Capitolo 25

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Pov's Ciro
L'alba è finalmente arrivata, Edoardo è crollato appena ha toccato il letto, probabilmente perché imbottito di antidolorifici ma io non ho chiuso occhio.
Ho avuto l'immagine di Margherita davanti agli occhi per tutte queste ore, era bella e sorridente ed eravamo insieme. Quanto sono stato stupido? Ho più volte buttato all'aria la nostra felicità solo perché sono un bastardo egoista, perché pensavo di più agli affari piuttosto che a lei, ma d'ora in poi le cose cambieranno.
Sono innamorato di Margherita probabilmente dalla prima volta che l'ho vista scendere da quella macchina, ha quella sicurezza che la rende unica, ha sempre la testa alta e lo sguardo fiero di chi non si lascia intimidire da nessuno al mondo. 
Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente, avevo già perso troppo. Quando mi è arrivata davanti con quei suoi modi semplici, con quei suoi occhi grandi, con quelle gambe troppo magre, io non cercavo amore, avevo già perso troppo. Quando mi ha chiesto come mi chiamavo, quando mi ha fatto ridere, quando mi ha fatto arrabbiare dopo soli cinque minuti di conversazione, io non cercavo carezze, sesso, attenzioni. Lei mi aveva già scelto, mentre io avevo scelto la solitudine. Io non volevo baci, non volevo incontri segreti, non volevo regali a Natale, non volevo anniversari, non volevo promesse, non volevo storie, non volevo bugie, non volevo giochi, non volevo le lenzuola sopra le nostre teste, non volevo che lei mi togliesse la nutella ai lati della bocca davanti a tutti a colazione, non volevo che lei mi prendesse in giro per la mia voce appena sveglio. Non volevo affezionarmi, e fuggivo come se fosse stato il Diavolo, o la Morte, o la mia paura più grande. Non volevo passare del tempo con lei, non volevo vederla mangiare, vederla correre, vederla dormire, vederla arrabbiata, triste, confusa, o peggio, felice, o peggio, eccitata, o peggio, dolce. Non ero pronto. Non di nuovo. Non ancora, dopo Viola pensavo che non avrei mai trovato l'amore.
Ma lei insisteva. Io scappavo e lei mi rincorreva. Io le dicevo cento no, e lei faceva di tutto per strapparmi un solo sì. “Io sono diversa” diceva, e lo diceva con quell'aria sincera, così sincera che a volte le credevo quasi. Faceva tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c'era.
Stava con me.
Stava con me a tempo perso, e io le dicevo che dovevo andare e lei mi voleva accompagnare in cella. Non ricordo nemmeno il giorno in cui non sono più riuscito a mandarla via. All'inizio era semplice.
“Ma guarda questa, ma chi si crede di essere?”
Poi, lentamente, come i mali peggiori, è andata ad adagiarsi sui miei pensieri, tra i miei desideri, e dirle di no era più doloroso di farla restare. Come ogni idiota che si rispetti, ci sono ricascato.
Io.
Io che non le avevo chiesto niente.
Lei che mi dava così tanto. Aveva ragione, aveva ragione ad insistere. Insieme eravamo perfetti, davvero. Un amore di quelli che spezza il fiato, che toglie la fame, che trasforma i volti di chi lo vive, uno di quegli amori che forse si incontra una volta, se si è fortunati.
Non volevo affezionarmi e mi sono innamorato.



Pov's Edoardo
Appena Lino viene a svegliarci apro gli occhi di botto, trovando Ciro che guarda fuori dalla finestra, a giudicare dai mozziconi di sigaretta e dagli occhi rossi direi che non ha chiuso occhio.

C.R:"Come ti senti?" Non sembra nemmeno lui quando si preoccupa per gli altri.
Io:"Tutto bene, gli antidolorifici fanno effetto. Tu invece?" Lui semplicemente annuisce, capisco che non ne voglia parlare ma sicuramente non gli fa bene.
Giusto il tempo di vestirci che viene a chiamarci il comandante con Milos e Rosa già al seguito, credo abbia avuto il permesso di fare uscire solo noi quattro.
M.E:"Ragazzi tra cinque minuti si esce, ma prima dobbiamo andare dalla direttrice che vi deve dire delle cose." Usciamo dalla cella e Ciro va ad abbracciare sua sorella, credo proprio che nessuno dei tre abbia dormito.

Una volta arrivati dalla direttrice io e Rosa ci sediamo mentre Milos e Ciro restano in piedi.
P.V:"Allora ragazzi, innanzitutto buongiorno. Volevo dirvi che io oggi vi faccio uscire, vi lascio la giornata libera, ma voi dovete passarla necessariamente in ospedale, non avete il permesso di andare altrove, né da soli né con il comandante. Lui starà con voi tutto il giorno, io devo stare qua a badare agli altri, ma vi prego comportatevi bene, è una chance importante questa."
Noi altri annuiamo, sapendo bene che non possiamo in alcun modo deluderla questa volta. Non nego che siamo un po' delle teste di cazzo, ma in questo momento tutto gira intorno a Margherita.

Dopo aver firmato i vari permessi saliamo sul camioncino e ci dirigiamo in ospedale nel silenzio più assoluto, nessuno osa fiatare, si sente solo la musica in sottofondo della radio.
Rosa e Ciro si stringono la mano per darsi forza l'un l'altra, mentre Milos guarda fuori dal finestrino con gli occhi lucidi, capisco quanto questa situazione gli faccia male, sta rischiando di perdere per la seconda volta sua sorella.
Una volta arrivati in ospedale il comandante ci guida alla sua stanza, fuori troviamo il fratello e Carmela, così vado ad abbracciarla.

Io:"Sei rimasta qua tutto il tempo?"
Carmela:"Non l'ho lasciata sola un secondo, l'ho fatto per voi." Dopo averle dato un bacio va ad abbracciare Rosa, hanno bisogno l'una dell'altra, è così da sempre.
M.E:"Ragazzi, ho parlato con il dottore, ha detto che potete entrare però solo uno per volta. Lei ancora non si è svegliata, però dicono che parlarle potrebbe farle bene."
Guardiamo tutti Ciro per fargli capire che è lui che deve entrare per primo, è giusto così.
Lui annuisce per ringraziarci ed entra, mentre noi ci sediamo in sala d'attesa.

Milos:"Se non dovesse farcela?"
Guardo Milos con gli occhi lucidi, perché per la prima volta ci ha messo davanti ad una domanda che tutti ci poniamo ma a cui nessuno ha il coraggio di rispondere.
Mentre Rosa sta per dire qualcosa, vediamo Ciro che viene accompagnato fuori da un'infermiera e un sacco di medici entrare in stanza.
Ciro è disperato e piange come non l'ho mai visto fare prima, che cazzo è successo?

Dott:"Presto! La stiamo perdendo!"

Le forme dell'amore/Ciro RicciDonde viven las historias. Descúbrelo ahora