Capitolo 21 - Ci sono cascata di nuovo

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Capitolo 21 - Ci sono cascata di nuovo

Alle sette e mezza Emma fu sotto casa mia con il suo zainetto ormai nero, nonostante inizialmente fosse stato rosa confetto. Presi il mio, realmente nero e uscii di casa salutando i miei genitori intenti a guardare la televisione. Per mia sfortuna aveva davvero iniziato a piovere terminata scuola, l'unica gioia era stato non avere i corsi di recupero. Sotto al diluvio universale raggiunsi la mia amica e con la paura che qualche macchina ci schizzasse addosso corremmo verso casa di Jeamy. Sarebbe stata una serata molto bella per via del suo compleanno, ma allo stesso tempo ero dubbiosa per la presenza di Lio. Avevo tentato di non pensare a lui, cosa alquanto impossibile, poiché nella mia testa si ripeteva l'immagine di lui e Miriam insieme. Un colpo al cuore costante. Saltai una pozzanghera e urlerai insieme alla mia migliore amica. Scoppiammo a ridere però continuai a imprecare contro la pioggia. Avevo già detto che odiavo uscire quando pioveva?
Ci riparammo vicino all'ingresso della casa cercando di chiudere l'ombrello, strano che non si fosse rovesciato per il vento. Io ed Emma ci osservammo, leggermente bagnate dall'acqua proveniente dal cielo e non dalle bastarde pozzanghere. Il festeggiato, quando ci aveva aperto il portone di ingresso, ci aveva riso in faccia e io avevo sbuffato come un toro per i miei capelli che, purtroppo, si erano arricciati. Non era possibile.
Sospirai di sollievo quando percepii il calorino della stufa a pellet della tavernetta. Azzurra era intenta ad apparecchiare la tavola posizionando i piatti con fare laborioso, mentre gli altri ragazzi non erano ancora arrivati. Anche qui sospirai sollevata. Non ero ancora pronta per vederlo, dopo quel mio ragionamento contorto che mi aveva reso le decisioni ancora più difficili. Aveva scelto Miriam e aveva mandato tutti a puttane. Risi mentalmente per quel termine che era pienamente azzeccato per la situazione. Salutai Jeam con un abbraccio che lui ricambiò stringendomi ancora più forte e andai a sedermi sul divano guardando qualche notifica sul telefono per trascorrere il tempo. Secondo il programma avremmo mangiato una pizza e fatto confusione come nostro solito. La tavola era apparecchiata perfettamente, Jeam si avvicinò per congratularsi con la sua ragazza per l'ottimo lavoro, ma il campanello suonò e lui dovette allontanarsi. Immaginai chi fossero stati. Dopo qualche minuto entrarono nella sala Lio e Alex con in mano due scatole misteriose ai miei occhi. Salutai il moro evitando il suo migliore amico tassativamente. Il mio obiettivo era ignorarlo, per quanto potessi.

Ci accomodammo tutti a tavola con l'acquolina in bocca. Emma aveva farcito le pizze comprate surgelate e durante l'attesa le aveva scaldate nel forno a turno. Adesso si trovavano tagliate a spicchi su svariati piatti e ciascuno poteva scegliere quella che preferiva. Adocchiai la pizza con sopra i würstel, avanzai con la mano per prenderne uno spicchio e nello stesso momento il biondo mi imitò. Le nostre dita entrarono in collisione scontrandosi e io ritirai la mano così in fretta che pensai di essermi bruciata a quel contatto, come contro un fornello acceso. Lui mi imitò, ma alla fine presi comunque uno spicchio di quella pizza. Gli altri parvero non accorgersi nulla fortunatamente. Durante il resto della cena avevo evitato qualsiasi contatto con lui, compresi gli sguardi. Nella mia mente si erano ripetute le scene di questa mattina, di Lio e Miriam intenti a sbaciucchiarsi senza contegno. Ma come ero finita in questa situazione? Ero una combina guai è masochista. Sceglievo sempre la strada più difficile, tortuosa e senza fine, senza lieto fine soprattutto.

Avevamo appena sparecchiato la tavola trascinando il tutto in cucina: Jeamy e Azzurra sceglievano la musica, Emma lavava i piatti. Le piaceva, da un lato, fare la donna di casa. Dopo qualche minuto Alex, che era seduto sul divano, raggiunse la sua fidanzata in cucina lasciandomi da sola con Lio. Non volevo che lui rimanesse da solo con me perchè più lo evitavo meglio era. Se ci trovavamo in quella situazione lui poteva dire di tutto e confondermi. Non ero lucida e i miei sentimenti erano abbastanza forti da abbattere il mio muro interno. Ma come potevo fare per evitarlo? Era così vicino. Come evitare i suoi occhi azzurri, le labbra carnose, il suo profumo? Come poter dimenticare le sensazioni che riusciva a creare in me? «Vedo che hai ancora la mia collana...» mi fece notare indicando il pendente al mio collo.
Perspicace. La indossavo sempre. Era un regalo speciale, un portafortuna che non avevo il coraggio di togliere. Perchè avrei dovuto farlo? Mi ero affezionata. Dovevo toglierla se non eravamo nulla, ma era più forte di me. Volevo tenerla. Annuii arrossendo leggermente. Si avvicinò a me lentamente e mi stampò un semplice bacio sulla guancia indugiando un po' e restando a contatto con la pelle della mia guancia. Se prima ero arrossita leggermente, adesso ero un pomodoro e lui sorrise soddisfatto. Cosa...cavolo...era...successo?! Avevo abbassato la guardia in pochi secondi e lui sembrava essersi già fatto perdonare. Come potevo avercela? Non resistevo a lui o ai suoi occhi che mi trafiggevano.
Stavo trattenendo davvero il respiro? Non mi era sembrato. Mi faceva sempre questo strano effetto che non riuscivo a controllare. Mi prese la mano dolcemente e andammo a sederci sul divano. Alex, tornato dalla cucina, ci passò due bicchieri con della semplice pepsi. A questo pare volevano evitare di ubriacarsi e di fare casini. Azzu e Jeam si stavano divorando la faccia accanto allo stereo mentre io e Lio stavamo bevendo dai bicchieri. In pochi secondi, dopo aver posato i bicchieri sul tavolino, Lio mi prese il volto tra le mani e unì le nostre labbra in un bacio. Cosa...? Le mie labbra non vedevano l'ora di baciarlo e mi avvicinò sempre di più verso di lui per cercare maggiore contatto. Era troppo bello il bacio per permettermi di staccarmi da lui. Mi parve di smaterializzarmi in un universo parallelo, dove eravamo presenti solo io e lui, senza altri attorno. Non appena ci staccammo, aprii gli occhi e notai la figura di Emma che ci stava guardando. Che immensa cazzata che avevo appena fatto. «Io non ho visto nulla.» disse lei con una faccia buffissima facendoci comunque ridere.

La serata la trascorremmo sul divano a guardare dei film. Un compleanno molto semplice in confronto alla festa a sorpresa che mi avevano organizzato qualche settimana prima. Le coppie si baciavano senza un freno e non notavano che io e Lio eravamo abbracciati sul divano con sopra una coperta, mentre all'oscuro le nostre mani si accarezzavano. Era la sensazione più bella del mondo stare nella propria 'bolla' protettiva che ti escludeva dalla realtà. E il mondo di me e Lio era stupendo. «Sto così bene con te. Qui.» sussurrò al mio orecchio facendomi rabbrividire.
Alex ed Emma si baciavano in un angolo della stanza all'oscuro senza fare caso alle persone attorno, invece il mio migliore amico era in una stanza con Azzurra a fare non so cosa. In poco tempo si erano spostati. Spesso il problema degli incontri a casa di amici con la presenza di coppie era solo questo: si rimaneva con il proprio partner e qualcuno, qualche volta, si trovava a fare da candela. Cosa peggiore non esisteva. «Anche io.» risposi a bassa voce.
I nostri volti erano vicini e le sue labbra erano così invitanti. Era come se dicessero 'baciateci'. Era così strano che un essere del genere potesse essere perfetto, in tutti i sensi, in tutti i modi. Le nostre labbra si riunirono scontrandosi lentamente e poi muovendosi più velocemente. Erano come una droga. Ci sistemammo sul divano in modo che io fossi sotto e lui sopra, le mie braccia attorno al suo collo e le sue sui miei fianchi che premevano. Le labbra in movimento e i corpi che si riscaldavano, i cuori che battevano più forti. La sua bocca sul mio collo mi faceva partire e andare in un altro mondo, dove eravamo solo noi due. Era una sensazione di piacere immenso, quel movimento, immaginando la sua bocca che lasciava baci, la sua lingua che leccava la pelle debole e i denti che la mordevano.
Avevo sempre pensato che i succhiotti fossero un segno di appartenenza, che qualcuno li facesse per dire 'vedi?appartiene a me'. Forse io appartenevo a Lio e lui voleva che la gente sapesse che io appartenevo a qualcuno.

La mattina ci ritrovammo addormentati sul divano, gli altri erano andati a dormire nelle stanze, mentre io e Lio eravamo rimasti abbracciati con la mia testa appoggiata sulla sua spalla. Non mi ero neanche resa conto la sera prima di star morendo dal sonno e ci eravamo addormentati come per magia. Era cambiato tutto nel giro di poco, avevo totalmente dimenticato la faccenda di Miriam non appena le sue labbra erano entrate in contatto con le mie.

LIO

Ero felice che tutti gli altri non avessero dato fastidio, almeno io ed Elena eravamo potuti stare da soli e tranquilli. Adoravo stare con lei, baciarla, abbracciarla. Il succhiotto era un segno di appartenenza, lei mi apparteneva e sarebbe stato bello se anche lei mi avesse fatto un succhiotto. Magari per mostrare che io appartenevo a qualcuno di preciso. Non avevo mai fatto un succhiotto alle altre ragazze perché erano diverse, ci vedevamo pochissimo, magari una sola volta. Non mi appartenevano e non volevo appartenere a loro.
Dopo che avevo bevuto la pepsi avevo baciato Elena, anche se Emma ci aveva visti. Dovevo farlo, ne avevo bisogno e non mi importava se gli altri ci avessero visti. Volevo baciarla e solo questo contava per me. Sapere che aveva rimesso la mia collana mi rendeva più che felice. Era strano che io mi comportassi così, però con Elena era diverso...lei era diversa.
Era così bella lei mentre dormiva, con un po' di trucco sbavato e un sorrisino stupendo. Sembrava una bambina tenera.
Sarei stato ore a guardarla dormire.




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Il nostro amore impossibile (INAI's series)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant