Undici ore prima (part 2)

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-Oo...Ok!- risponde. Diavolo, non capisce che non deve rispondere a me, ma a Jason.

Dall'altoparlante del cellulare riesco a sentire chiaramente la voce preoccupata di Jason: "Ok, cosa? Hope, va tutto bene?"

Mi porto le mani ai capelli, Jason è un tipo iperprotettivo e la voce di Hope non promette nulla di buono. Non riesce a fingere.

Che succederebbe se scoprisse che stiamo per passare trenta minuti da soli in una casa abbandonata?

Magari nulla. Magari ho paura che lo scopra perché sento che tra me e Hope questa sera c'è qualcosa che va oltre l'amicizia.

-Ok, nel senso che è ok, che sto tornando a casa... Ecco perché non ci sono ancora!- sorride nervosamente, e penso che non ho altra scelta se non quella di salvare la situazione suggerendole cosa dire. È chiaramente nel pallone.

-C'è Artem che mi accompagna!- le suggerisco bisbigliando, ma quello che riesce ad uscire dalla sua bocca è soltanto una frase confusa con in mezzo il mio nome.

Dall'altra parte del telefono sento Jason alzare il tono della voce.

Hope è ufficialmente in piena crisi. Respira affannosamente e continua ad indietreggiare senza un apparente ragione.

Compio il gesto più estremo che posso e le strappo via il telefono dalla mano.

-Jason, fratello! Sono io, Artem!- una vampata di calore giunge fino all'estremità dei miei capelli, mentre le mani iniziano a sudare.

-Non preoccuparti, sto riaccompagnando a casa Hope, siamo rimasti a giocare finora-, pronuncio tutto d'un fiato, sperando, come un illuso, che non faccia ulteriori domande.
E infatti mi sbaglio.

-Ma perché così tardi, Art? Non dovevate tornare prima? E perché cavolo Hope mi dice frasi senza senso?-

Giuro che nei miei relativamente lunghi 18 anni di vita non avevo mai sudato freddo in questo modo. Allora, faccio un tentativo.

-Jason, appena te ne sei andato è arrivata Melanie. Hanno litigato, come sempre, Hope è un po' sconvolta.

Sai come la penso, ad una serata o c'è una, o c'è l'altra- provo a spiegare, serio.

Dopo un lungo silenzio, che probabilmente sarà stato lungo solo per me, Jason risponde.

-Questa stronza me la paga. Stuzzica Hope di continuo. Secondo me è solo invidiosa. Va bene. Grazie ancora amico, mi raccomando, accompagnala presto e dille di richiamarmi. Riattacco. Ciao!-

Rispondo al saluto anche io, ma solo dopo aver sentito lo squillo del telefono tornato libero.
Do un'ulteriore occhiata al cellulare per assicurarmi che la chiamata sia definitivamente chiusa per tornare a respirare ad un ritmo accettabile.

-Cazzo, cazzo, cazzo! Ma che ti è preso?-
rimprovero Hope che sbatte gli occhi spasmodicamente e ha lo sguardo perso nel nulla.

-Non lo so! Scusami!- alza le mani, in senso di disdetta.

-Dici che se l'è bevuta?- chiedo a lei.

-Deve...!- risponde, scrutando il mio sguardo per cercare approvazione.

Terrorizzato dall'idea che Jason possa aver pensato che ci sia qualcosa di ambiguo tra me e Hope, decido di mettere in chiaro ad entrambi.

-D'accordo! Adesso faremo così: entreremo in quella casa, starò lontano da te almeno un metro e mezzo per mezz'ora. Poi usciremo da quella catapecchia, ti accompagnerò a casa e domani non ricorderemo più nulla di questa storia, perché tu sei strafatta ed io mezzo ubriaco.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioOnde as histórias ganham vida. Descobre agora