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« Davvero l'hai visto bene? »
« Sta bene Edo.. te l'ho detto.. »
« Non mi stai mentendo vero? »
« Perché dovrei.. quelle cose le ha scritto lui, se non stava bene come avrebbe potuto farlo? »

Lo guardai sorridere e annuire, girare la testa verso di me e poi lo sentii parlare ancora:

« È bell o cumpagn mij eh? »

Soffiai una leggera risata e appoggiai la spalla al muro intrecciando le braccia al petto guardandolo.

« Tu come stai? » chiesi
« Come uno chiuso in gabbia.. »
« Cosa vi è passato per la testa quel giorno? »

Lo guardai sbuffare, non avevo mai parlato con Edoardo, non ero mai riuscita a fargli dire niente in realtà, da quando aveva messo piede qui dentro, erano passate ormai tre settimane..

« Giulia.. quando ti sentì importante avanti a carte situazione l'unica cosa che vuoi e' fare qualcosa che è più grande di te.. e quando ci riesci ti senti soddisfatto.. »

Lo guardai facendogli capire che stavo ascoltando

« Io e Ciro abbiamo lasciato la scuola l'anno scorso, volevamo diventare pizzaioli o meglio.. il suo sogno era di diventare calciatore, diceva che se ci sarebbe riuscito io dovevo essere il suo manager.. sai no? Però poi abbiamo iniziato a lavorare per una pizzeria qui ai Quartieri, e le cose sono cambiate così tanto.. mia madre ha perso il lavoro, i suoi genitori fanno sacrifici ma con tre figli non riescono mai ad arrivare a fine mese.. e io ero stanco di vedere mamma piangere, di vederla farsi in quattro per un semplice piatto di pasta in bianco.. e Ciro odia vedere suo papà spaccarsi la schiena per due spicci, e la mamma pulire cessi.. »

Sospirai appena restando a guardarlo lasciandolo parlare in totale libertà.

« La paga nella pizzeria non è così alta, e noi vogliamo non far mancare niente alle nostre famiglie, così gli zii e il nonno di Ciro spesso ci fanno fare delle cose.. e abbiamo soldi.. e con quei soldi io un giorno so sono riuscito a portare mia mamma a mangiare in un ristorante.. al suo compleanno.. e Ciro ha inscritto sua sorella piccola a Danza, perché suo padre non poteva permettersi questa "spesa"»
« Non avete mai pensato in un futuro migliore? »
« Ogni giorno Giù.. ma sembra che queste cose ci arrivano al collo e ad un certo punto non puoi più uscirne.. »
« Non ci siete entrati ancora del tutto.. »
« È qui che ti sbagli.. se io o Ciro facciamo nomi o diciamo cose che non dobbiamo dire.. possiamo prepararci la bara. »

Lo guardai subito deglutendo e restai a guardarlo ancora e ancora..

« Embè.. adesso che sai di me.. adesso che sei riuscita a farmi parlare.. correrai dal comandante eh? »
« Non e' questa la mia intenzione.. »
« e qual'è? Aiutarci con i tuoi soldini.. la tua bravura di psicologa? »

Socchiusi le labbra quando lui si mise avanti a me bloccandomi del tutto la strada, aveva le mani appoggiate al muro affianco al mio viso, aveva una gomma da masticare tra i denti e abbassai gli occhi al Rosario che aveva al collo:

« Non posso aiutarti con i soldi, mio padre è un semplice meccanico e si fa un culo enorme per portare avanti casa.. sono una semplice ragazza di 17 anni che cerca di farvi sentire meno soli, perché per troppo tempo mi sono sentita cosi e forse ancora oggi, ma so convincerci e mi andrebbe di insegnarlo ad ognuno di voi anche se ho la vostra stessa età ..»

Guardai il suo sguardo cambiare e le sue labbra unirsi, forse si aspettava una ragazzina ricca sfondata del Vomero.. lo guardai sospirando appena abbassando gli occhi per la prima volta avanti a lui e deglutii subito quando sentii le sue dita calde toccare la mia guancia.

« Commè a tenè na famiglia intera...? »
Mi chiese:
« Non lo so, sono cresciuta con 3 uomini in casa perché mia madre è andata via 9 anni fa.. »
Risposi schiettamente.

Rialzai gli occhi ai suoi e lo guardai socchiudere le labbra, si avvicinò appena mentre il suo corpo era quasi troppo vicino al mio, come le sue labbra, potevo sentire il suo respiro.. istintivamente socchiusi le labbra e anche lui lo fece..

« Chi c'è sta accà? »

Entrambi ci allontanammo subito quando la tenda rossa si apri' e girai subito lo sguardo a Lino la guardia.

« E che stat facenn tutt e duij? »
« e cre Lino.. nun vir? Sto parlann nu poc.. »
« Vir e t ne ij oi.. »

Guardai il sorriso di Edoardo e scossi appena la testa girando poi gli occhi a Lino che quasi mi stava fulminando con lo sguardo.

« È il mio compito ascoltarli no? »
« Vat mis d'accordo tutt e duij? Vatten pur tu va' »

Trattenni la risata lasciando la stanza fatta a tenda e tornai fuori in cortile guardandomi attorno poggiando la mano sul cellulare in tasca sentendola vibrare.

" Nicolas " sospirai appena staccando la chiamata rimettendo il cellulare in tasca e alzai la testa notando lo sguardo di Edoardo fissare il mio, mentre stava giocando col pallone.

Pazzo di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora