Capitolo 3 - Artem

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Finalmente torno a casa, dopo una giornata passata a portare piatti ai tavoli, aiutare in cucina e prendere ordinazioni dai clienti. Al "Cuor Del Mar", oggi c'era il pienone, come quasi tutte le sere.

Apro lentamente la porta d'ingresso e salgo sopra senza far rumore. È mezzanotte e spio mia madre dalla fessura della porta semiaperta mentre dorme in camera sua. La TV è accesa, ma a giudicare da come russa avrà smesso di guardarla già da ore.

Ultimamente per far sì che i conti tornino a fine mese fa i doppi turni. Lavora all'ospedale della città come infermiera, ed io cerco di aiutare come mi è possibile facendo il cameriere.

Sembra davvero stanchissima e non voglio svegliarla. Entro in punta di piedi per spegnere la TV e chiudo la porta senza fare rumore.

Appena in camera mia, la gigantografia di Iron Man affissa alla parete di fronte mi dà il benvenuto.

La mia schiena è dolorante e non mi reggo più in piedi. Mi fiondo sul letto con addosso ancora le Vans e decido di regalarmi alcuni minuti di tregua da me stesso con una partita a FIFA.

Quando l'odore di gamberi fritti e pesce spada proveniente dalla t-shirt minaccia di estinguere anche l'ultimo dei miei ricettori olfattivi decido che è l'ora di darsi una ripulita.

Mi libero dei vestiti puzzolenti lasciandoli cadere per terra ed entro in doccia dove la temperatura dell'acqua raggiunge o supera quella di Venere.

Finalmente i miei muscoli si distendono, e dopo essermi lavato resto ancora per qualche secondo sotto il getto d'acqua bollente.

Chiudo gli occhi e immagino Hope. Rivivo la sensazione delle mie mani che premono contro il suo corpo ed immagino il suo respiro che si fa sempre più veloce. Poi scuoto la testa sotto l'acqua per cercare di bloccare il flusso di quei pensieri.

Mi asciugo velocemente, indosso i boxer e mi sdraio sul letto con i capelli ancora bagnati che inumidiscono il cuscino mentre con il pollice faccio su e giù su Instagram per conciliare il sonno.

D'un tratto qualcosa rapisce la mia attenzione e sento il cuore rimbombarmi nella gola.

Hope ha postato una sua foto. Mi fermo a fissarla come un'idiota perdendo il senso del tempo.

Come se non fosse già notevolmente presente nella mia testa me la ritrovo sul feed di Instagram, in uno dei suoi selfie dove si intravede soltanto metà faccia.

Le labbra rosse di rossetto, gli occhi magnetici e una ciocca di capelli rossa che si adagia sul viso.

Si è taggata nella boutique di Francesca scrivendo come didascalia #saveme.

Immagino, conoscendola, che Jason l'abbia costretta all'acquisto di un nuovo vestito per qualche nuovo evento mondano.

Provo a trattenermi, ma è più forte di me, così apro la casella dei messaggi privati e decido di scriverle.

Dopo vari tentativi cancellati, opto per un semplice ma efficace:
-Hope...tutto ok?- aspetto qualche secondo e premo invio.

Visualizzato.

Dovevo evitare? Non lo so.

Vedo i tre punti, sta digitando qualcosa.

Adesso sono spariti. È arrabbiata? È triste? Non saprei.

Non lo so.

Non so più nulla.

A fermare il mio trip di domande ci pensa un messaggio da parte di Jason su Whatsapp.

- Artie... per domani sera? Ti sei già occupato della torta?

Cazzo! È proprio domani! Adesso ricordo! Ecco perché Hope si trovava nella boutique di Francesca, oggi.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioWhere stories live. Discover now