Capitolo 8 (part3) - Hope

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Sul ciglio della porta mi accoglie con un abbraccio solido e rassicurante, nei suoi un metro e settanta di altezza. Come sempre risulta stupenda nel suo abbigliamento sportivo e un po mascolino. Può permettersi di indossare di tutto, perché i suoi occhi a mandorla, le lentiggini che affiorano da una pelle diafana e i capelli nero corvino sono talmente invitanti da renderla ai miei occhi la ragazza più bella del mondo. E poi la simpatia che provo per lei è immensa.

-Crisi d'ansia o demenza precoce?- mi schiaccia l'occhio.
-Perché chi pensa solo a studiare, non vede mai la luce del sole e si intromette nelle risse mostrando un atteggiamento autolesionista, potrebbe avere qualche problemino! Ride fragorosamente. -Quindi, che ti prende? Forse non ci vediamo da troppo tempo?- chiede mentre si fa strada verso la mia stanza velocemente, per poi buttarsi a letto.

-Non lo so, Lexie, forse... forse ho tradito Jason- decido di togliermi subito il dente, facendo calare il gelo nella stanza, mentre assisto allo spettacolo della sua faccia che cambia colore, nonostante nulla usualmente abbia il potere di scomporla.

-Forse... hai fatto cosa? Hai tradito- si piega sulle ginocchia come dopo la fine di una corsa -Jason!- pronuncia col labiale, dopo aver rialzato la testa per guardami con un'espressione sconvolta. Inizia a camminare avanti e indietro per la stanza. Con Jason sono molto amici; e Lexie ha sempre tifato per noi, sin dai tempi della prima superiore.

-Glielo hai detto?- fa, sempre col labiale. Poi si ferma di scatto, rimproverandomi con un -No! Ma che dico, io, pure! Ovvio che non glielo hai detto!- si dispera, ma come farebbe una persona che ti vuole bene. Una sorella. Non c'è giudizio nel suo momentaneo sgomento, solo apprensione per me. -Non gli dire niente. Anzi. Ferma- Continua da sola, senza che possa interferire, nonostante ogni singola volta io gonfi i polmoni per risponderle. -Qualcuno sa? Ha visto? Chi è lui? Continua ad andare avanti e indietro per la mia stanza, grattandosi la testa. -Anzi. No. Non voglio sapere chi è. O lo uccido. Adesso-

Deglutisco a fatica e sonoramente -Lexie- provo a farmi spazio nel suo monologo, ma lei non mi sente. Forse utilizzo un tono flebile perché non voglio essere sentita. -Lexie, fermati ti prego- dico con un po più di forza. Si ferma. Anzi, sembra accorgersi di avermi messo addosso molta più agitazione di quella che avevo già.

-Ok. Ok. Ok. Scusami. Andiamo in macchina. Questa stanza è Claustrofobica e profuma Di sesso!- Mi rimprovera, sempre bisbigliando.

-È successo qualcosa qui?- torna ad incalzarmi. Faccio di no con la testa, ma troppo vigorosamente. Lei capisce quando mento. -Oddio. Che schifo! È successo qualcosa qui. Andiamo immediatamente via!-

È quasi comica adesso che ha notato il mio nervosismo.

-Ti porto al Luna Park in periferia, ci facciamo un giro sulla ruota panoramica, lontano da tutti e dove nessuno decisamente potrà origliare le nostre confessioni- si avvicina per asciugarmi le lacrime. Non mi ero neanche accorta di essermi messa a piangere, ormai ci ho fatto labitudine. Salute in macchina Lexie lascia scorrere le mie canzoni preferite dei Depeche Mode finché a destare la mia attenzione non ci pensa lo sfarfallare delle luci delle piccole attrazioni del Luna Park di Rockport. -Oggi farei volentieri le montagne russe, per non pensare. Sarebbe comunque più rilassante che affrontare la mia attuale condizione- mi do la zappa sui piedi, sotto l'occhio severo di Lexie, mentre scendo dalla macchina e insieme a lei, in silenzio, e mi dirigo verso la biglietteria della ruota panoramica.

-Tocca a voi!- la voce di un vecchio uomo posto al controllo delle cabine della ruota ci fa sussultare entrambe. Forse a causa del nostro silenzio. Attorno abbiamo almeno dieci attrazioni e metà Rockport, ma nessuna di noi sembra farci troppo caso.

-Posso fare una storia?- mi interroga mentre ci accomodiamo nella cabina e il vecchio chiude la cella. -Hai detto che dovevamo essere lontane da occhi indiscreti. Preferirei di no!- faccio io. -Quanto sei fiscale!- si acciglia.
-Oggi- precisa. Facendo riferimento alla mia infedeltà, mentre pian piano la cabina si alza da terra e comincia a prendere quota. -Ho messo la storia.- Mi fa sapere. -Ti segue Artem?- chiedo improvvisamente, non riesco a trattenermi. Non voglio che Artem sappia dove sono, soprattutto se lo sa anche Jason. Lexie mi fulmina con gli occhi. -Hai fatto sesso... ehm, tradito JASON con Artem? Hope, perdonami non riesco a fingere che sia tutto ok. Hai sbattuto la testa?- Mi guarda come se fossi un alieno.

-Ok, ok- mi arrendo e lascio cadere le braccia lungo tutto il corpo.

-Ho fatto una cazzata, eravamo ubriachi alla festa di Marcus, e-...
-Eravate cosa? Adesso bevi?- si innervosisce.

-Sei impazzita?- continua severa.

Io vorrei solo scappare e guardare giù mi provoca le vertigini.

-Se avessi voluto questo- dico mentre  faccio scorrere l'indice tra me e lei -sarei rimasta sola a casa. Sei la mia migliore amica! Cazzo!- provo ad alzarmi dentro la cabina ma sbatto la testa e mi tocca restarmene buona e a posto.

-Hope-, fa lei mentre il suo sguardo si stropiccia.

-Non voglio sapere nient'altro. Ma non lasciare Jason. Ti ama, davvero. Non è una storia da nulla, sono cinque anni! E anche tu lo ami, Hope!- pronuncia mentre cerca conferma nei miei occhi. Ma la conferma fatica ad arrivare. Annuisco, per non fomentare la sua agitazione.

-Puoi vedere chi ha visto le tue storie?- le chiedo, indifferente. -Sei davvero così stronza?- rimbalza lei. -Non pensi minimamente a Jason?- mi implora con lo sguardo. Quando arriviamo quasi all'apice del nostro giro panoramico rispondo -Tu sei davvero così stronza? Ti importa più di me che di Jason, Lexie. Non mi hai chiesto nulla, non sai nulla, non hai voluto sapere nulla. Ti interessa solo che tutto rimanga così com'è! Cos'è. E lo capisco. La fine della scuola, i cambiamenti, le incertezze. Vorresti che tutto restasse immutabile ma non è così. Questa cosa... Artem, mi ha colto di sorpresa!- le confesso allargando le braccia in senso di resa. -Non l'ho voluto, non l'ho programmato!- riprendo a piangere, -È capitato. E non mi sentivo così viva da anni!- inizio a singhiozzare.

-Hope!- Lexie mi abbraccia immediatamente. -Scusami. Voglio solo proteggerti. Lo sai. Lo sai, vero?- mi chiede, insistente. Annuisco sotto il suo braccio umido delle mie lacrime, mentre iniziamo a scendere sempre più in basso. -Jason non è un fuoco di paglia. Si può prendere e si prenderà cura di te. DAVVERO!- Evidenzia. -Hope. Io ci sono per te. Se non te la senti, non dirmi nulla-. Al limite dell'esasperazione scoppio anche io: -Sembra che tu non voglia sapere nulla. Artem ha qualcosa che non va? Perché non posso nominarlo?- grido dentro la cabina sigillata ormai prossima al suolo. -È un coglione! Mi urla contro, come se volesse sputarmi in faccia. -Ma non lo sai come tratta le ragazze? Ma dove cazzo vivi!- Continua a gridare, spaventandomi. Mi sembra che qualcosa in questo esatto momento si sia rotto tra me e lei, qualcosa che non può giustificare neanche l'affetto.

-Non ho bisogno che mi accompagni a casa- dico severa. Torno a piedi. Forse è meglio se non ci sentiamo per un po'- le dico io. Ma ci pensa la sua risposta a lasciarmi ancora più sconvolta. -Hai proprio ragione. Dovresti fare due passi a piedi, magari ti schiarisci le idee!- ribatte col fuoco negli occhi, lasciandomi a otto chilometri da casa nel bel mezzo del nulla. Così abbandono la cabina e decido di consolarmi con una ciambella mentre il trucco mi cola su tutta la faccia.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioWhere stories live. Discover now