Capitolo 1 - Artem

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Il rumore delle auto proveniente dall'esterno disturba l'unica attività che amo di più nella vita, anche prima del sushi e della PlayStation.
Dormire.

Schiudo a fatica gli occhi, e il sapore di alcol sulle labbra mi disgusta. Il mio corpo è coperto da una vecchio plaid infeltrito e la poca luce che penetra dalla finestra fa sembrare la mia pelle ancora più pallida.

Con la vista ancora annebbiata cerco Hope, ma non ci metto tanto a capire che è andata via prima che mi svegliassi.

Mi strofino gli occhi, porto le mani dietro la nuca e rimango fermo per un pò a guardare il soffitto.

Nonostante Hope sia andata via, riesco ancora a percepire il suo profumo alla fragola. Il mio corpo ha già nostalgia del suo, della sua pelle chiara, dei suoi occhi ambrati e del suo tono di voce dolce e incerto.

Mi giro di scatto e affondo un urlo dentro al cuscino.

L'avevo fatta grossa.
L'avevamo fatta grossa!

Jason non mi avrebbe mai perdonato per questo.

Mi alzo dal letto di fretta e comincio a vestirmi. Infilo di fretta jeans e felpa; dopodiché recupero la maglietta sporca di birra dal pavimento, la infilo nello zaino, insieme alle coperte e ai cuscini, e vado via. Prima di uscire da questa catapecchia, sbircio per accettarmi che non ci sia nessuno dei nostri amici a guardare dalla finestra in questa direzione. Dopotutto io e Hope avremmo dovuto passare soltanto un'ora chiusi qui dentro, e invece ci siamo stati praticamente tutta la notte.

Comincio a camminare a passo svelto e nel frattempo non faccio altro che pensare a lei, alle sue labbra carnose, al suo profilo delicato e al modo in cui inarca la schiena quando le mie mani le accarezzano i suoi fianchi.

Sono già le 10:00, il mio turno sarebbe iniziato tra poco. Con mille pensieri ancora in testa arrivo al molo, dal Signor Nate.

È il proprietario di un ristornate che offre la zuppa di pesce migliore di Rockport, ed è da dopo il diploma che ho cominciato a lavorare per lui. Non è un lavoro molto faticoso, almeno per la gente comune non dovrebbe esserlo.

Però, con la coordinazione che mi ritrovo, ho passato i primi giorni a far cadere vassoi stracolmi di cibo uno dopo l'altro. Ovviamente i soldi dei danni causati mi sono stati detratti dallo stipendio. Il Signor Nate è un uomo per bene e molto simpatico, ma quando si tratta di denaro diventa uno spilorcio! Man mano ho imparato a padroneggiare il mestiere, e alla fine si è rivelata una bellissima esperienza, tranne quando si ha a che fare con uno di quei clienti noiosi che ti fa impazzire. E di gente così purtroppo se ne trova a bizzeffe! Sopratutto qui a Rockport.

Rockport è una cittadina che si trova nel Maine, ed è probabilmente uno dei porti più pittoreschi del mondo (non che io lo abbia girato per intero). Ma... quarantamila abitanti? È decisamente uno scherzo della natura!
Questa cittadina è famosa per il "lime" e per il "Samoset Hotel" che presidia la costa offrendo delle viste a dir poco spettacolari. Nonostante non sia una sofferenza viverci, non credo che questa realtà mi appartenga.

Spero di poter cambiare vita un giorno, e anche se al momento il college sembra un miraggio, sono sicuro che mi inventerò qualcosa che mi permetta di scoprire qual è la mia strada.
Quando entro nel locale mi accorgo della testa brizzolata del Signor Nate che sbuca di qualche centimetro dall'enorme bancone che c'è all'entrata. La visione bizzarra mi strappa un mezzo sorriso. Incrocio il suo sguardo e ci scambiamo un saluto militare, oggi come ogni giorno da tre mesi a questa parte.

Mi reco sul retro passando per la cucina dove saluto con un sorriso la moglie del Signor Nate, Elena, che comincia già a fare magie tra zuppe e pesce appena pescato. Poso la mia roba dentro l'armadietto, sfilo la felpa che avevo addosso e metto la divisa del locale. Una maglietta nera con un logo sulla sinistra. È un granchio stilizzato bianco con una scritta a semicerchio che dà il nome al locale " Cuore del Mar". Ed effettivamente il Signor Nate ed Elena ci avevano messo il cuore in questa locanda. Quando mi capita di avere una pausa, non perdono tempo a raccontarmi come siano riusciti a costruire il locale da soli, partendo da un piccolissimo chiosco fino a fregiarsi del titolo di "migliore ristorante della città".

Chiudo l'armadietto con l'intento di concentrarmi, cerco di mandare via i brutti pensieri ma... il senso di colpa mi perseguita e non riesco nemmeno a pensare a come potrebbe reagire Jason se scoprisse quello che è successo ieri sera alla festa di compleanno di Marcus.

Cioè, se scoprisse che il suo migliore amico e la sua ragazza...

#LOVEME - Tutta colpa di un bacioWhere stories live. Discover now