Capitolo 11 - Artem

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Il cuore va a mille quando scendo dalla macchina e, seguito da Hope, mi avvicino alla porta d'ingresso di casa mia. Dopo averla aperta, la lascio passare davanti a me per poi entrare
e chiudermi la porta alle spalle.

Cerco di mascherare la sensazione di vuoto
che avverto allo stomaco biascicando un -Benvenuta- una parola detta quasi
bisbigliando, sospesa nel silenzio.

Lei comincia a guardarsi intorno, alza la testa verso il soffitto e studia con attenzione ogni singolo dettaglio del lampadario, del colore delle pareti e di ogni foto incorniciata che si trova
sopra qualche mobile o semplicemente appesa sui muri di casa.

-Posso offrirti qualcosa da bere? O da
mangiare? In frigo abbiamo di tutto,
del latte, acqua, birre, spremuta...- Farfuglio, cercando di rompere quel silenzio ed essere il più naturale possibile.

-Grazie, sto bene cosi!- Risponde dopo
che un sorriso le si è disegnato sul
volto. -Potrei chiederti piuttosto se avresti
qualcosa di asciutto che potrei indossare? Una T-shirt andrebbe più che bene- Conclude.

-Certo!- Frettolosamente le faccio strada salendo le scale verso camera mia.

-Quindi...Questo è il tuo mondo...- sussurra entrando nella stanza. Con lo sguardo passa dalla gigantografia di Iron Man, alla pila di manga sulle mensole di fianco al letto.

Io apro l'armadio e tiro fuori un asciugamano
e una maglia nera dei "Guns n Roses".

-Ecco qua- pronuncio porgendoglieli e sfiorando per un nano secondo le punte fredde delle sue dita. Con la mano sinistra poi mi suggerisce di
voltarmi di spalle per permetterle di cambiarsi senza essere guardata.

-Si signora!- Rido inavvertitamente mi volto spiando il suo riflesso dal vetro della finestra che adesso mi trovo davanti.

Si passa l'asciugamano sui capelli bagnati, poi si sfila la canotta grigio chiaro rimanendo in
reggiseno. È così bella che il mio corpo non resiste, e così non fa nemmeno la mia bocca.

-Wow...- sussurro tra me e me senza
rendermi conto di averlo detto più a
voce alta di quanto credessi.

-Artem!- Mi rimprovera dopo avermi sorpreso a sbirciare il suo riflesso. Lancia sulla mia schiena la sua canotta bagnata e poi si gira di spalle
coprendosi con i palmi delle mani i capezzoli.

-Okok...-brontolo, coprendomi gli
occhi con le mani -Insomma...abbiamo....- cominciò a balbettare -Ti ho già vista nuda!-
Taglio corto.

Come risposta ricevo un -Non mi
interessa!-che mi strappa un sorriso. -Adesso puoi...Sono vestita.- mi da finalmente il permesso di riaprire gli occhi.

Mi volto e la mia maglia che indossa le arriva appena sopra le ginocchia. È bellissima come sempre, i capelli bagnati le incorniciano il volto e ha le gote leggermente arrosate dal freddo
della pioggia.

-Smettila di fissarmi, per favore. Tu piuttosto, faresti meglio a toglierti quei vestiti bagnati di dosso se non vuoi farti venire un'influenza prima di andare a Yale per l'orientamento domani!- mi sgrida come farebbe una madre col proprio bambino.

-Hai ragione, mammina!- pronuncio e velocemente mi tolgo la maglia e mi sfilo i pantaloni sotto il suo sguardo. -Va bene così?-Chiedo con aria di sfida, rimanendo nudo con soltanto i boxer addosso, davanti a lei.

La fatica che fa a guardarmi le si può leggere
negli occhi quando il mio corpo comincia ad avvicinarsi al suo.

-Cosi va... Benissimo- arrossisce ma si finge disinvolta anche se non riesce ad ingannarmi perché sono più che convinto che nella sua testolina si sia già fatta duemila seghe mentali.

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora