Capitolo 17

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« Come stai? » Rose siede sul bordo del letto, stringendo la mano di Roxanne, come se fosse in punto di morte. 

Ma la riccia siede comodamente, con i cuscini a farle da sostegno dietro la schiena. 

Sembra persino più rilassata di Eden, che bianca come un cencio, siede sulla sedia, i gomiti poggiati alle ginocchia, e il polso sotto al mento, lo sguardo vacuo, spento. 

« Rose, sto bene, non preoccuparti. Non ho sbattuto neanche un dito. » la tranquillizza, aprendosi in uno dei suoi soliti sorrisi radiosi che le occupano tutto il viso. 

April è intenta nel sistemare i fiori da loro portati alla Weasley, in un piccolo vasetto azzurro sul comodino affianco al letto. 

Il profumo è inebriante, un leggero saluto alla primavera. 

« Si, ma ti abbiamo visto fare un volo pazzesco. Poteva ammazzarti, quella.. » Rose si ferma, per poi sospirare e chiudere gli occhi. 

« Mi sono promessa di non bestemmiare più. È da ieri che non faccio altro, pensando a quello che sarebbe potuto succedere. » 

« Che però non è successo, quindi rilassati, Rose, te ne prego. » le dice Roxanne, afferrando la mano della cugina tra le sue. 

Le ragazze continuano le loro chiacchiere, ed Eden resta in disparte, col solito senso di vuoto, come se qualcosa fosse andato storto. 

Ma cosa poi?

« Eden, tutto bene? Ti vedo un pò mogia.. » Roxanne la scruta preoccupata. 

E a quelle parole, sia April che Rose si voltano a guardarla. 

Ma lo sguardo che le rivolgono, è diverso da quello della riccia. 

Perchè loro sanno.

« Oh...si, tutto bene. Ho solo un pò di mal di testa. » borbotta, tirandosi su con la schiena e abbozzando un debole sorriso. 

Le iridi scure di Roxanne continuano a studiarla, come se cercasse qualche spiraglio di verità. 

Ma Eden, ancor più furba, distoglie la sua attenzione e si alza, lisciandosi la gonna. 

« Andrò a riposare un pò, forse è il troppo stress dovuto allo studio. » afferma, ignorando palesemente l'occhiata penetrante da parte di April. 

Saluta le sue amiche con un cenno della mano e si affretta ad uscire dall'infermeria, per poi poggiarsi contro le porte chiuse. 

Il sole filtra dalle spesse finestre, illuminando lo strato di polvere che si solleva lentamente dal pavimento. 

Si passa una mano sugli occhi, la Grifondoro. Lo stress in realtà c'era eccome, ma per altri pensieri che avrebbe preferito non avere. 

Era frustrante il fatto che non riuscisse a restare concentrata per più di dieci minuti, senza che la sua mente decidesse di deviare verso pensieri oscuri ed intricati. 

Era frustrante non riuscire a passare del tempo con le sue amiche, senza avere la mente occupata da altro. 

Doveva togliersi tutte quelle immagini dalla testa; a partire dalle serate in punizione, a quella sera con Babs Nott, e a ieri mattina dopo la partita, quando l'aveva vista sgattaiolare sul retro del campo assieme ad Amanda. 

Doveva farlo. Non aveva altra scelta.

Magari le serviva soltanto una passeggiata per schiarirsi le idee. 

Sua mamma lo faceva sempre, quando lei piangeva. La prendeva in braccio, e facevano lunghe passeggiate, fino a quando non si calmava. 

Eden era sempre stata capricciosa, sin da piccola. 

Devil's Blood Where stories live. Discover now