Capitolo 27

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Pov's Margherita

Mi sveglio di soprassalto in una stanza bianca piena di macchinari, ci metto poco a capire di essere in ospedale. Mi guardo intorno e noto una vistosa fasciatura all'altezza dello stomaco, inoltre sono piena di flebo e un respiratore attaccato.
Il dottore che mi sta visitando mi chiede se voglio vedere qualcuno ed io, senza esitare, rispondo che voglio vedere Ciro.
Dopo pochi secondi ecco che la sua testa corvina entra in stanza ed io, anche se lievemente, gli sorrido.

C.R:"Piccolina." Ha le lacrime agli occhi e sinceramente non l'ho mai visto così.
Io:"Come stai?" Chiedo prendendo la sua mano una volta che si è seduto accanto a me.
C.R:"Mi sei mancata tanto, avevo il terrore che non ce la facessi."
Io:"Ti ho promesso che non ti avrei lasciato da solo ed io le mantengo le promesse." Mi posa un bacio in fronte e dopodiché esce per lasciare il posto al comandante.

M.E:"Piccolì ci hai fatto prendere un bello spavento eh." Afferma ridacchiando, lui la tensione la smorza così.
Io:"Non vi liberate di me comandante, non vi preoccupate."
M.E:"Me lo auguro veramente tanto. Come ti senti?"
Io:"Sto bene, non vi preoccupate. Solo una cosa, come sta Edoardo? Dov'è?" Mi ricordo benissimo il momento in cui è arrivato davanti l'IPM, era terrorizzato e ricoperto di sangue, non ci ho pensato due volte a lanciarmi per proteggerlo, d'altronde gli devo la mia vita.
M.E:"Edoardo sta bene, è già tornato in IPM. Non ti lascia sola, non ti preoccupare." Annuisco sorridendo e noto una ragazza mai vista prima fuori dalla mia stanza, lei mi sorride ed io ricambio lievemente, dopodiché entra.

Carmela:"Ciao Margherita, io sono Carmela, la fidanzata di Edoardo."
Io:"Piacere mio! Sono così felice di conoscerti, Edoardo mi ha parlato tanto di te, come mai qui? Edoardo è uscito da un po'."
Carmela:"Lo so lo so, sono stata qua per te. In tutti questi giorni sono rimasta qua, insieme a tuo fratello ed un altro ragazzo, per avere novità. Edoardo e tutti gli altri tengono molto a te ed io tengo molto a loro, quindi tengo anche a te."
La ringrazio e le do un abbraccio, per quanto io riesca a muovermi.

Io:"Hai detto che c'è un altro ragazzo?"
Carmela:"Sì, si chiama Erik." Sorrido sentendo il nome del mio migliore amico, so per certo che non mi avrebbe mai abbandonata in un momento simile.
Dopo aver scambiato un po' di chiacchiere con Carmela torno ad essere da sola, l'orario delle visite è finito quindi i ragazzi sono dovuti tornare in IPM, anche se ho sentito dalla stanza le loro lamentele.
Anche se non sono entrati, ho visto Rosa e Milos sorridermi da fuori, non mi hanno mai lasciata sola ed io sono così felice di averli nella mia vita.


Ormai si è fatta sera, queste pareti bianche mi mettono una tristezza addosso assurda, paradossalmente preferisco le sbarre della cella e questo probabilmente è perché so che vedrei Ciro senza problemi.
La verità è che da quando mi sono svegliata il mio unico pensiero è lui, l'uomo di cui mi sono innamorata. Non ci si libera facilmente di uno come lui. Lui era un'ossessione, era adrenalina, era il bene e il male. La luna e il sole, era la gioia e la tristezza, era la mia quiete e la mia agitazione. Era ciò che mi procurava caldo e freddo insieme. Era un tipo di quelli che non li capisci subito eppure dopo un po', se aveva qualcosa che non andava, me ne accorgevo immediatamente. Lo imparai a conoscere e c'era sempre qualcosa da scoprire. Era un po' come un libro. Magari tutti si limitano a guardare la copertina ma lui no, lui si doveva leggere e io dopo qualche tempo avevo imparato a leggerlo. Aveva una corazza, voleva sembrare tanto forte ma in realtà era fragile e insicuro. Quando lo vedevo piangere, quelle poche volte, era davvero successo qualcosa di grave e a posargli le mani sulle guance, mi sembrava la creatura più indifesa del mondo. Era bello, bello da morire o come gli ho sempre detto io, era bello da vivere. L'ho aiutato, mi ha aiutato, gli ho sorriso, mi ha sorriso, gli ho tenuto la mano e lui mi ha teso la sua. Mi ha amato e l'ho amato anche io, tanto. E ci amiamo ancora, ci aiutiamo, ci teniamo la mano, ci guardiamo ogni volta come se fosse la prima, ci sorridiamo, ci urliamo contro e poi ci baciamo ancora e ancora. Perché non ci si libera facilmente di uno come lui, ed io probabilmente non me ne vorrò mai liberare. Che poi, io non mi accontento.
Non voglio altre mani che sfiorano il mio corpo, eccetto le sue.
Non voglio altri occhi posati sui miei che mi illuminano la giornata, eccetto i suoi.
Non voglio altre labbra al di fuori delle sue: semplici, morbide e con un buon profumo. Non voglio i baci di qualcun altro, ma i suoi: silenziosi, intensi ma lunghi e pieni d'amore.
Non voglio altri abbracci, o altre carezze che non siano da parte sua poiché ogni suo abbraccio mi ricompone formando una cosa sola, cioè noi.
Non voglio altri sospiri vicino all'orecchio eccetto che i suoi, profondi e sinceri. 
Non voglio graffi o morsi sulla mia pelle che non siano suoi poiché mi fanno salire una voglia pazza di sbatterlo al muro e farlo mio per sempre.
Non voglio fare l'amore con qualcun altro ma solo con lui perché l'amore che provo per lui non è possibile da descrivere a parole, ma solo tramite la magia dei fatti, e cioè solo tramite il provare a viverlo insieme.
 Io non voglio gli altri, ma voglio lui. Nessun altro eccetto che lui.
Perché? Io lo amo. L'ho sempre amato. Ed un amore così non lo posso scordare facilmente poiché è entrato nel mio cuore, nella mia testa così velocemente e profondamente da non riuscire a dimenticarlo.
E più lo guardo, più mi innamoro e mi fa malissimo ammettere tutto ciò, mi fa sentire in colpa come non mai, ma la verità è una sola ed io non voglio più nasconderla: io sono innamorata persa di Ciro Ricci e lo voglio al mio fianco finché ne avrò la possibilità.

Le forme dell'amore/Ciro RicciWhere stories live. Discover now