Capitolo 48

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La guarda allontanarsi, senza neanche degnarla di un saluto.
Le da le spalle, come se non esistesse.
La vede confabulare con Lilith, e per un breve momento, vorrebbe essere nei panni della rossa, soltanto per starle accanto, per poterle parlare.

Indossa la giacca; quella giacca.
Eden ricorda quel momento come se fosse ieri.
Ricorda il suo respiro, la sua pelle morbida, i suoi occhi addosso.

Il serpente disegnato sul retro sembra catturare tutta la luce della stanza,  illuminando persino i suoi capelli dorati.
È lei che emana tutta quella luce.

Perchè non la guarda? Perchè si ostina a comportarsi come se lei non fosse presente nell'aula?
Perchè deve ridurla in questo stato, ogni volta?

Rose fa il suo ingresso, avvicinandosi a lei.
Ma Eden ignora palesemente lo sguardo di irritazione che la rossa le lancia.
È stanca di tutti quei litigi.
Stanca di non essere capita.
Per questo torna a guardare fuori dalla finestra, sbuffando sonoramente.
Anche se cercare di restare del tutto lucida, sapendo della presenza di Babs a pochi passi da lei, le riesce difficile.

Avverte i movimenti frenetici di Rose; sà che è arrabbiata per qualche strano motivo, forse per la battutina di poco fà, in Sala Grande.
Ma non le interessa.

« Buongiorno ragazzi! » il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Arthur James, esce dal suo studio, col suo solito mantello gessato.

Eden torna in posizione eretta, e senza guardare più nessuno, dà le spalle sia a Rose che a Babs, posizionata sul retro dell'aula.

Poggiata alla parete, con le braccia incrociate al petto, osserva l'uomo guardare i suoi alunni, con un sorriso abbozzato.
« Come ben saprete i M.A.G.O saranno tra un mese esatto! So che forse avrei dovuto dirvelo con largo anticipo ma... I Patronus saranno argomento d'esame. »

Un borbottio riempie l'improvviso silenzio dei ragazzi.
In quel momento di disperazione totale, Rose afferra Eden per un braccio.
« Oh, per Godric! Io non ce la faccio, Eden! »

La Grifondoro rivolge un'occhiata sfuggente alla rossa.
« Sta calma, Rose. Neanch'io credo di farcela. »

« Non è vero. Tu l'hai già fatto una volta, ricordi? Vuoi mettere le tue capacità con le mie? » Rose ha le guance della stessa tonalità dei suoi capelli.
Vorrebbe ridere Eden, ma si trattiene, camuffando il tutto in uno schiarimento di voce.
Le dita della Weasley si stringono attorno al suo braccio, aumentando la presa, quasi fino a farle perdere la sensibilità.

« Proprio per questo... ragazzi, per favore. Niente panico. Dicevo; proprio per questo oggi passaremo quest'ora ad esercitarci sui Patronus, uno alla volta. Cosi avrete il tempo per prepararvi. » afferma il professore, sedendosi al bordo della scrivania, e lasciando partire una canzone jazz, dal suo giradischi ormai antico.

« Oddio. Cosa faccio? Non so a cosa pensare! » Rose è nel panico più totale.
E cosi anche gli altri compagni.
Nessuno sembra felice dell'idea.

« Posso cominciare io? » domanda Eden, sorprendendo tutti e persino il professore.

« Signorina Parker. Certo come no, un nobile gesto da parte sua. Si sente pronta? » L'uomo le sorride incoraggiante, ed Eden sfila la bacchetta dal retro della gonna, dove la intrappola alla perfezione.

« Si. » risponde decisa.

« Ha un ricordo felice a cui pensare? »

Rose trattiene il fiato.
Eden a sua volta si lascia trasportare dai ricordi.
Ma diversamente dalla prima volta in cui ha simulato una specie di Patronus, dalla forma ancora non precisa, aveva pensato al suo primo giorno ad Hogwarts. Allo sguardo felice di mamma nel vederla salire sull'Hogwarts Express. La sua unica figlia era una strega. Quale onore.
E papà aveva pianto tanto; la sua principessa partiva lontano da lui.

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