Undici ore prima (part 1)

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Artem

-1...2...3... Giù giù giù!!! Con queste parole deglutisco tutto d'un fiato l'ennesimo bicchierone di birra che ho dovuto accollarmi per penitenza.

Jason, il mio migliore amico, mi ha letteralmente "abbandonato" nel bel mezzo della partita di beer pong, alla festa di compleanno del nostro amico storico Marcus, lasciandomi a bere anche tutta la sua.

Mi ha annoiato dicendo di doversi svegliare presto, e mi ha mollato qui appena dopo il soffio delle candeline di Marcus.

La mia maglietta è fradicia di birra, il mio viso è grondante di sudore.

Non la smetto di barcollare e ridere. Ma ridere per cosa?

-Chi se ne frega!- mi rispondo.

Mi avvicino a Hope, la fidanzata del mio migliore amico Jason, con l'intento di farle una domanda, ma in un istante le parole che intendevo pronunciare si imbrigliano tra le corde vocali, e dalle mie labbra esce soltanto uno balbettio confuso.

Per un attimo Hope mi fissa in silenzio, ma nell'istante immediatamente successivo sbotta a ridere a crepapelle.

Chris le passa qualcosa che all'inizio non riesco a riconoscere, dopo si fa sempre più chiara l'immagine di Hope che aspira un profondo tiro di spinello.

-Hey rossa, non esagerare!- riesco quasi a fingere serietà.

-So badare a me stessa!- replica maldestramente tra un colpo di tosse e un altro. Afferro la sua frase a malapena, visto che Marcus urla in nostra direzione provando a coinvolgerci in un gioco.

Non credo di essere nel pieno delle mie facoltà intellettive per prestarmi ad un qualsiasi gioco, ma il mio senso del rischio si acuisce notevolmente quando sono alticcio.

Ci sediamo tutti in cerchio e Marcus comincia a spiegare le regole del gioco, di cui però mi sfugge il senso.

Capisco solamente che dobbiamo dividerci in coppie, fare in modo che il nostro compagno indovini una parola senza poterla descrivere, ma solo mimare.

Istintivamente guardo Hope, non so perché.

Penso di non essermi mai neanche accorto davvero del fatto che quando Jason non c'è io sono quasi felice perché... Perché lei resta.

Ma cosa cazzo sto pensando? Ok, Artem. Sei brillo.

E proprio perché fai questi pensieri scemi, forse è meglio se te ne... -Artie, sono con te!- Hope scuote improvvisamente i miei pensieri, colpendomi con un pugnetto sulla spalla.

Il cuore mi batte all'impazzata: ho temuto per un attimo di essere stato smascherato, che potesse spiare nei miei pensieri.

-S... sì, Hope-, balbetto,- ma forse non è una buona idea continuare a bere- biascico, e dalla sua espressione accigliata capisco che la mia reazione deve esser sembrata strana.
Allora la butto sullo scherzo, per rimediare.

Di Hope apprezzo il fatto che è intelligente, e astuta. E lei non sospetta minimamente che io mi accorga degli altri, che mi accorga di lei.

Forse mi considera solo come un nerd completamente assorbito dalla PlayStation e dalla figa.

Smorzo la tensione e le strappo via lo spinello dalla bocca, facendo cadere una manciata di cenere bollente sulla sua coscia, quindi mi pento immediatamente di aver preso l'iniziativa.

-Artem, ti è andato di volta il cervello?- sbotta lei, sfregandosi nervosamente la mano sul punto dell'ustione.

Mortificato, pietrificato, non solo dal senso di colpa ma da quella sensazione fastidiosa che continuavo a sentire, mi avvicino a lei e... -Scusa... - le dico, sommessamente a testa bassa. Lei si alza dalla sedia accanto alla mia per piegarsi sulla sua gamba e valutare il danno.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioWhere stories live. Discover now