Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente

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Titolo: Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente
Autore: Suzanne Collins
Genere: Fantasy Distopico

Trama:

Corionalus Snow è un giovane orfano di guerra che vive con la cugina e la nonna a Capitol City e frequenta l'Accademia.

Durante la decima edizione degli Hunger Games viene assegnato come mentore della ragazza del Distretto 12, Lucy Gray.

Cosa spingerà un giovane e ingenuo ragazzo a diventare il temuto presidente di tutta Panem?

Stile di scrittura:

Come ho già specificato nella scorsa recensione sulla trilogia di Hunger Games, lo stile di scrittura della Collins è particolarmente controverso, almeno per me. Sebbene abbia notato che in questo libro sia migliorato, almeno secondo il mio modesto parere.

Forse dipende dal fatto che è un racconto completamente diverso da quello della trilogia principale. Meno riflessivo e più descrittivo, lasciando spazio al lettore di scoprire il mondo che circonda i protagonisti senza il filtro dei pregiudizi che per esempio aveva Katniss.

Allo stesso tempo però ci sono descrizioni e dettagli che appaiono superflui e che a lungo andare, invece che smentire questa sensazione provocano un certo fastidio.

Ovviamente parlo di una mia sensazione, ma mi sono trovata a rischiare un blocco del lettore perché non riuscivo in nessun modo a trovare un appiglio per farmi piacere ciò che la storia raccontava. Sono riuscita a fatica ad arrivare alla fine solo per come era scritto, quindi in qualche modo è un grosso elogio allo stile di scrittura. Certo, delle volte i capitoli sono decisamente troppo lunghi, ma l'importante è che io sia riuscita a finirlo.

Narrazione:

Al contrario della trilogia, la narrazione di questo prequel spin-off è in terza persona, nonostante il punto di vista rimanga tutto il tempo quello di Snow.

Inoltre, proprio come i libri precedenti della saga è diviso in tre parti, ma in questo caso i periodi sono talmente distaccati e netti che quasi irrita.

La cosa che però mi ha innervosito di più è stato il mettere costanti e continui riferimenti, quasi forzati, ai libri di Hunger Games che in teoria avvengono praticamente 64 anni dopo. Insomma è praticamente evidente che è stato scritto dopo, apposta per cercare di creare delle citazioni in modo da attirare quei lettori che già conoscono la saga. Una scelta furba, ma che per me, che sono bastian contrario, quasi mi irritava. Insomma o mi fai un unico riferimento che mi spieghi semplicemente perché Snow è diventato così, oppure non ne fai affatto. Non che vengono messe citazioni a random, solo per una specie di fanservice (se così si può chiamare). Non faccio nessun esempio specifico per non spoilerare, ma per dirne una ho apprezzato molto la scelta dell'identità della cugina di Snow, che dà una particolare chiave di lettura alla trilogia di Hunger Games, ma usare il termine "sfortunati amanti" per una scena drammatica tra i due tributi del dodici nell'arena, l'ho trovato davvero super forzato.

Giudizio personale:

E fino a qui, ho cercato di essere il più oggettiva possibile, ma per il giudizio personale non posso assolutamente farlo.

Come avrete intuito questo libro non mi ha affatto entusiasmato. L'ho comprato con tutte le intenzioni di godermi una nuova avventura a Panem, e leggere un edizione degli Hunger Games che non conoscevo. Invece mi sono ritrovata a leggere, o meglio a fare fatica a leggere una storia pesante e assolutamente insopportabile che aveva come unico scopo quello di farci comprendere perché il cattivo della trilogia è diventato tale, ma sinceramente era davvero necessario? A questo punto avrei preferito vedere l'edizione della memoria di Haymitch.

Invece ho fatto fatica a leggere, non mi sono affezionata a nessun personaggio (forse giusto Tigris e Maude Ivory); ho trovato insopportabili tutti i riferimenti superflui alla trilogia; sono rimasta delusa dal fatto che i decimi Hunger Games fossero solo un terzo del libro.

Insomma, sono sincera, non mi è affatto piaciuto e sarei un ipocrita a consigliarlo, visto che non l'ho nemmeno voluto tenere nella libreria. Ma ovviamente è un giudizio prettamente personale.

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