Capitolo 6 - La famiglia Romeo

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Capitolo 6 - La famiglia Romeo

Il nostro era il tipico lunedì di un qualsiasi studente, il quale ti trasmetteva una bellissima voglia di morire. Infinito. Volevi unicamente tornare al weekend per guardare Netflix, dormire e non fare nulla. Le prime due ore da un lato mi piacevano, dall'altro meno. Si trattava di matematica. Rispetto al biennio mi trovavo bene con la professoressa. Era bassa, gentile, un volto dolce e voglia di aiutare gli studenti facilitando la macchinosa materia. Effettivamente grazie a lei ero migliorata di netto a partire dall'anno scolastico precedente. Mi sentivo fortunata poiché non ero mai stata una cima in matematica ma grazie a lei qualcosa in me era cambiato. Probabilmente anche crescendo ero maturata. Non sembrava eppure lei aveva questa capacità di facilitare qualsiasi operazione ed inoltre era molto veloce. Non tutti la seguivano attentamente, ma nella nostra classe in molti presentavano una media eccellente o quasi. Nonostante questo la situazione era alquanto sospesa. Avevo seguito lezione, però mi ero resa conto che Lio non aveva smesso un attimo di guardarmi e soprattutto che non mi avesse ancora infastidita. Da questa mattina era troppo silenzioso per i miei gusti.

Alla terza ora cambiammo aula. Finalmente giunse una delle mie materie preferite: storia dell'arte. Non solo perché frequentavo un liceo artistico e pareva quasi un obbligo, ma perché anche questa professoressa con piacere ti immergeva in questo mondo speciale. Anche qui ebbi una sorta di evoluzione nel tempo seguita dalla stessa docente. Durante il biennio non ero così entusiasta, ogni tanto la studiavo con piacere altre volte solo per giungere alla sufficienza. Ero un caso perso. Nel secondo anno ero migliorata, accennando una più forte voglia di mettermi in gioco ed acculturarmi. Infine scelsi per il triennio l'indirizzo di Architettura che mi diede la spinta finale sino a questo momento. Amavo storia dell'arte, era un piacere studiarla e la professoressa aveva iniziato a considerarmi di più come una buona studentessa. Io ero quel genere di ragazze che principalmente era nella norma, ma dava il massimo di sé nelle materie che le piacevano, nonostante la voglia di studiare in alcuni momenti fosse poca. 

La professoressa entrò in aula posando la sua mole di borse. La osservai sistemare diversi libri, accendere l'Ipad, fare avanti e indietro tra il mobiletto e la cattedra. Firmò la presenza sul portale per poi aprire cinque libri in contemporanea. Ci sorrise finalmente. Lei si era laureata in architettura, infatti ci aveva raccontato che per qualche anno aveva insegnato una materia teorica sul disegno architettonico. Successivamente decise di insegnare Storia dell'Arte. Non so come, ma amava la nostra classe. Spesso credevamo che fosse perché avevamo scelto architettura, probabilmente era davvero per questo, però non ci dispiaceva, anzi. Era molto più gentile e vogliosa di aiutarci in qualsiasi caso. «Buongiorno, ragazzi, iniziamo allora...» sorrise ancora. Come per matematica, anche in questo caso eravamo giusti nel seguire il programma. Settembre era volato, infatti eravamo già giunti al Barocco. Dovevamo proseguire con Borromini, l'architetto italiano barocco per eccellenza. Ci raccontò in poche parole la sua vita per avere una base sulla sua formazione e per comprendere quali elementi avessero influenzato il suo stile. Descrisse una delle sue opere, ovvero la Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, collocata a Roma, evidenziando la pianta ovale. 

Mi piaceva ascoltare la lezione e prendere appunti a riguardo nonostante la maggior parte delle cose fossero scritte sul libro. Ero intenta a scrivere due citazioni ma venni bloccata da un bigliettino di carta, il quale era comparso magicamente sul mio banco. Lo guardai attentamente senza farmi vedere dalla docente. 'Hey, bellezza'. Sospirai. Di chi poteva mai essere? Lio. Girai il pezzettino di carta e scrissi calcando bene le parole 'Era troppo bello per essere vero, cosa vuoi Lio? Voglio seguire la lezione'. Effettivamente era così: mi ero gasata per il suo silenzio per nulla. Aveva ripreso la tortura. Tentai di non alzare gli occhi al cielo. Una cosa però dovevo dirla, era stranissimo scrivere il nome 'Lio'. Ero abituata a chiamarlo per cognome. Nonostante questo avevo perso tempo, quando invece potevo scoprire qualcosa in più sulle opere dell'architetto in questione. 'Eh, ti sei illusa. Cosa era bello? Io? Si hai ragione. Vorrei...mh...te?' Cercai di non arrossire per ciò che aveva scritto. Voleva me? Cosa? Stava scherzando, ne ero sicura. Mi stava prendendo in giro per aver ceduto e per il bacio di venerdì sera. Ahh, fitta al cuore. Il bacio. Feci però finta di nulla, rimanendo imperscrutabile 'Scordatelo...nemmeno nei tuoi sogni'

Il nostro amore impossibile (INAI's series)Where stories live. Discover now