Capitolo 35

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Cammina a passo spedito Eden, scansando i ragazzi che si avviano chiacchierando in Sala Grande.

Deve trovarla.
È l'unica cosa che le viene da pensare, escludendo il resto del mondo.
Persino April, che incrocia a metà strada, al fianco di Lilith Lestrange.
« Eden! Dove corri? » le urla, quando l'amica le passa accanto, senza degnarla neanche di uno sguardo.
Le pare persino di sentire Lilith dire « Lasciala andare. » come se già sapesse. Aveva l'impressione che quella strana ragazza, avesse qualche strano potere a lei sconosciuto. Sembrava sapere sempre tutto.

Eden decide di tagliarle fuori dai suoi pensieri, marciando tra i corridoi e salendo le scale due a due.
Avrebbe spiegato tutto più tardi, ad April. L'amica l'avrebbe capita.

Non si sa come, la Grifondoro si ritrova al settimo piano, davanti alla spessa parete che ospita l'accesso alla Stanza delle Necessità.
Tira un lungo sospiro, Eden, chiudendo gli occhi.
Lo sente che Babs è lì dentro.
È come se fossero collegate in qualche modo, come se la sua carne richiedesse sempre la presenza dell'altra.

Ma come avrebbe fatto per aprirla?

Lei non era minimamente brava quanto Babs, non avrebbe mai saputo cosa domandare.
Prova a ricordare se per caso, in quella lettura di qualche anno fa, al libro che le prestò Rose riguardante Hogwarts, vi fosse un minimo accenno alla Stanza delle Necessità e su come fare per aprirla.
Le ultime volte era stata Babs a farlo, ogni volta che si rintanavano lì dentro per consumare.
Non le aveva mai lasciato provare, ed ora le stava venendo un attacco di crisi.

Calma. Doveva restare calma. Da ottima Grifondoro doveva mettere in circolo intelligenza e sangue freddo.
Per questo porta le dita alle tempie e chiude gli occhi, calmando il respiro.
Il battito cardiaco diminuisce, il respiro rallenta.
Ecco che la calma si impadronisce di lei, lasciando per un attimo da parte l'immagine di Babs che picchiava a sangue Rosier.
Cercando di non pensare a quanto fosse forte, instabile, e incredibilmente problematica. E quanto forse, sarebbe stato da persone  mature e lucide, prendere le distanze e non averci più a che fare.

Ma ormai, Eden lo sa, quando si tratta di Babs Nott, nulla ha più senso.
Nulla ha più ragione di esistere.
L'ha capito prima, vicino al ruscello. E lo capisce ora, riaprendo lentamente gli occhi e guardando con determinazione la parete davanti a sè.

" Ho bisogno di vedere Babs Nott "

Il pensiero prende forma nella sua testa.
Si, è proprio quello di cui ha bisogno.
La Stanza si apre soltanto dinanzi ad un bisogno vero e proprio. E Babs è tutto ciò che vuole. Tutto ciò che le manca.

Lentamente la pietra comincia a deformarsi, ed il legno spesso a definirsi, arrivando fino a formare una porta nel muro.
Eden tira un lungo sospiro, soddisfatta di sè stessa e del suo sangue freddo.
E poi, senza più pensarci, col cuore a mille, spinge la porta facendosi strada nella Stanza delle Necessità.

Seduta sul bordo del letto, con in mano un bicchiere di whisky, Babs Nott solleva gli occhi rossi sulla figura appena entrata nella Stanza.
Il suo cuore manca un battito.
E poi prende a pompare come un matto, facendole tremare persino le mani.
« Come... come hai fatto? » le domanda a mezza voce, aggrottando la fronte.
Le sue dita si stringono di più attorno al bicchiere in vetro.
Come se la Stanza avesse intuito la sua voglia di affogare la rabbia nell'alcool, come se in qualche modo volesse aiutarla a spegnere i pensieri.
Come se fosse diventata la sua migliore amica, l'unica in grado di capire i suoi veri bisogni, le sue paure, le sue insicurezze.
Ecco perchè era diventato il suo posto preferito.
Ecco perchè si era rifugiata lì, in silenzio.

Eden resta ferma, poggiata alla porta, le mani intrecciate dietro la schiena.
Si guardano negli occhi, nonostante la distanza.
La Grifondoro appura che la Stanza assume lo stesso aspetto per Babs; lo stesso letto tondo, la stessa libreria, lo stesso divano, la stessa poltrona.

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