva più di vivere alla Struttura. Le sue giornate in quel luogo si susseguivano uguali e monotone. La sveglia suonava ogni giorno alla stessa ora, la pressione dell'acqua nella doccia del suo appartamento (situato al secondo piano dell'Edificio 4) era costantemente troppo debole, le persone che incrociava erano sempre le stesse e sempre poco interessanti, il menù si ripeteva incessantemente identico a se stesso e le otto ore che passava in ufficio erano la cosa più vicina al suo concetto di inferno.

Quando, durante il torneo del Giocatore, Marcus aveva permesso a Nick di batterlo a scacchi, lo aveva fatto per Sophy. Quella ragazzina non era biologicamente sua figlia, ma lui e Felicity l'avevano cresciuta con affetto sincero e la piega che aveva preso il loro rapporto lo feriva più di quanto fosse disposto ad ammettere. Il suo sacrificio in favore di Nick voleva essere un atto di pentimento ad un passo dalla morte, ma poi la morte non era arrivata e questo aveva cambiato tutto.

Marcus, però, non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi ad espiare le proprie colpe presso l'ufficio reclami della Struttura. Ebbene sì. Non solo il Giocatore si era rivelato essere quel ragazzino capellone che sbavava dietro a Sophy, ma anche il suo spietato torneo si era rivelato essere una grande presa in giro: nessuna morte, nessun reale pericolo, solo una scusa per tirare fuori da MitoCity i suoi migliori esponenti per poi costringerli a logoranti e svilenti lavori d'ufficio. Il Giocatore, in un primo momento, aveva promesso loro di poter studiare MitoCity dall'alto, gestendone e valutandone ogni dettaglio. Marcus era rimasto affascinato da quella proposta ed aveva accettato, convinto di poter sperimentare un nuovo metodo di controllo e gestione della sua città, ma poi la verità si era rivelata essere un'altra. Marcus e gli altri nuovi arrivati si erano ritrovati a servire in qualche locale, a pulire i bagni o, come nel suo caso, a lavorare in uno stramaledetto ufficio reclami. Per quanto ne sapeva, gli altri si erano accontentati di questa nuova vita, ma lui no.

Marcus Catting non poteva trascorrere l'intera giornata ad ascoltare futili reclami.

Marcus Catting era un leader e doveva vivere ed agire come tale.

Ecco perché aveva deciso di tornare alla sua MitoCity. La MitoCity che aveva protetto e gestito per anni. La MitoCity che ora Nick Donovan, una delle sue più pruriginose spine nel fianco, stava gestendo meglio di quanto Marcus avesse mai potuto immaginare. La MitoCity che lo aveva reso l'uomo forte e determinato che era. La MitoCity per la quale aveva condannato la propria anima all'inferno. La MitoCity dove vivevano la sua amata Felicity e i suoi tre adorati figli.

Giorno dopo giorno, l'ufficio reclami era diventato il suo incubo, ma anche la sua unica risorsa. I collaboratori di Derek che accorrevano per lamentarsi di quisquiglie quali aria condizionata troppo alta, riscaldamento troppo basso, SmartRing bloccati sulla schermata principale o serrature elettroniche che si aprivano da sole e via dicendo erano le esche perfette per il suo piano. Molte di quelle persone avevano davvero poco peso all'interno dell'economia della Struttura, ma talvolta passavano di lì anche personalità di maggior rilievo. Marcus si mostrava sempre gentile ed accogliente non solo per raccogliere le loro lamentele ma anche le loro storie strappalacrime ed i loro problemi personali. Era un compito del tutto inadatto ad un uomo come lui, ma era anche l'unica strada percorribile verso la libertà.

Ben presto, Marcus si era reso conto che non era tutto oro ciò che luccicava e che anche tra le ordinate fila del Giocatore c'era dello scontento. Certo, si trattava solo di qualche lupo solitario, ma per Marcus questo era più che sufficiente. Per un abile oratore come lui fare amicizia non era mai stato un problema, soprattutto quando i suoi interlocutori avevano fin troppo bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.

La sua principale fonte era stato Logan Clay, un uomo sulla cinquantina che si era presentato all'ufficio reclami per lamentare la difficoltà di reperire una buona baby-sitter per i suoi due figli piccoli mentre lui era al lavoro. Sua moglie era morta un mese prima, partorendo il loro secondo figlio, e da quel momento Logan non si era più ripreso: si barcamenava tra il lavoro, i figli e l'incolmabile vuoto lasciato dalla moglie. Si sentiva solo, arrabbiato ed incompreso e Marcus era stato ben felice di dargli sostegno e conforto in cambio di qualche cruciale informazione in merito al funzionamento e alla protezione del Portale di MitoCity.

Logan, che lavorava alla sorveglianza da remoto del Portale, gli aveva spiegato che tutta la zona limitrofa al misterioso passaggio era posta sotto rigida sorveglianza.

«Ci sono due diverse coppie di guardie davanti ad una porta» gli aveva spiegato Logan davanti ad una bottiglia di birra. «Questa porta è dotata di una serratura biometrica. Per aprirla occorre la scansione delle impronte digitali ed oculari di due persone autorizzate. Come ti dicevo, caro Marcus, su questo punto Derek è piuttosto paranoico».

«La sicurezza prima di tutto» aveva risposto Marcus cercando di camuffare il suo reale interesse con del sano scetticismo.

«Esatto!» aveva abboccato Logan prima di continuare a raccontare: «E non è tutto! Dopo le guardie e la serratura biometrica c'è la cosa più incredibile ed esagerata che tu possa immaginare».

«Che cosa?»

«Un corridoio di laser» gli aveva spiegato Logan scoppiando a ridere. «Ti rendi conto di quanto sia assurdo?»

«Eccome» aveva commentato Marcus. «Eccome...»

Una decina di giorni dopo quella conversazione, corrotte due guardie e neutralizzate le altre due, Marcus si trovava davanti a quel corridoio. Gli intricati raggi laser, ovviamente, erano invisibili, ma a Marcus non sfuggirono i piccoli sensori situati a diverse altezze lungo tutto la lunghezza del corridoio. Sollevò la mano e attivò la connessione tra il sistema di sicurezza del corridoio e lo SmartRing che si era premurato di sottrarre ad una delle guardie che aveva neutralizzato usando qualcosa di molto simile ai Dardi Immobilizzanti in uso a MitoCity. Trattenne il respiro mentre il sistema elaborava le credenziali d'accesso della guardia. Puntare l'intero esito della sua missione sulla possibilità di disabilitare i laser in quel modo era un rischio, ma Marcus non aveva altra scelta. Passarono alcuni interminabili secondi di terrore, ma poi... Disabilitato!

Logan gli aveva assicurato che quei laser non erano mortali, bensì atti a riscontrare ed annunciare la presenza di qualcuno in quel corridoio, ma la fiducia di Marcus era ben poca e quindi, non avendo nulla di meglio da usare, si tolse una scarpa e la lanciò davanti a sé. La calzatura rotolò in modo irregolare sul pavimento ma non successe nulla.

Marcus non riuscì a trattenere una piccola esultanza. Era fiero di sé: era arrivato fin lì in totale autonomia e ormai la sua Felicity, i suoi figli e la sua MitoCity erano a pochissimi passi da lui. Si rimise la scarpa e percorse a lunghi passi il corridoio fino ad arrivare all'ultima porta da superare prima di arrivare al Portale. Logan gli aveva assicurato che l'ultimo sistema di sicurezza prima del Portale era il corridoio dei laser. Marcus, sebbene diffidente per natura, aveva già avuto più e più conferme dell'attendibilità di Logan, quindi continuò a fidarsi. Aprì la porta ed eccolo: il Portale.

Marcus non sapeva esattamente che cosa aspettarsi da quel passaggio, ma doveva ammettere che non immaginava si trattasse di un semplice riquadro di accecante luce bianca. Sembrava quasi una porta dagli infissi scuri che affacciava su un giardino estremamente soleggiato. Marcus rimase qualche istante immobile ad osservare quella luce assaporando il momento in cui avrebbe riabbracciato i suoi figli e sua moglie. Certo, Felicity ormai non lo vedeva più come una volta, non dopo tutto ciò che era successo con Sophy, ma Marcus sapeva che sarebbe riuscito a riconquistarla. Un amore come il loro non poteva certo finire così.

Marcus fece un profondo respiro prima di andare verso il Portale. Aveva mosso un solo passo quando, improvvisamente e con un gran boato, un'impenetrabile lastra di metallo scese dal soffitto a chiudere ermeticamente il Portale.

«NO!» gridò Marcus mentre una lastra identica scendeva alle sue spalle e un allarme assordante iniziava a strillare stordendolo con i suoi acuti.

Dopo un tempo che gli parve infinito, l'assordante allarme smise di suonare e Marcus sentì dei rumori e delle voci provenire dal corridoio dei laser. Era rimasto in quella trappola per topi come il più sciocco dei roditori ed ora avrebbe subito l'umiliazione peggiore: farsi vedere sconfitto dalla sua ribelle figlia adottiva. 

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now