Capitolo 5 - Artem

97 27 43
                                    

-Artem!- sento pronunciare il mio nome, mentre ammiro i fuochi d'artificio dipingere il cielo in mille colori.

Immediatamente sento premere con forza sulla mia spalla, e d'istinto mi volto trovandomi di fronte all'ultima persona che avrei mai voluto vedere.

È invecchiato di qualche anno, e... Guardarlo mi rompe il cuore.

Così riesco soltanto a stare in silenzio, mentre serro la mascella e lo stomaco ingarbugliarsi insieme al battito cardiaco che comincia ad andare a cento all'ora.

Provo a spiccicare una parola, ma la bocca non riesce ad emettere neanche un singolo suono.

Avverto chiaramente che ogni singolo muscolo del mio corpo si irrigidisce.

Sono indeciso se sia il caso o meno di calmarmi o prenderlo a pugni in faccia.

-Come stai, figliolo?- chiede bonariamente, tendendo le braccia verso di me.

Anche se non avrei voluto farlo, gli stringo la mano.

Non posso permettermi di esplodere, o saboterei la festa distruggendo l'umore di Jason e del padre.

-Sto... bene- tiro fuori la risposta tutta d'un fiato.

-Lei è Eleonor!- dice, presentandomi una donna sulla trentina dai capelli color nocciola che indossa un abito nero lungo con una scollatura ampissima. La donna mi porge la mano sfoggiando uno sfavillante bracciale di diamanti.

A giudicare dall'aspetto e dall'orologio che indossa anche mio padre, non è difficile capire che navighino nell'oro.

Basterebbe solamente quell'orologio a permettermi di non sperare in una borsa di studio come unica soluzione per andare al college, o per evitare a mia madre di fare gli straordinari anche durante il weekend.

L'ultima volta che si era fatto vivo era stato 6 anni fa, per il mio dodicesimo compleanno.

Ero un bambino, e non portavo nessun rancore, perché non riuscivo ancora a capire che razza di uomo fosse in verità.

Ricordo, però, di aver visto litigare mia madre con lui diverse volte, e con il tempo ho inteso con facilità il motivo dei continui scontri tra loro.

Non si era mai degnato di passare un singolo dollaro per il mio mantenimento da quando avevano divorziato.

Così, da quando avevo soltanto quattro anni è stata lei a dover fare di tutto per allevarmi in maniera dignitosa. Ma non è l'unico motivo per cui sono arrabbiato con lui.

Mia mamma è stata brava in tutto, ed è riuscita ad andare avanti anche senza il suo aiuto, ma lui... Lui le ha rovinato l'esistenza in molti altri modi. Firmando documenti falsi a suo nome, indebitandola fino al collo.

L'ha tradita, l'ha fatta soffrire e ci ha lasciato sul lastrico. Per non parlare del non essere mai stato presente, se non saltuariamente per poi dileguarsi di nuovo per anni.

Nessuna chiamata, nessun messaggio.

Il nulla.

E adesso ha la faccia tosta di presentarsi qui, chiamarmi figliolo e fingere diplomazia e gentilezza?

Stringo con disinteresse la mano ad Eleonor e guardo mio padre in cagnesco.

-Che ci fai a Rockport?- sbotto.

Mi sembra che la sala diventi sempre più piccola, fino a diventare un minuscolo puntino.

Mi manca l'aria dalla rabbia.

La mia impertinenza non ha alcun effetto su Carl, mio padre, che rimane eccezionalmente composto.

-Eleonor sarà la testimone di Paige! Sono vecchie amiche da tempo. Che coincidenza, non trovi?- risponde.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioOù les histoires vivent. Découvrez maintenant