- CAPITOLO 62 -

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SOPHY

«Che significa che il Limbo sta collassando?» chiese Sally dando voce alla domanda muta e spaventata di tutti i presenti.

Derek le mostrò una serie di righe di programmazione e Sally sbarrò gli occhi, terrorizzata. Sophy non ne capiva nulla di informatica, ma la sovrabbondante presenza della parola "ERROR" parlava chiaro.

«E quindi, che si fa?»

«L'unica cosa che possiamo fare a questo punto è iniziare immediatamente l'evacuazione» disse Derek, perentorio.

«Ma non siamo pronti!» esclamò Sophy.

Quella che prevedeva di spostare tutti dal Limbo alla Struttura, era la fase più scricchiolante già prima di quell'ennesima emergenza.

«Sophy, lo so! Ma se non facciamo uscire subito tutti di qui, allora presto non ci sarà più nessuno da salvare» disse Derek prendendola per le spalle mentre la inchiodava con i suoi occhi verdi pieni di determinazione.

«Quanto tempo abbiamo?» chiese allora Sophy, deglutendo a fatica.

«Prima che il sistema collassi implodendo ed uccidendoci tutti?» chiese Sally in un mal riuscito tentativo di ironia. «Beh, circa due ore a quanto vedo».

Derek confermò annuendo piano. «Possiamo farcela».

Sophy si morse le labbra per nulla convinta.

«Allora signori» esclamò Derek, che si voltò verso tutti gli altri presenti battendo una volta le mani per attirare la loro attenzione. Il suo sguardo era quello di sempre, così come il tono sicuro e privo d'incertezza. Se Sophy non avesse imparato a conoscerlo così bene, avrebbe pensato che non avesse nessun dubbio, nessuna paura.

«Danielle, signor Pepperdot, signora Frost» cominciò il ragazzo rivolgendosi al gruppetto che sostava vicino alla porta. «Voi vi occuperete dell'organizzazione dell'evacuazione degli stadi. Procederemo svuotandone uno per volta. Le persone dovranno uscire velocemente, ma in ordine. È importante che non si creino ingorghi nel corridoio del Limbo. Abbiamo a disposizione due ore per svuotare completamente cinque stadi più le persone sopravvissute nella strage del sesto. Non vi nego che è una sfida piuttosto difficile, ma possiamo farcela. Considerate un tempo di circa venti minuti per ogni stadio, solo così il tempo sarà sufficiente».

«Se non ci riuscissimo?» chiese Pepperdot, preoccupato dall'arduo compito assegnatogli.

«Non considereremo nemmeno quell'ipotesi» dichiarò freddamente Derek. «Fatevi aiutare da chiunque sia disponibile a farlo».

«Ce la faremo» proclamò Felicity cercando la mano del compagno.

«È esattamente questo che voglio sentire!» sorrise Derek, un sorriso tirato ed innaturale. «Sally, tu rimarrai qui a controllare la situazione e a dirigere da remoto le operazioni di evacuazione mentre aspetti il ritorno di Nick e Nando».

Sally, rincuorata dalla sicurezza che lesse nella voce di Derek, annuì. «Vi terrò aggiornati su ogni sviluppo».

«Sophy, io e te invece andremo subito alla Struttura» continuò Derek.

«Cosa? Perché?» Sophy non voleva mettersi in salvo mentre tutti gli altri, amici, parenti o sconosciuti che fossero, erano ancora in pericolo.

«Perché se noi qui non siamo pronti per l'evacuazione, alla Struttura lo sono ancora meno all'arrivo di tutte queste persone smarrite e spaventate» spiegò Derek con estrema calma. «Io e te precederemo tutti gli altri. Io mi occuperò di convincere i miei ex collaboratori che questo è tutto ciò per cui abbiamo sempre lavorato, mentre tu ti occuperai di accogliere e smistare i profughi. La gente di MitoCity conosce già il tuo volto e si fiderà delle tue parole».

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now