Capitolo 4 - Outlines

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Capitolo 4 - Outlines

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La vita era imprevedibile, così tanto che riusciva a sorprenderti. Chi avrebbe mai detto che una cosa del genere sarebbe successa proprio a me? Gironzolava nel buio in attesa di colpire e quando meno te lo aspettavi entrava di scena capovolgendo tutto. All'inizio avevo pensato ad uno stupido scherzo del destino, forse mi volevano punire perché avevo ammirato ossessivamente i fratelli Salvatore. Dopo ero tornata alla realtà riflettendo sul fatto che non ero stata punita per qualcosa di così stupido. Per un attimo mi era parso il destino, ma anche dopo avevo accantonato l'idea. Che cosa dovevo pensare? Ero sconvolta e tutto era successo velocemente nello stesso momento. Troppe cose da assimilare, troppe sensazioni. Eppure era stato bello, molto bello...

Avevo gironzolato per l'edificio cercando qualcuno con cui stare o solamente i miei amici, però sembravano essere spariti nel nulla. Non era possibile. Avevo chiacchierato con qualche vecchia conoscente, come Chiara o Sara. La prima era in classe con me, le parlavo poco però era il volto famigliare che mi era capitato a tiro immediatamente. La seconda invece era una mia vecchia compagna delle scuole elementari e delle medie, purtroppo però alle superiori ci eravamo distaccate perché aveva scelto di seguire un altro istituto.

Posso dirvi però, ragazzi, che a forza di girare in tondo per la casa di Luca li avevo trovati. Emma era intenta a sbaciucchiarsi con Alex in modo osceno su un divano, mentre Jeamy e Azzurra bevevano e ridacchiavano. Detto questo, preferii sparire di nuovo. Attraversai lentamente il corridoio pieno di ragazzi con in mano i bicchierini. Non avevo nulla da fare. Non riuscivo a sbloccarmi alle feste, ero un paletto di legno. Cercai, in questo caso, di bere per consolare la mia solitudine. Io e le mie fidate vans cercavamo di non sporcarci con il lerciume che gli invitati lasciavano e di allontanarci il più possibile dalla calca.
Era pieno di ragazzi e ragazze che si baciavano, non solo sui divani, anche nelle stanze. Io non avrei mai avuto il coraggio di organizzare una festa così, non solo perché i miei genitori mi avrebbero uccisa, ma anche perché dopo avrei dovuto pulire tutto. Buttare tutti i bicchierini, pulire i liquidi sui tappeti antichi, raccogliere i mozziconi, buttare i preservativi dei cretini che scopavano nelle stanze di case altrui.

Presi un bicchierino rosso dallo scaffale della cucina e versai Vodka e Redbull. Il tutto finì relativamente in poco tempo, cosicché decisi di bere un sorso direttamente dalla bottiglia. Pulii il collo e lo avvicinai alle mie labbra. Mh, pesca. Ero seduta su uno sgabello del bancone osservando tutto ciò che era intorno a me e bevendo. Ci riflettei. Dovevo sciogliermi un minimo, non potevo trascorrere la serata da sola ad autocommiserarmi. Potevo divertirmi da sola. La vodka tutta di un sorso mi bruciò leggermente la gola e mi sentii meglio.

Presi coraggio e mi tuffai in mezzo alla pista come una prodiga ballerina...che non ero. La vodka bruciava scatenando in me un equilibrio instabile nonostante indossassi scarpe da ginnastica. Sembrava poco, ma in realtà avevo bevuto alquanto un quarto della bottiglia, aggiunto agli altri bicchierini precedenti. Speravo di non cadere come una pera cotta. Adesso mi sentivo meglio, non mi sentivo più un pezzo di legno. Abbassai il vestito e iniziai a scuotermi a ritmo, sotto le note di Outlines di Dragonette. Amavo il significato di quella canzone.
Mi ero ormai mimetizzata tra la folla di studenti ubriachi e vogliosi di ballare sotto alla musica da discoteca. Come avevo detto non ero una ballerina provetta, ma poco mi importava. Volevo divertirmi senza ansie addosso. Percepivo gli sguardi di tutti addosso, però nonostante tutto continuavo imperterrita. Era il mio momento. Non avevo pensieri per la testa. Era bello essere spensierati e liberi senza il peso della vita e dei problemi che ti invadevano la mente ogni giorno. A volte serviva staccarsi dal mondo, disconnettersi. Però una cosa non la sopportavo: solo grazie all'alcool riuscivo a sentirmi in questo modo.

LIO

Mi rigirai sulla sedia guardando la sala. Ero annoiato a morte e ubriaco fradicio. Nessuna ragazza mi attirava. Nessuna. Ero stato con una ragazza prima, davvero carina. Mi aveva anche dato il numero di telefono. Solo tre parole: capelli rossi naturali. Ricercai qualche ragazze facile in mezzo alla pista finché non vidi lei.
Si muoveva divinamente.
Il modo in cui muoveva i fianchi e le braccia, come se si lasciasse andare e si sentisse viva e libera, me ne ero inconsciamente innamorato. Aveva un qualcosa di misterioso che mi attirava come una calamita. Volevo sapere il suo nome, vedere chi fosse. Era così misteriosa e il mistero mi attirava. La gente si chiedeva perché io andassi a letto con tutte le ragazze. Alcuni pensavano per divertimento, altri soltanto per farle soffrire. Le usavo una ad una per i miei e i loro scopi. L'unico che non doveva soffrire ero io, visti i miei precedenti, ma non è il momento adatto. Mi prediligevo di lasciar perdere la fissa per una sola ragazza avendo la possibilità di averne tante usando il fascino e divertendosi. Divertirsi da giovane e non innamorarsi. Ogni tanto quando ripensavo ad essere innamorati appariva nella mia testa il suo volto e un brivido mi attraversava la schiena. Lei non doveva più tornare a campeggiare i miei pensieri.

Mi alzai dallo sgabello per raggiungere la ragazza misteriosa nella pista. Mi avvicinai prendendola per i fianchi e lei sussultò a quel tocco inaspettato. Nonostante io fossi arrivato all'improvviso dietro di lei continuò a ballare addosso a me con il poco tessuto del vestito che la copriva, che si strusciava sulla mia intimità. Mi avvicinai e le lasciai alcuni baci sul collo e nell'incavo, per salire fino al mento e alla bocca. Gemeva a ogni mio bacio.

Le baciai ancora il collo lasciando alcune macchie, mentre continuava a strusciarsi sulla mia intimità ormai ingrossata. Si voltò e istintivamente la baciai con foga, appoggiando le mani sui suoi fianchi. Acconsentì l'accesso alla mia lingua mentre l'attiravo sempre più vicino al mio bacino. Quel bacio era maledettamente stupendo, anche se mi ricordava qualcosa...qualcuno...

Il bacio da lento si tramutò in un bacio passionale, le nostre bocche si muovevano nello stesso ritmo. Le mie mani le accarezzavano la schiena fino a scendere lungo il sedere palpandolo. Lei passava le mani tra i miei capelli, a volte tirandoli leggermente e facendomi gemere. Non mi sarei più staccato da quel corpo. Le sue labbra erano morbide e sapevano di vodka alla pesca, un sapore dolce e buono. La attirai ancora verso di me facendo scontrare le nostre intimità, aveva capito che ero eccitato.

I miei ormoni erano a mille stasera e con nessuna ragazza era mai successo. Ero stato con tantissime in questi anni e nessuna di loro era riuscita a trasmettermi queste emozioni, a coinvolgermi così tanto con un solo bacio. Neanche Francesca. E stranamente volevo solo baciarla, non di più, un unico e solo bacio infinito.

Non pensavo che un bacio accidentale a una festa con una ragazza qualsiasi potesse coinvolgermi così tanto. Non pensavo che potessi dipendere soltanto da quelle labbra assaporate per così poco. Non pensavo che quella ragazza misteriosa potesse trasmettermi emozioni nuove e strane.

Purtroppo il sogno era svanito perché mi ero dovuto staccare per assenza di fiato e finalmente l'avevo vista:quei capelli, quel viso.

Elena, era proprio Elena Rosati.

ELENA

Non ci credevo. Lio. Avevo appena baciato Lio Romeo. Un fottutissimo clichè, cazzo.

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