Capitolo 38 - Un cuore spezzato in due

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Capitolo 38 - Un cuore spezzato in due

Mi arresi all'idea di attenderlo dentro alla palestra, seduta al tavolino, mentre tutti si divertivano come matti. Uscii fuori dal caldo abitacolo per cercare Lio all'esterno, mi sembrava strano che fosse sparito nel nulla senza avvisarmi. Mi chiesi chi lo avesse potuto trattenere, che cosa stesse facendo. Gli era successo qualcosa? Era andato via? Mi aveva abbandonata lì? Ormai erano trascorsi più di venti minuti e del mio ragazzo non c'era traccia, la paura si stava impossessando di me e avevo il timore che sotto tutto questo ci fosse Miriam. Riflettendoci non avevo più visto la ragazza in palestra e non sapevo nemmeno se aveva un cavaliere per la serata o no. Al solo pensiero di lei e Lio una scarica di adrenalina mi pervadeva il corpo facendomi arrabbiare, ma allo stesso tempo venivo avvolta da una strana tristezza. «Ele» mi sentii chiamare. Lio? Mi voltai nella speranza che fosse il mio ragazzo, ci speravo con tutto il mio cuore. Sapevo che Miriam era una degna avversaria e avrebbe potuto vincere la battaglia: era molto bella, esuberante, divertente. Per quanto non la tollerassi non potevo non tenere in conto questi fattori perché avevo interagito con lei prima che iniziasse questa battaglia per Lio e mi era risultata una persona gradevole. Erano queste competizioni a cambiare le persone e a trasformarle in quello che non erano. Oltre al suo carattere, aveva anche un corpo formoso, ma equilibrato. Non contava solo il fisico, però era una delle prime cose che i ragazzi guardavano. Come avrei potuto competere con lei? «Emma» risposi con un velo di delusione. Probabilmente si era chiesta dove stessi andando, perché fuggire dal ballo. Si fermò accanto a me togliendosi i tacchi  «Dio che dolore, ho ballato troppo, ma...aspetta...che fai qui fuori?». Si appoggiò al muretto più vicino per riposare un attimo i poveri piedi doloranti. La capivo, anche io iniziavo a sentire qualche dolorino, seppur avessi ballato meno rispetto a lei.

«Sto cercando Lio..» sospirai sconfitta. Non sapevo più dove girarmi, cosa fare perché ormai ero completamente in ansia. Forse non era stata una buona idea venire al ballo, non era come lo avevo immaginato. Emma provò a rispondermi, ma il suo sguardo per un attimo vagò dietro la mia spalla facendola bloccare. La osservai sgranare gli occhi e tenere il fiato, senza capirne il motivo. La sua scarpa cadde a terra con un tonfo. Mi girai per capire che cosa stesse succedendo e che cosa stupisse la mia migliore amica, ma forse sarebbe stato meglio non farlo. Lì il mio cuore smise di battere e mi resi conto che il presentimento che avevo avuto per tutto il giorno aveva sempre avuto un senso, non era una mia paranoia casuale. Il mio sesto senso non sbagliava mai. Avevo sperato che non fosse vero, eppure ciò che vedevano i miei occhi era reale. Mi tirai un pizzicotto, ma mi resi conto che non era un sogno. Era tutto vero e questo mi faceva stare ancora più male, mi distruggeva. Il mio corpo fu invaso da una improvvisa scarica di adrenalina, la quale mi permise di non scoppiare subito a piangere, ma di urlare come una ossessa. Emma rimase pietrificata dietro di me. Ero furiosa, ma anche delusa.  «Sei solo un bugiardo, un lurido schifoso bugiardo. Mi hai mentito per tutto questo tempo! Pensavo che stessimo insieme per davvero ma...io per te ero solo un gioco, come tutte le altre ragazze. Una delle tante da portarti a letto. Io ti ho creduto per tutto questo tempo» «Mi fai schifo!» urlai con tutto il fiato in gola. Ella frazione di un secondo si accumularono le lacrime ai miei occhi, appannandomi la vista. Si formò un groppo in gola e sentii il cuore come un macigno. Il ragazzo, all'udire quelle parole, si voltò e si staccò dalle labbra della ragazza con uno sguardo confuso. Mi vide davanti a lui, con le lacrime agli occhi e furiosa. Si bloccò e mi parve di vedere un velo di tristezza nei suoi occhi, ma probabilmente mi sbagliavo. Avevo la mente poco lucida al momento. «No no, Ele! Ti giuro, non è come pensi! È stata lei a baciarmi!» indicò Miriam, la quale aveva sul volto un sorriso soddisfatto. Il biondo mi venne incontro e mi prese il polso non appena io cercai di indietreggiare. Non volevo né vederlo né ascoltarlo. «Non mi interessa, lasciami stare Lio. Non voglio vederti, non voglio ascoltarti. Mi fai schifo». Che fosse colpa sua o di Miriam poco contava, era riuscito a farsi ingannare da lei. Fosse stato più cosciente e consapevole si sarebbe accorto subito che qualcosa non andava, visto che Miriam era da un mese ormai che mi odiava a morte per colpa sua. Sempre per colpa sua e del suo fascino fastidioso. Incenerii la ragazza con lo sguardo e poi feci l'errore di guardarlo negli occhi, rimanendone congelata. «Ti prego! Ascoltami un attimo e risolviamo la situazione, per favore piccola». All'udire quel nomignolo mi venne la nausea, non poteva più chiamarmi in questo modo, soprattutto in questo contesto. «Lasciami Lio» digrignai i denti.

Il nostro amore impossibile (INAI's series)Where stories live. Discover now