Capitolo 23 - Courmayeur

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Capitolo 23 - Courmayeur

Il viaggio durò un'oretta in autostrada, mio padre ormai era abituato a guidare avanti e indietro quindi stracciava la strada in pochissimo tempo. Il nostro arrivo a Courmayeur attirò l'attenzione dei Romeo, i quali alzarono i volti curiosi per osservare tutto ciò che avveniva attorno a loro. Fummo accolti da una forte vivacità della cittadina di montagna e da un lieve manto di neve scendere dal cielo grigio. Ero una amante del paesaggio di montagna: i monti innevati, le piste da sci di fondo e discesa, i locali e i bar caratteristici. Nella mia mente si susseguirono una serie di film mentali mentre stringevo la mano di Lio, intento ad ammirare la cittadina. Io immaginai i pomeriggi distesa sul divano con un buon libro, copertina, cioccolata calda e il calore del caminetto. Era un'atmosfera magica.
Scossi la testa per tornare alla realtà e seguii lo sguardo dei Romeo rivolto verso il via vai di persone. Alcuni passeggiavano per le vie osservando le vetrine dei negozi costosi oppure portavano a spasso gli animali domestici. Invece, accanto alla stazione dei bus, gli sciatori attendevano di raggiungere le piste.

Il tragitto proseguì per cinque minuti finché non svoltammo a destra nella piazzola di casa nostra e dei nostri vicini. Essa era molto spaziosa, con tre posteggi per le due case, la nostra rampa per parcheggiare l'auto vicino al cancello vero e proprio, lo spiazzo dei nostri vicini e l'ingresso del garage sotterraneo. «Ancora la neve sulla rampa...» sbuffò mio padre. Nonostante vi fosse il cartello 'divieti di scarico neve' ogni singola volta lo spartineve buttava il manto bianco sopra la nostra rampa bloccandola. Non la usavamo mai, ma se c'era il cartello non dovevano scaricare la neve. La macchina si fermò davanti alla porta automatica del garage e attendemmo qualche secondo la sua apertura. I Romeo erano eccitati all'idea della nostra vacanza di Natale insieme, della casa, di Courmayeur stessa. Alla casa si poteva accedere in tre modi: tramite il parcheggio sotterraneo con una porta color azzurro scuro,  tramite la rampa ora bloccata dalla neve che portava in giardino e infine tramite un passaggio sul retro che portava vicino alla strada per il centro della cittadina. Mio padre spense l'antifurto e dopo aver svuotato il bagagliaio ci fece strada aprendo a porta e scortandoci al piano terra. Salimmo le scale e giungemmo al portone principale in legno scuro. Il pianoterra era formato da un unico ambiente, scandito e diviso solamente dai mobili e dalle scale. A sinistra si apriva la sala da pranzo e la cucina. La sala era semplice, luminosa con due porte finestre e formata da un tavolo in legno attorniato da sedie e una panca coperta da un materassino bianco bordato rosso. L'ambiente si chiudeva con la cucina, nascosta rispetto all'ingresso, e anch'essa molto luminosa. Particolare era il contrasto tra il piano di acciaio della zona cottura e del frigo e il piano cucina in marmo chiaro e legno.
Di fronte all'ingresso si dipartivano tre porte: la prima conduceva al piano seminterrato, la seconda era il bagno e infine tramite una anticamera vi era la porta che conduceva al giardino in facciata.
A destra infine vi era il salotto. L'elemento caratterizzante era il camino in pietra, il primo su cui cadeva l'occhio non appena si entrava nella stanza. Di fronte era collocato un divano bianco a tre ponti e tre poltrone imponenti verde scuro.
Lungo le pareti vi erano librerie, cassettiere e cassapanche. Il secondo elemento caratterizzante era il tappeto, ma non un tappeto qualsiasi, era un grande orso bianco.

«Permesso.» chiese Iris cercando di far scorrere la sua enorme valigia color blu scuro all'interno della casa. Quest'ultima  era rimasta molto sorpresa dalla casa, amava la montagna e le casette caratteristiche perché creavano un'atmosfera romantica e famigliare. Su questo non aveva torto perché io stessa ero la prima che aveva questo pensiero. «Entrate pure.» disse mio padre con un sorriso caloroso. Ci teneva a fare bella figura con questa casa che amava forse più di me e della sua auto. Ci aveva impiegato anni per costruirla, ma soprattutto per scegliere l'arredo perfetto. Aveva trascorso ore e ore a realizzare i quadri appesi: aveva comprato le tele e dopo li aveva incorniciati, senza dimenticare il passepartout. Insieme a mia zia aveva ricercato i tessuti adatti per tende e copriletti, ciascun mobile scelto accuratamente e restaurato. Grazie alle sue conoscenze aveva realizzato questa bellissima casa. «Posate qui le valigie, prima vi mostro le stanze e poi vi sistemerete con calma.» continuò mia madre. Lei era la padrona di casa e quindi spettava a lei fare da Cicerone. «Grazie mille!» sorrise Filippo accanto al figlio. Era surreale avere la famiglia Romeo e soprattutto Lio nella mia casa di montagna, fino a qualche mese fa non mi sarei mai aspettata tutto questo.
Le valigie erano state posizionate accanto al mobile di ingresso lasciando il passaggio libero. Le scale in legno con delle piccole incisioni sul parapetto portavano alle stanze del piano di sopra. Il primo ambiente appena salite le scale era il bagno  degli ospiti con l'unica doccia della casa. Accanto, la camera degli ospiti, che consisteva in due letti singoli, un armadio spazioso e due semplici scrivanie. Essa si affacciava sul giardino sul retro con due finestre carine. Questa stanza fu affidata a Iris e Filippo che la osservarono stupiti. Solitamente, quando i miei parenti ci raggiungevano qui, dormivano in questa stanza i miei zii. La terza stanza apparteneva a mio fratello maggiore e qui non dormiva quasi mai nessuno se non lui oppure in casi rari io. Infatti, anche in questo caso, nessuno avrebbe dormito lì. Presentava un letto molto comodo, nonostante il copriletto in alcuni casi rendesse capelli o peli elettrici. Poteva essere considerata la stanza più spaziosa tra tutte con una portafinestra che dava sul grande terrazzo, una piccola finestra, un armadio, una cassettiera e una scrivania con poltrona. Mio fratello non si faceva mancare nulla. La camera in cui avremmo dormito io e Lio era la mia stanza con un letto a castello alquanto stretto, un armadio e una portafinestra che anch'essa portava sul terrazzo. La camera dei miei genitori era formata da tre ambienti diversi: la zona letto, un bagno tutto loro e una piccola 'tana' se si poteva definire così. La zona letto presentava un maestoso letto a baldacchino, una cassettiera e un armadio a muro. Il bagno era più grande di quello degli ospiti, ma presentava una vasca.

Il nostro amore impossibile (INAI's series)Där berättelser lever. Upptäck nu