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Quando hai ben chiara l'idea nella tua testa, sembra tutto prendere una logica, e in quel momento sembrava quasi che.. Edoardo m'avesse tradito, ma non aveva senso perché qui nessuno di noi ammattava niente e soprattutto questo mio discorso non faceva una grandissima piega.

Cercai di fare la parte indifferente e mi avvicinai subito a Edoardo scendendo i gradini guardandolo serio:

« Chicco, ma cre.. »
« Nient Cirù.. cre? »
« Giulia.. l'ho chiamata ma non mi ha nemmeno guardato, sai coccos? »
« E mic ma facc cu Giulia.. »

Lo guardai sospirando appena e annuì prendendo a camminare con lui nel cortile.

« Uagliu, è ora di pranzo e poi in cella, forza. »

Sentii il comandante urlare di tornare dentro e sospirai appena seguendo Edoardo fino alla mensa.

Afferrai il vassoio che mi diedero mentre mi avvicinai a delle donne che riempivano i piatti di occhi cosa, feci una smorfia disgustata guardando e per un attimo pensai alla cucina di mia mamma, quant m mancav.

« Cirù.. a c stai pensann? »
« O mangià e mammá, Edo.. »
« A chi ciò dic.. sono mesi che mangio sta schifezza.. »
« Pensat a campà.. »

Girai subito la testa di scatto verso la voce al mio fianco, era Carmine di Salvo, figlio della famiglia Di Salvo, nemico più indiscusso di mio nonno..

Lo guardai in malo modo stringendo le dita attorno al vassoio di plastica mormorando:

« Qualcuno ha chiesto la tua opinione? »
« Fratè.. qui dobbiamo essere gentili una parte con l'altra, mica ti sto dando fastidio.. »
« Di Salvo, sta luntan a me. »

Lo guardai sorridere e serrai la mascella sentendo la voglia di reagire, ma Edoardo mi spinse appena come per dirmi "smettila", non potevo permettermi niente, volevamo entrambi uscire di qui al più presto.

Mi sedetti accanto ad Edoardo e cercai di mangiare quel pure' che faceva davvero schifo, spostai il vassoio e afferrai la mela mordendola.

« Edoà.. già hai fatto colpo tu eh? »

Girai lo sguardo a Pino, uno dei ragazzi li dentro,  che si sedeva senza nemmeno chiedere il permesso.
Edoardo gli rivolse lo sguardo.

« Mh? »
« Ho visto come baciavi la rossa.. »

Quasi mi strozzai con la mela, tossì girando subito la testa verso Edoardo che aveva lasciato la forchetta di plastica nel piatto fissando Pino.

Non parlò, abbassò gli occhi nel piatto riprendendo a mangiare.. collegai.. nella stanza della spazzatura, lei era uscita prima di lui..

Mi alzai buttando la mela nel piatto fregandomi che avesse schizzato il purè e me ne andai in camera sbattendo contro Di Salvo che si stava alzando per buttare le cose.

-

« Ciro.. Ci.. »
« Ma c sfaccim vuo Eduà.. »
« Te l'avrei detto.. »
« Quand? »
« Nun penzav ca t piacev.. da quando sono entrato qui è stata l'unica a farmi sentire meno solo e abbiamo passato così tanto tempo insieme.. »
« Edo.. statt zitt.. »
« Mi disp.. »
« Eduà.. te sta zitt. »

Urlai abbastanza forte sbattendo la mano contro l'armadietto.

« Nun me ne fott nu cazz e chell.. »
« Allora perché te la prendi? »
« Pecchè.... Nun m le itt.. »

Cercai in tutti i modi di essere convincente, lo guardai sospirare e girai lo sguardo verso la finestra.. rimasi poi in silenzio guardandolo mentre si metteva sul suo letto e io rimasi girato di spalle.

« Nun po succerer Cì.. la sento così distante, forse non prova me stesse cose.. forz song ij ca sto sbagliann.. ma.. è stato la prima volta che l'ho baciata perché mi scansa sempre o qualcosa ci disturba e mi ha detto che non può succedere niente.. nun o sacc Ci.. nun so mai stat accussi confus.. »

Rimasi ad ascoltare ciò che stava dicendo e serrai la mascella chiudendo appena gli occhi restando in silenzio, forse per molto.

« oh.. sto parlann cu te.. »

Mi girai verso di lui guardandolo.

« Che vuoi sentirti dire Edoà? »
« Non lo so.. come la vedi? »

Abbassai lo sguardo sedendomi accanto a lui:
« Bella.. troppo bella per due come noi.. un sorriso enorme che illumina ogni cosa e quei capelli profumati che lasciavano una scia di odore quando andava via.. che avrei pagato oro per averla tra le mie mani.. »

« Oh allo? »

Capii che stavo pensando e deglutì appena guardandolo quando mi scosse appena:

« Con gli occhi.. »
« Ja comm si scem.. »
« Eduá comm a vec.. non lo so.. »
« Cosa facevate quando veniva in ospedale? »
« Restava un sacco di tempo con me, si spacciava per una tirocinante grazie al primario.. giocavamo a scopa e io perdevo sempre.. l'unica con il quale ho perso.. giocavamo a trova la parola tipo come quei bambini che non avevano un cazzo da fare.. »

Guardai il sorriso di Edoardo e sospirai appena.

« Poi mi diceva che tu gli avevi parlato della nostra amicizia, io gli ho parlato delle mie cose e lei delle sue.. »
« E c ta itt..? »
« Che non è una snob come sembra.. che suo papà e un semplice meccanico.. »
« È uguali a noi Ciro.. »
« Uguale.. »

Sussurrai a bassa voce alzandomi dal letto guardando fuori dalla finestra.. c'era il tramonto.

Notai Edoardo stendersi sul letto e io sali sul mio, poggiai la testa chiudendo gli occhi passando le mani poi sugli occhi pensando alla sua immagine avanti ai miei occhi.

Nisciun mai era stato così impresso nella mia mente.

Pazzo di te.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora