Capitolo 6 (part2) - Hope

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-Non è possibile, spero sia la morfina, oppure sto diventando pazza davvero!- bisbiglio
appena, girandomi verso la figura sospetta seduta sul mio letto, l'unica che non mi sarei mai aspettata di poter trovare lì, e sento il mio cuore smettere di battere.

-Non sei davvero qui!- mi metto le mani davanti agli occhi per negare ciò che stavo vedendo.

Artem si alza di scatto dal mio letto e alza le mani all'altezza dei suoi occhi, coi palmi rivolti verso di me, probabilmente per farmi capire che non è venuto per mandarmi un'altra volta al pronto soccorso.

Sto morendo, davvero.

Chi può vantarsi di aver provato nello stesso momento paura di qualcuno e una maledetta, stupida felicità per il fatto di averlo vicino?

Solo io, perché solo io so mettermi in situazioni davvero del cazzo!

Artem inizia ad avanzare pian piano verso di me, barcolla nel suo smoking nero pieno di sangue come se fosse uscito da un racconto di Lovecraft, e confusamente bisbiglia... -Hope! Per favore ascoltami, e non gridare!- mi legge quasi nel pensiero, come al solito. Tutto il mio corpo mi sta suggerendo di farlo.

-Ti prego!- implora, mentre fa cautamente il giro del letto e prova ad avvicinarsi a me.

-Hope, Hope, Hope, non sono qua per farti del male, ti prego!- continua, mentre la luce forte ma calda dell'abat-jour colpisce i suoi lineamenti sporchi di sangue.

Le ferite sono ancora aperte, e io sono una pazza a pensare che sia bellissimo anche così. I suoi occhi nei miei mi fanno tremare le gambe, non riesco a non cedere, devo distogliere lo sguardo dal suo o... dovrò cedere presto.

La mia opprimente razionalità, però, non la pensa allo stesso modo. C'è qualcosa di me che continua a resistere, come sempre, con lui. Perché so che tutto questo è solo un errore che stiamo già pagando a caro prezzo. Perché quando per pegno sono entrata con lui in quella casa abbandonata, non sono più riuscita a liberarmene.

Sono io, adesso, la casa infestata dai fantasmi. E sono io anche il fantasma.

Artem si accorge del mio nervosismo. Penso di non capire più nulla, sento solo la sua mano che si posa sulla mia bocca e la sua mano che mi cinge la vita.

A quel punto mi spavento davvero, e inizio a dimenarmi.

-Lasciami andare!- urlo nella sua mano sputacchiandoci dentro.

-Ho detto lasciami!- insisto, ma capisco dopo pochi secondi che il suo intento non è quello di farmi del male, ma di farmi sedere sul letto per potersi spiegare con calma.

-Ti chiedo solo un minuto, uno solo!- mi implora, e dopo avermi messa a sedere si siede sulle sue ginocchia, a terra, davanti a me, probabilmente per rendersi innocuo ai miei occhi.

Ma innocuo ai miei occhi non lo sarebbe neanche morto e seppellito. Non mi frega.

-Ferma quei cazzo di pensieri e guardami! Non sono qui per farti del male, Hope!- mi redarguisce.

Resto colpita dalle sue parole, e lui se ne accorge. A volte mi dà l'impressione di essere l'unica persona in grado di capirmi davvero.

Dopo aver arrestato il mio flusso di pensieri, mi concedo di guardarlo davvero negli occhi. Ma non dovevo farlo.

Ecco.
Come pensavo.

Inizio a piangere come una fontana, e mentre i miei occhi traboccano di lacrime, piego in basso il mio sguardo.

Vedere Artem in queste condizioni mi uccide, ma mi uccide altrettanto vedere come sono ridotta io, per colpa sua.

Più mi sta vicino più sento di essere risucchiata in un vortice di desiderio e dannazione; più ci vediamo e più capisco che non è la persona giusta per me, e che il ragazzo dolce e solare che dimostra di essere con gli amici nasconde delle tinte oscure e a me ignote.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioWhere stories live. Discover now